visti dall'estero

vista dall’estero l’Italia di Berlusconi non ha lo stesso fascino patinato che gli conferiscono i suoi media, nè il fascino della Carfagna… bensì assume i connotati di un  paese retto da mafiosetti che ritornano(?) a lucrare sulla nostra salute

Duilio Poggiolini ha fatto contrarre a migliaia di italiani l’epatite C guadagnando fortune scandalose, tanto da dover nascondere i lingotti d’oro sotto il divano

fino ad oggi il prezzo dei farmaci è stato fissato in base alla loro utilità da una agenzia indipendente (l’AIFA)

ma da ora il prezzo sarà fissato dagli incorruttibili (vedi Poggiolini) ministeri della Sanità e del Welfare

ah dimenticavo, il ministro del welfare è Maurizio Sacconi, sua moglie invece è Enrica Giorgetti, direttrice generale di Farmindustria

quindi il marito stabilirà i prezzi cui si potranno vendere i prodotti della moglie

la vicenda, di cui in Italia non si parla molto, negli USA la descrivono così:

“Quindici anni fa al culmine di ‘Mani Pulite’, la polizia irruppe nell’abitazione di Duilio Poggiolini, il capo del comitato nazionale per la registrazione dei farmaci e trovò lingotti d’oro nascosti sotto il suo pavimento. Per molti italiani l’immagine di quei lingotti lucenti è ancora vivida, a simboleggiare in modo permanente i tempi in cui i funzionari del governo, compreso il Ministro della Sanità, prendevano mazzette dalle industrie farmaceutiche per approvare farmaci e stabilirne i prezzi.
… oggi risulta preoccupante la scelta del governo Berlusconi di rimuovere Nello Martini, farmacista senza legami politici, dalla gestione dell’AIFA, l’agenzia autonoma creata nel 2004 per approvare i farmaci e monitorarne l’impiego. Martini è riuscito con successo a limitare l’incremento della spesa farmaceutica al 13% dell’intero budget della spesa sanitaria, ma così facendo ha scatenato le ire dell’industria…
Martini è stato rimpiazzato a metà luglio dal microbiologo Guido Rasi, membro dell’amministrazione dell’AIFA e descritto dalla stampa italiana come vicino ad Alleanza Nazionale… In modo ancor più preoccupante il governo, insediatosi a maggio, dichiara di voler ridurre i poteri dell’AIFA separando la determinazione del prezzo dei farmaci dalla valutazione tecnica sulla loro efficacia, restituendo il potere decisionale sui prezzi al Ministero della Sanità e del Welfare.
In un momento in cui tutte le Nazioni faticano per riuscire a pagare, con budget ridotti, i prezzi sempre più alti dei farmaci di nuova generazione, questa scelta ha poco senso. Se l’Italia vuole effettuare un’efficace politica sui costi sanitari allora l’agenzia indipendente deve essere in grado di integrare tutte le informazioni tecniche con quelle economiche. Per di più le connessioni tra i Ministeri della Sanità e del Welfare con il sistema industriale sono sgradevolmente strette: per esempio la moglie del ministro Maurizio Sacconi è direttrice generale di Farmindustria, l’associazione che promuove gli interessi delle aziende farmaceutiche.
Infatti il Governo Berlusconi ha già manifestato l’inquietante tendenza di permettere a interessi industriali di estendere la loro influenza su agenzie dello Stato.. Il governo dovrebbe pensare due volte se è davvero il caso di riaprire la porta che è stata sbarrata dopo il caso Poggiolini.”

l’articolo è stato pubblicato non su Panorama ma su Nature (il 7 agosto 2008)

fonte: Clean hands, please

tradotto dal sito italiadallestero

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Bitonto

qui trovate la lettera di querela recapitata a Daniele Martinelli e una descrizione della vicenda

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Per non dimenticare…a chi abbiamo/non abbiamo dato il voto…

“La mafia è un’organizzazione i cui membri possono essere assicurati alla giustizia, non un misterioso fenomeno antropologico” – (Dal documentario su Falcone e Borsellino “In un altro Paese“)

Intelligenti pauca

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l'Alitalia si è fermata ad Albenga

ma come mai è fallita una compagnia come Alitalia?

veramente vogliamo credere che sia colpa della mancanza di senso di responsabilità di alcuni piloti? o della CGIL?

se ci si deve salvare da un fallimento le colpe vanno attribuite a chi è corresponsabile del fallimento, non ai lavoratori che si rifiutano di firmare un contratto che non ritengono giusto

Claudio Scajola è uno dei corresponsabili(??) :

Scajola era ministro dell’Interno da qualche mese quando l’Alitalia affidò ai propri manager il compito di studiare l’istituzione di un volo quotidiano dall’aeroporto di Albenga (33 chilometri da Imperia, città natale del ministro e suo collegio elettorale) a quello di Roma Fiumicino, la nuova rotta, anche grazie all’interessamento del ministro, entrò in funzione Il 17 maggio 2002 e il nuovo collegamento venne presentato ufficialmente dall’amministratore delegato dell’Alitalia Francesco Mengozzi e dal ministro dell’Interno Claudio Scajola. Ma con la stessa velocità con cui era stato istituito, il collegamento diretto Albenga-Fiumicino venne soppresso dall’Alitalia poco dopo le dimissioni di Scajola dal Viminale. L’ex deputato di Rifondazione comuinista Gigi Malabarba presentò una interrogazione parlamentare affermando che il massimo storico di passeggeri registrati su quel volo era stato di 18 unità. “Era un volo ad personam per il ministro Scajola”, sottolineò. Poco dopo il rientro di Scajola al governo, questa volta come ministro per l’attuazione del Programma (28 agosto 2003), ricomparve anche il volo ma non più tra le rotte di Alitalia ma bensì con Air One in regime di continuità territoriale con i contributi dello Stato: un milione di euro che il governo Berlusconi aveva messo a disposizione dei collegamenti aerei fra le aree più “decentrate”, ma anche il volo Air One in seguito venne cancellato nel 2007, quando Scajola non era più al Governo.[7] Nel Governo Berlusconi IV Scajola è ministro delle attività produttive ed il volo Albenga-Fiumicino viene ripristinato[8][9]

fonte:Wikipedia

e ancora oggi il volo è stato prontamente ripristinato con fondi pubblici (vedi e un altro milione vola via…)

se si tratta di coincidenze forse sarà il caso di nominare Claudio Scajola santo patrono di Albenga perché riesce, con la sola forza di un incarico istituzionale, a ripristinare il collegamento aereo con la capitale (con soldi pubblici però, oggi anche i miracoli hanno un costo)

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Berlusconi abbassa le tasse

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chi salverà(?) Alitalia

capitani coraggiosi

La cordata preannunciata da Berlusconi in campagna elettorale dopo tanti mesi è finalmente realtà

meglio però sarebbe dire “ancora” visto il rifiuto dei dipendenti di dover salvare la compagnia con sacrifici che solo loro sarebbero chiamati a compiere, senza che si vadano a punire le colpe di tutti i precedenti amministratori di Alitalia, di sicuro colpevoli, almeno nella parte di loro competenza, di questo fallimento nazionale.

Ma chi sono questi “capitani coraggiosi” che hanno dato vita a CAI, l’unica(??) società in grado di salvare Alitalia dal fallimento?

Roberto Colaninno
Da manager diventa imprenditore senza capitali. Conquista Telecom facendo debiti. Insieme a Gnutti e Consorte non hanno soldi necessari, ma agganci politici: le banche concedono mega prestiti milionari e con un sistema di scatole cinesi conquistano il 51% di Telecom. Hopa (controllata al 51% da Colaninno e Gnutti, con dentro Monte dei Paschi di Siena, Unipol e Fininvest, nel miglior spirito bipartisan) possiede il 56,6% di Bell (oscura società con sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo). Bell controlla il 13,9% di Olivetti, che possiede il 70% di Tecnost, che controlla il 52% di Telecom. Praticamente Colaninno e soci controllano Telecom detendone solo il 1,5%. C’è il dubbio che il controllo di Bell su Olivetti sia avvenuto per effetto di notizie riservate di Colaninno (reato di incidere trading, che tuttavia la Consob non ha accertato). Il Financial Times parla di “rapina in pieno giorno”. Telecom viene gestita così bene che dopo due anni affoga nei debiti, ma Colaninno riesce a venderla a Tronchetti Provera (Pirelli) e a Benetton, con una plusvalenza di 1,5 miliardi di Euro (praticamente esentasse). Naturalmente i veri sconfitti sono i piccoli azionisti della società. Nel 2005 la Consob lo condanna al pagamento di una sanzione per conflitto d’interessi.

Marco Tronchetti Provera
Subentra a Colaninno e lascia nel 2006 dopo aver causato danni disastrosi alla società (il titolo crolla) ed ai piccoli azionisti. Certo anche lui come azionista ci rimette (circa 100 milioni di euro), ma ne incassa 295, tra stipendi e stock options.

Carlo Toto
Parte dall’azienda di famiglia, la Toto costruzioni, che sotto la sua guida di Carlo negli anni ’60 non perde una commessa da amministrazioni pubbliche (come le Ferrovie) ed enti locali abruzzesi. Carlo Toto è di casa all’Anas e piano piano passa dai semplici rifacimenti stradali alla costruzione di ponti, gallerie e corsie. Tutto fila liscio fino al 1981, quando lo arrestano con un funzionario Anas in una delle poche indagini pre-mani pulite. L’accusa per falso riguarda l’appalto del ponte sul fiume Comano (crollato nel giugno del 1980). Nel 1988 arriva la condanna in appello con i benefici di legge. Patteggia 11 mesi di condanna per le mazzette pagate per l’appalto di un mega-parcheggio. Nel giugno ‘94 comprò il suo primo Boeing a un fallimento per quattro milioni di dollari. Anche grazie a quel Boeing, che poi fu rimesso a nuovo dalle officine Lufthansa, Toto finì per firmare un preziosissimo accordo di partnership – era il 2000 – con la compagnia tedesca. Al matrimonio con Lufthansa Toto portava una dote ricca: Air One aveva occupato sistematicamente tutte le rotte nazionali «trascurate» da Alitalia. Quando tuttavia Toto si propone come acquirente di Alitalia, le banche che avrebbero dovuto sborsare 2 miliardi di euro, manifestano scarsa fiducia nell’operazione. Vanta una grande amicizia con il segretario generale della Cisl Bonanni, uno di quelli che ha detto “no” all’accordo con Air France.

Francesco Bellavista Caltagirone
Lo troviamo socio di Hopa, sembra con i finanziamenti erogati dalla ex Popolare Lodi alla società off shore Maryland, utilizzata in passato anche per comprare Rcs e titoli della stessa Popolare Lodi. Risulta indagato nell’ inchiesta sull’ aggiotaggio Antonveneta. Insieme a Sergio Billè (già Presidente di Confcommercio) risulta coinvolto nelle vicende che riguardano il “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci.

Gilberto Benetton
Partecipa con Tronchetti Provera all’operazione Telecom, acquistata da Colaninno. Nel 1999 acquista l’altra grande azienda pubblica privatizzata, cioè la società Autostrade. Anche in questo caso l’operazione avviene attraverso il debito, che poi dovrebbe essere pagato dalla nuova “gallina dalle uova d’oro” (Autostrade appunto). Nel 2005 la società insieme ad Argofin di Marcellino Gavio entra in Impregilo, alla vigilia della gara per il Ponte di Messina.

Marco Fossati
La Star è l’azienda storica della famiglia. La finanziaria Findim entra nel giro Telecom, quando Tronchetti Provera lascia. Si dichiara convinto che la società nei prossimi due anni migliorerà fortemente. Si fa portatore di un piano alternativo per il rilancio Telecom, che prevede l’ingresso nella società di Mediaset. Per convincere Silvio Berlusconi, Fossati ha addirittura portato Alierta (della spagnola Telefonica socia di telecom) ad Arcore appoggiandosi al lavoro diplomatico di Alejandro Agag, genero dell´ex premier spagnolo Aznar ed ex segretario del Ppe, e di Flavio Briatore, entrambi amici del Cavaliere. Gli stessi uomini che tre anni fa fiancheggiavano la scalata di Stefano Ricucci al Corriere della Sera. Ma intanto il titolo scende.

Marcellino Gavio
I suoi successi “autostradali” prendono le mosse dai rapporti politici, in particolare con il Partito Socialdemocratico di Romita e Nicolazzi. All’epoca del Ministro Prandini (pluricondannato) ottiene mille miliardi di appalti pubblici. Nel 1992 il suo amministratore delegato Bruno Binasco è stato imputato in processi per corruzione (è stato infine condannato insieme a Primo Greganti per finanziamento illecito ai partiti, nell’ambito dei processi di Mani Pulite). Su di lui nel 1992 fu spiccato un mandato di cattura, per presunte tangenti a Gianstefano Frigerio, segretario regionale DC, riguardo l’appalto per l’allargamento della Milano-Genova. Gavio si rifugiò all’estero, a Montecarlo, fino al settembre ’93, fino a quando decise di presentarsi ai giudici di Milano, dove si salvò grazie alle solite prescrizioni. Interessanti le intercettazioni con il Ministro Lunardi ed Emilio Fede: dimostrano il suo metodo di lavoro. Risulta indagato, insieme a Ugo Martinat, nelle vicende della Torino-Lione. Attraverso Argofin controlla un terzo di Impregilo, in cui entra poco prima dell’appalto per il Ponte di Messina.

Salvatore Ligresti
Chiacchierato per i suoi presunti rapporti con la mafia, è finito in carcere per l’inchiesta Mani Pulite e condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Speculatore su aree edificabili, di lui si sa che passava le mazzette direttamente a Craxi propria manu e che è stato più volte salvato dalle grandi banche, prone la potere politico. Il suo ex rivale in affari Berlusconi lo nomina nel luglio 2004 amministratore delegato della Rcs Media Group, che controlla il Corriere della Sera, guarda caso. Insieme a Gavio e Benetton è socio di Impregilo, coinvolta nella vicenda dell’appalto per il Ponte di Messina.

Salvatore Mancuso
Nel 2007 la sua nomina alla Presidenza del Banco di Sicilia, con il consenso di Totò Cuffaro e le congratulazioni di Francesco Musetto, viene salutata come un evento. Ma di li a poco dovrà dimettersi. Ma il suo fondo Equinox, con sede in Lussemburgo, è presente in molte operazioni discutibili. Così Mittel, finanziaria guidata da Giovanni Bazoli (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), e il fondo Equinox di Salvatore Mancuso hanno sottoscritto un accordo con Banca Mps e Banco Popolare, creditrici di Fingruppo, per liquidare in bonis Hopa, la società della galassia del finanziere bresciano Emilio Gnutti – finito in disgrazia in seguito alla calda estate dei furbetti del quartierino, anno 2005, quando fu coinvolto nella vicenda giudiziaria delle scalate bancarie e delle intercettazioni telefoniche – e degli imprenditori a lui vicini. Qualche giorno prima di partecipare alla cordata Alitalia acquista il 65% di Air Four, compagnia aerea executive con sede a Milano.

Claudio Sposito
E’ uno degli uomini chiave del salvataggio di Fininvest dal fallimento all’inizio deglia anni ’90.All’epoca operava come plenipotenziario italiano per conto della banca d’affari Morgan & Stanley ed il rapporto con Berlusconi divenne così solido che nel 1998 diventerà amministratore delegato di Fininvest. Nel 2003 ritroviamo Sposito ed il suo fondo Clessidra ad operare con Gnutti, Presidente di Hopa, con l’intervento di Mediobanca. Sposito controlla oggi ADR, che gestisce gli aeroporti di Roma.

Emilio Riva
E’ il re italiano dell’acciaio. Non è sconosciuto alla giustizia, che lo ha condannato per il reato di inquinamento della Ilva Siderurgica prima a Genova e ora a Taranto. Inoltre nel 2006 veniva riconosciuto colpevole di frode processuale e tentata violenza privata nei confronti di numerosi dipendenti di Taranto. Pene mai scontate grazie ai vari indulti e sconti. Il suo metodo di lavoro è la privatizzazione dei guadagni e la socializzazione delle perdite: In una lettera al Governo del 14 dicembre Emilio Riva avverte che l’eventuale riduzione delle emissioni di anidride carbonica comporterebbe “la necessità di fermare parte significativa degli impianti in uso. Il personale – afferma – colpito da tali riduzioni non potrebbe essere inferiore, anche nell’ipotesi più conservativa, alle quattromila unità“.

Molti degli imprenditori coinvolti risultano legati dal “filo rosso” della vicenda Telecom, che dunque merita nuovi e ulteriori approfondimenti. Molti degli imprenditori sono stati condannati, in più di un caso per vicende di tangenti e corruzione. Quasi sempre hanno fatto i loro affari a debito, cioè grazie a prestiti delle banche. In particolare di una e così sono debitori di Banca Intesa. Sarebbe interessante conoscere l’entità del prestito. Non è che in realtà Banca intesa stia soltanto cercando di recuperare i suoi crediti? Molti di loro sono Cavalieri del Lavoro. Nel sito ufficiale si legge che “Gli imprenditori insigniti di questa onorificenza, dalla sua istituzione ai nostri giorni, rappresentano l’élite imprenditoriale del paese e che “L’Ordine al “Merito del Lavoro” premia l’insignito non solo per una specifica attività intrapresa, ma lo vincola ad un impegno etico e sociale volto al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del paese”. Complimenti!

C’è qualcuno che si aspetta che imprenditori siano mossi dall’intento di rendere un servizio alla collettività?

C’è qualcuno che non pensa che, comunque vadano le cose, alla fine usciranno dalla vicenda con la loro brava e ingente plusvalenza?

fonte: Alitalia: i capitani coraggiosi

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convivere con la mafia

“con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole” – Pietro Lunardi – Forza Italia

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laurearsi…

c’è chi riesce a farlo nei tempi stabiliti, chi ha difficoltà e impiega il doppio del tempo, chi deve lavorare per permettersi gli studi (se poi ne derivi un’istruzione è da verificare)…

altre volte invece il percorso è più agevole, almeno per chi non ha problemi a spendere un po’ di soldi… il titolo ha sempre esercitato un certo fascino su molte persone… specie su quelle che vivono di apparenze

pratiche illegali

  • si possono comprare esami e voti in moltissime facoltà e università (Economia a Bari è un caso emblematico)
  • si possono comprare le ammissioni nei corsi a numero chiuso
  • si può scegliere se pagare in contanti o col proprio corpo (purché di gradimento del docente o chi per lui)

pratiche legali

  • si può scegliere di laurearsi in università dove superare gli esami è “più semplice”
  • si può conseguire il titolo di “Doctor” e poter anteporre il prefisso dr. al proprio nominativo grazie ai metodi di “studio a distanza” presso alcune “università” americane
  • si possono comprare tesi di laurea, basta fornire il titolo della tesi che si vuole scrivere e pagare il tutto (stampa, rilegatura e ricerca bibliografica compresi) tramite vaglia, bonifico o postepay

mi pare che in Italia si pensi che aumentare la cultura significhi aumentare il numero di laureati, anche a costo di far proliferare corsi di laurea a dir poco improponibili, anche a costo di abbassare il livello di preparazione dei nostri laureati, anche a costo di chiudere entrambi gli occhi di fronte a mercimoni che nulla hanno a che vedere con la cultura

si arriva poi al limite (forse.. spero) quano il sito elaborazionetesi.it si vanta di essere stato menzionato in un articolo sul Corriere della Sera… peccato che nell’articolo si evidenzi l’illegalità palese di tale attività

L’ ozio studentesco italiano trova il suo paradiso all’ indirizzo www.elaborazionetesi.it, sito di «assistenza integrale tesi di laurea». Come quella di «Term Papers Way» e dei suoi fratelli americani, a un prezzo addirittura più basso, 1200 euro o poco più in cambio di un servizio completo. Non soltanto il materiale bibliografico o i consigli di qualche esperto ma anche la scrittura della tesi. Lo studente spedisce, per email, il titolo della tesi ai ricercatori di Elaborazionetesi.it esperti della materia indicata; qualsiasi materia va bene, date le capacità sconfinate di Elaborazionetesi.it. In una settimana i ricercatori elaborano l’ indice, suddividendolo in capitoli. Quindi procedono alla scrittura, capitolo per capitolo, fino all’ ultima pagina, della tesi. Che lo studente, poi, è libero, se vuole, di modificare dove e come crede. Così com’ è, l’ università italiana permette qualche volta agli studenti pigri di farla franca, di laurearsi con una tesi scritta da qualcun altro, senza che nessuno se ne accorga. La legge del 1925 sulla «falsa attribuzione di lavoro altrui» c’ è, ma non viene quasi mai applicata. Nelle università sovraffollate, i professori talvolta non seguono gli studenti nella preparazione delle tesi che, magari, leggono solo frettolosamente. Gli studenti più coraggiosi rispondono facendo da sé, usando la loro autodisciplina e le loro abilità intellettuali. Quelli meno abili o meno temerari, preoccupati dalla scrittura e inseguiti dall’ incubo della pagina bianca, possono ricorrere al gentile contributo delle numerose agenzie online di «assistenza tesi»

io ho quasi finito di laurearmi e fra le varie cose che ho imparato c’è questa: i titoli non mi assicurano che il dottore o il professore che ho difronte siano preparati, neanche che conoscano la materia di cui il titolo li certifica “eruditi”

e questo va a scapito di tutti quelli che hanno conseguito il titolo con le loro forze, perché verranno accomunati ai “furbetti”

se vi interessa l’argomento potete visitare Centro Studi Modena oppure Elaborazione Tesi

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un papa a Parigi

sabato scorso il papa si è recato in visita a Parigi; della visita avevo letto solo i titoli dei quotidiani “la Repubblica” e il “Corriere della Sera” e sono stati proprio i titoli a incuriosirmi:

Parigi, in 200.000 per la messa del Papa – la Repubblica

Parigi, in 300 mila per il Papa – Corriere della Sera

la differenza nei numeri è notevole, anche a voler essere molto tolleranti…

a questo punto nella mia testa si scatenano alcuni pensieri:

  1. quale giornale ha mentito sul numero dei presenti e perché?
  2. i giornali di altri paesi come riportano la notizia?
  3. se si sbagliano tanto grossolanamente sui presenti, su quante altre cose si sbagliano nell’articolo?

la prima domanda è ovvia, dato che stiamo parlando di uno scarto di 100.000 persone:

  • se mente il Corriere allora ha gonfiato i presenti del 50%
  • se mente la Repubblica ha diminuito i presenti del 33%
  • e se mentono entrambi? è lecito pensare che la verità si trovi in una cifra intermedia… da questo dubbio è scaturita la mia seconda domanda

come riportano la notizia i quotidiani di altri paesi? cerco su google “pope visit paris” e inizio a leggere alcuni articoli…

a questo punto ho potuto appurare che Repubblica ha diminuito arbitrariamente il numero dei presenti del 10%, il Corriere invece lo ha gonfiato di oltre il 36%

le motivazioni sono oscure, almeno per noi ingenui che non conosciamo i proprietari dei due giornali, le loro orientazioni politiche e i gruppi di potere cui fanno capo.

Leggo poi i testi degli articoli: solo Repubblica ha scritto un articolo, il Corriere si limita a riproporre un filmato riassuntivo della visita del pontefice; il Washington Post parla della Francia come di un paese “tradizionalmente cattolico” mentre sull’articolo di Associated Press leggo che la cattolicità (presunta, millantata) della Francia è in declino, a causa dell’allontanamento al cattolicesimo dei francesi, oltre che a causa della presenza massiccia di musulmani e ebrei…

ma le differenze fra quanto riferito sui giornali esteri e su quelli italiani riserva un’ultima chicca…

leggendo i titoli degli articoli vengo a sapere della manifestazione di un gruppo i “attivisti” per manifestare contro la diffusione dell’AIDS; evidentemente non condividono il rimedio proposto dal papa Ratzinger “fedeltà e astinenza”, anche in paesi dove le malattie sessualmente trasmesse stanno ammazzando popolazioni intere…

ma come mai nessun giornale italiano riporta la notizia? effettivamente cercando ho trovato la notizia su Yahoo Notizie, la quale però è espressa in toni decisamente diversi rispetto alla versione inglese Yahoo News.

Yahoo News titola “AIDS support group demonstrates against pope’s visit

Yahoo Notizie invece ha un titoloe un articolo molto più inquietante: “Visita del Papa in Francia: sotto controllo attivisti gay

per inciso… nella versione inglese di Yahoo la parola gay non è nemmeno presente nell’articolo

comunque su Yahoo sono un po’ meno ingenuo dal momento che ho letto di come Yahoo sia solita censurare le notizie in paesi come la Cina… ora so che “addolcisce” i suoi articoli anche in Italia

insomma, posso ringraziare il papa per avermi aiutato (anche se involontariamente) a capire qualcosa in più su chi ci propina le “notizie”

P.S. ovviamente il Giornale di Berlusconi riporta la cifra di 300.000 presenze e solo un video… esattamente come il Corriere della Sera

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Napoli, davvero è finita l'emergenza rifiuti?

molti pensano che sia sempre qualcun altro a dover fare qualcosa, a dover cominciare…
pare che a vedere la televisione noi italiani siamo bravissimi, magari possiamo cominciare semplicemente guardando…

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