La mia odissea tra banche e assegni (terza e ultima parte) (e finalmente)

Eccoci all’ultima parte di questa strana avventura.

Il penultimo capitolo è stato scritto il giorno 29 maggio, durante il quale mi sono nuovamente recata al Banco SanPaolo.

Gli impiegati mi hanno fornito delle informazioni interessanti:

  • c’è un “regolamento interno” che vieta ai bancari di cambiare assegni ai non titolari di conto corrente;

  • per quanto Banco SanPaolo e Banca Intesa facciano parte dello stesso gruppo, il sistema informatico non è ancora stato messo in comune

Un dipendente mi ha addirittura consigliato di aprirmi un conto corrente, dicendomi che costa semplicemente 8 euro ogni due mesi e che è molto conveniente, per evitare di avere problemi del genere in futuro.

Dopo aver appreso quanto detto, ho deciso di telefonare a mio zio S., avvocato, per chiedergli spiegazioni personalmente.

Lui mi fa capire che la banca che ha emesso un assegno è OBBLIGATA a cambiarlo; ma un’altra banca, seppur dello stesso gruppo, non è obbligata a far ciò ma PUO’ FARLO.

Nella fattispecie, solo la Banca Intesa SanPaolo di Milano era tenuta a cambiare il mio assegno.

Ma cosa significa esattamente che una banca non è tenuta a far qualcosa ma può farla? Da cosa dipende la sua scelta?

Il giorno dopo mi si presentò la spiegazione.

Parlando con mio padre, venni a sapere che mio zio L, titolare di una S.p.a, ha un conto corrente proprio presso in Banco SanPaolo. Recatami nuovamente alla banca in compagnia di mio padre, ho assistito “in diretta” alla telefonata di mio zio, grosso cliente, al direttore.

Magicamente, ed è bastata una parolina del direttore al dipendente, il mio assegno è stato cambiato.

Tra parentesi, dallo stesso bancario che il giorno prima mi aveva parlato di quello strano “regolamento interno”. Non ho potuto fare a meno di guardarlo fisso negli occhi e sorridere sarcastica mentre effettuava l’operazione.

Ho dovuto firmare una dichiarazione nella quale affermo di essere una cliente occasionale della banca, e di non possedere un conto.

Per cui il fattore discriminante che permette ad un cittadino di avere semplicemente ciò che gli spetta è l’avere conoscenze. Non posso non chiedermi come avrei risolto la situazione se non avessi avuto un “SuperZio” in famiglia. E’ normale dover girare 4 banche diverse per avere 69,60 EURO? Cosa c’è dietro a queste norme, questi regolamenti interni, queste leggi scomode e macchinose, che di certo non vanno incontro alle esigenze del cliente?

Certo, il prestigio di una banca aumenta anche grazie al numero dei propri clienti…

Di sicuro, scriverò alla mia casa editrice chiedendo di essere pagata in futuro con una soluzione differente, e soprattutto, e assolutamente, il mio nome non comparirà mai tra quelli dei clienti di Banca Intesa e SanPaolo.

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Cosa c'è nella Red Bull?

Gira da tempo una catena riguardo la Red Bull ed i suoi presunti effetti altamente dannosi: si parla dell’abolizione della bevanda in Francia e Danimarca, dei possibili effetti dannosi dei componenti chimici della bevanda (glucuronalactone, caffeina e taurina) quali infarto, emorragie celebrali, scompensi del fegato, effetto di mascheramente delle sostanze alcoliche, ed altro ancora. Ad esempio, una “leggenda” vuole che la bevanda sia stata utilizzata in Vietnam per far sopportare lo stress ai soldati americani. Si dice (in varie fonti sul web) che la bevanda è oggi vietata in Danimarca, Francia e paesi sudamericani. Insomma…si dicono tante cose!

Personalmente ho pensato che la miglior cosa in questi casi sia documentarsi un po’ meglio.

Così, ho trovato pareri discordanti riguardo il divieto della sostanza: sostanzialmente la Francia l’ha vietata per il contenuto di caffeina, taurina e glucuronalattone, ma la Corte Europea ha condannato tale restrizione. Uno dei motivi potrebbe essere legato al fatto che la Red Bull è prodotta anche in Regno Unito….

Oggigiorno molte politiche dell’Unione Europea in materia di cibo sono, ahimè, legate ad interessi economici piuttosto che salutistici. In altri termini, gli scienziati francesi potrebbero aver cercato evidenze scientifiche per sostenere un provvedimento restrittivo delle importazioni della bevanda, e magari la Corte Europea ha giudicato tali prove non sufficienti per imporre il divieto di consumo della bevanda. Viceversa, potrei pensare che non vi sono prove “schiaccianti” per vietare l’uso della bevanda perchè le “autorevoli” riviste medico-scientifiche si guarderebbero bene dal pubblicare risultati su una bevanda che frutta molti soldi ai suoi produttori. E così via…

Dove voglio arrivare…?

Credo che la cosa migliore da fare, quando non si hanno chiare delle situazioni, sia rispettare il principio della PRECAUZIONE. Sappiamo benissimo che in genere tutte le bevande gassate hanno un contenuto zuccherino enormemente superiore a quello che dovremmo ingerire (provate a guardate qual è il contenuto calorico di una lattina di cola: 139KCal !!!! ). Sappiamo che: oggigiorno mangiamo tante “schifezze”, prodotte da industrie enormi, multinazionali, che rispondono solo a logiche di massimizzazione dei profitti; le “cose naturali” sono le migliori….

Morale della “favola”: se ho bisogno di energia mi bevo una buona spremuta d’arancia, con 2 cucchiaini di zucchero (possibilmente di canna) e mi mangio un pezzo di cioccolata o di torta fatta in casa. E se sento ancora di non avere abbastanza energia…vuol dire che ho esagerato e che devo riposarmi mezz’ora!

” La natura ci ha tutelati per millenni, tutto ciò di cui necessitiamo è già sotto i nostri occhi ! “

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non acquistate uova codice 2 e 3

Per la tua salute e il rispetto del mondo animale, fai molta attenzione al codice riportato!

 

Oggi il 90% delle uova in Italia è ottenuto da galline IMPRIGIONATE A “VITA” negli allevamenti in batteria, in gabbie di metallo, così PICCOLE DA NON RIUSCIRE NEANCHE A MUOVERE LE ALI, che dovrebbero essere eliminate o notevolmente ampliate e modificate a partire dal 2012, secondo quanto stabilito da una normativa dell’Unione Europea.

Un codice alfa numerico identifica ogni uovo:
il primo numero Indica la tipologia di allevamento

0 = biologico (1 gallina per 10 metri quadrati su terreno all’aperto, con vegetazione)

1 = all’aperto (1 gallina per 2,5 metri quadrati su terreno all’aperto, con vegetazione)

2 = a terra (7 galline per 1 metro quadrato su terreno COPERTO di PAGLIA 0 SABBIA) – CAPANNONI PRIVI DI FINESTRE e luce sempre accesa!

3 = IN GABBIA (25 GALLINE PER METRO QUADRATO IN POSATOI CHE OFFRONO 15 CM . PER GALLINA) – UNA SCATOLA Di SCARPE PER TUTTA LA LORO VITA  

A terra dentro capannoni

In gabbia dentro capannoni

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La mia odissea tra banche e assegni (seconda parte)

Bene.

Lunedì, 19 maggio, come preannunciato, mi sono recata insieme a mia madre presso la sede della BNL, banca presso la quale lei possiede un conto corrente.

Espongo al bancario la mia situazione, e lui ancora prima che io finisca di parlare scuotendo la testa mi dice:

  • Bancario: E’ impossibile che le abbiano detto di “girare” l’assegno sul conto corrente di sua madre, l’assegno non è trasferibile perciò l’operazione è impossibile da effettuare.

  • Io: Mi spiace ma questo è il consiglio datomi da un suo collega,- rispondo- sono andata di banca in banca a chiedere come dovessi procedere.

  • Bancario: A quali sedi si è rivolta?

  • Io: A due filiali della SanPaolo Banco di Napoli e a Banca Intesa, quelle su Via Unità D’Italia.

  • Bancario: Uhm, deve provare a chiedere qui a Banca Intesa del centro. Loro sono tenuti a darle i suoi soldi.

  • Io: E che cosa dovrei fare, prenderli a cazzotti o rapinare la banca per obbligarli?

  • Bancario: Non si preoccupi, provi ancora e vedrà che otterrà qualcosa.

Se lo dice un bancario, mi viene da pensare, allora siamo SICURI che ci si può fidare del suo consiglio.

Nel frattempo mia madre chiede delucidazioni a mio zio, avvocato, sulle procedure. Lui le dice che effettivamente la banca è tenuta a farmi incassare l’assegno, anche se non posseggo un contocorrente.

Una mia amica, puta caso vittima in passato di una situazione simile, mi rivela che invece ha dovuto firmare insieme al padre una sorta di delega per poter usufruire del conto corrente di lui, senza bisogno di intestarlo a nome proprio.

Sono fermamente decisa: tornerò dalle banche a cui mi sono rivolta inizialmente e chiederò ulteriori spiegazioni. E se il mio tentativo fallirà, che il sistema bancario si prepari alla mia devastante crociata!!!

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La mia odissea tra banche e assegni (prima parte)

Nel luglio 2007 ho pubblicato il mio libro, “Diciassette, le stelle”, con la casa editrice Kimerik. A maggio di quest’anno mi è stato spedito il primo assegno, per i diritti d’autore relativi agli incassi della vendita del romanzo nelle librerie di Bari.

Tale assegno, il cui importo è di 69,60 euro, è stato emesso dalla Intesa San Paolo di Milano, e non è trasferibile. La scrittura paga, poco ma paga.

Premessa di tutto il discorso: non possiedo un conto corrente.

Giovedì 8 maggio mi sono recata presso la filiale della San Paolo Banco di Napoli di Bari, dove mi è stato detto che non era possibile ritirare i soldi presso quello sportello, dovevo invece recarmi presso un’altra filiale della stessa banca sempre in Bari.

Così ho fatto il giorno seguente ma, nuovamente, mi è stato detto che non potevo incassare i soldi presso la loro sede, in quanto non avevo un conto corrente.

“Al giorno d’oggi tutti quanti hanno un conto corrente”, mi risponde gentilmente lo sportellista.

Dovevo rivolgermi a Banca Intesa.

Ormai un tantino perplessa, mi sono recata presso la filiale indicatami ma, quasi iniziavo a sospettarlo, mi è stato detto che le uniche possibilità a mia disposizione per incassare erano aprirmi un conto corrente o recarmi a Milano presso la sede della banca che aveva emesso l’assegno!

L’ammontare di questo, come ho precedentemente riferito, è irrisorio, e nonostante ciò io, persona comune che chiede soltanto di essere pagata per il proprio lavoro, non posso incassarlo.

Per conto mio mi informo sul da farsi, e vengo a sapere che si può “provare” a versare l’assegno su un altro conto corrente e recarsi in banca insieme all’intestatario del conto, ovviamente tenendo conto che la mia presenza è fondamentale in quanto l’assegno non è trasferibile.

Eppure le indicazioni sono chiare: “a vista pagate per questo assegno bancario “, come è riportato sul fronte di questo strano foglietto di carta che mi sta facendo girare la città in cerca soltanto di ciò che mi spetta.

Perciò domani, lunedì 19 maggio, mi recherò insieme a mia madre, che possiede un conto corrente, presso la sua banca. Come ( e se?) finirà quest’odissea?

continua: seconda e terza(nonché ultima) parte

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il punto della situazione

il debito pubblico a febbraio è arrivato a 1.623,66 miliardi di euro (fonte)

solo di interessi ci costa ogni anno 70 miliardi di euro (fonte)

Alitalia ci costa 1 milione di euro al giorno (fonte)

Rete 4 ci costa 300.000 euro al giorno (fonte)

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donne, smettete di lamentarvi!

Spesso si dice alle donne di non lamentarsi, (naturalmente lo dicono i maschietti):

la Chiesa Cattolica vi discrimina?
Non vi ammette al sacerdozio?
Nell’Opus Dei le donne non hanno cariche ma sono addette solo alle pulizie?
Madre Teresa di Calcutta dovette andare in India per sfuggire alla podestà dei vescovi e fare qualcosa di buono “nonostante” loro?
La Chiesa vi considera fattrici e madri, ma potenzialmente pericolose tanto è vero che preclude ai preti di sposarsi, tante volte soggiacciano all’influenza delle donne?
E considera il sesso peccato perché è l’unico momento in cui l’uomo è sottoposto alle brame della donna?
Insomma la donna è Istrumentum Diaboli, tentazione demoniaca per il maschio solipsista?
E nonostante la Chiesa ne abbia abbrustolite parecchie, guarda caso la maggior parte giovani e belle streghe torturandole per far loro ammettere il mercimonio col diavolo, queste maledette donne continuano a dettare le brame dei “deboli” maschi che non sanno sottrarsi alla loro influenza?
La Chiesa vi riconosce pie e sante se morite vergini e possibilmente martiri?  Eh già, il vergine e martire si addice solo alle sante, dei santi non si dice mai, sarà un caso?

Vabbè, non vi lamentate donne, perché nei paesi islamici è peggio. Qui almeno non vi infibulano e non siete costrette a caricarvi come muli, come avviene in Africa e in Asia, sobbarcandovi tutti i lavori più pesanti.

Ringraziate dunque la Chiesa che vi discrimina poco, perchè la Chiesa musulmana vi discrimina di più.

continua a leggere l’articolo su Corvacci.net

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quote rosa

Ecco il biglietto inviato da Silvio Berlusconi a Nunzia e Gabri (Newpress)
Ecco il biglietto inviato da Silvio Berlusconi a Nunzia e Gabri (Newpress)
Ecco cosa scrive il Presidente: «Gabri, Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo (sottolineato) ad andarvene!» (Newpress)

Ecco cosa scrive il Presidente: «Gabri, Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, Vi autorizzo (sottolineato) ad andarvene!» (Newpress)

E questo è il retro: «Molti baci a tutte e due !!! Il Vostro presidente» (Newpress)
E questo è il retro: «Molti baci a tutte e due !!! Il “Vostro” presidente» (Newpress)
Ecco la risposta di Nunzia De Girolamo: «Caro...(Non si legge) gli inviti galanti li accettiamo solo da lei. E poi per noi è un piacere essere... (non si legge)» (Newpress)

Ecco la risposta di Nunzia De Girolamo: «Caro…(Non si legge) gli inviti galanti li accettiamo solo da lei. E poi per noi è un piacere essere… (non si legge)» (Newpress)

Il presidente con il bigliettino in mano (Newpress)
Il presidente con il bigliettino in mano (Newpress)
Berlusconi legge la risposta di Gabri e Nunzia (Newpress)
Berlusconi legge la risposta di Gabri e Nunzia (Newpress)
Nunzia De Girolamo (dal web)
Nunzia De Girolamo (dal web)
Così appare Nunzia De Girolamo sul sito de la Camera dei Deputati
Così appare Nunzia De Girolamo sul sito de la Camera dei Deputati
Nunzia De Girolamo a sinistra, Silvio Berlusconi (al centro) in una foto tratta dal suo sito (www.nunziadegirolamo.it)
Nunzia De Girolamo a sinistra, Silvio Berlusconi (al centro) in una foto tratta dal suo sito (www.nunziadegirolamo.it)
Gabriella Giammanco, deputata del Pdl, nella foto del sito della Camera dei Deputati
Gabriella Giammanco, deputata del Pdl, nella foto del sito della Camera dei Deputati
Gabriella Giammanco, spera di entrare a far parte della commissione Cultura (Olycom)
Gabriella Giammanco, spera di entrare a far parte della commissione Cultura (Olycom)

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Il Processo Mclibel: il vero volto della Mc Donald's

Nel 1990 la Mc Donald’s citò per diffamazione alcuni membri dell’associazione ambientalista inglese London Greenpeace.

Simbolo della protesta e causa della citazione il volantino “What’s wrong with Mc Donald’s”, un pamphlet di sei pagine che riteneva la multinazionale responsabile d’aver disboscato ampie zone di foresta pluviale, di aver trattato barbaramente gli animali da essa stessa allevati, di aver prodotto cibi “spazzatura” spacciandoli per sani, di aver sottopagato i propri dipendenti, di aver plagiato milioni di bambini con campagne pubblicitarie, slogan, gadgets e testimonial fuorvianti.

Tale processo è conosciuto come McLibel (libel in inglese significa diffamazione) ed ebbe inizio il 28 giugno 1994. Degli accusati, gli unici ad andare fino in fondo sono Helen Steel e David Morris, che avevano distribuito il volantino nei mesi precedenti al settembre del ’90, data della citazione.

Secondo le leggi inglesi, spetta all’accusato dover dimostrare che le proprie affermazioni sono veritiere anziché diffamatorie, e per far questo può servirsi soltanto di testimonianze primarie, ovvero di testimoni e documenti ufficiali.

Helen e David non dispongono di un reddito alto, lei è una barista part-time, lui fa il postino. A stento possono permettersi un avvocato.

Inizialmente la Mc Donald’s si rifiuta di fornire i dati circa alcune delle sue filiali, e richiede che il caso sia esaminato da un solo giudice, non da una giuria, ritenendo che esso tratti argomenti complessi e delicati, difficili da giudicare per una giuria di inesperti.

Quest’ultima richiesta viene accolta, ma la Multinazionale è chiamata a fornire tutta la sua documentazione.

Nel ’94 Helen e David presentano una contro-querela all’azienda, che durante il periodo del processo, aveva a sua volta diffuso volantini contro le dichiarazioni riportate nel “What’s wrong with Mc Donald’s”.

Le udienze sono particolari: i due attivisti “contrastano”: indossano jeans e t-shirt, si appoggiano ad un solo avvocato contro la schiera di specialisti in giacca e cravatta assunti dalla ditta.

I testimoni portati dalla Mc spesso si contraddicono e si arrampicano sugli specchi: vengono chiamati in aula esperti nutrizionisti, dietologi, sociologi, che lavorano per la ditta.

Il processo dura a lungo, ad esso parteciperanno circa 170 testimoni, e verrà ricordato come il più lungo della storia della giustizia inglese.

Il 19 giugno 1997 viene emessa la sentenza definitiva: la Mc Donald’s non è responsabile della deforestazione in Amazzonia, né dell’inquinamento provocato dai materiali di imballaggio della sua merce. Steel e Morris dovranno pagare alla multinazionale la somma di 60.000£.

Tuttavia, molti contenuti del pamphlet vengono giudicati veritieri: lo sfruttamento del lavoro minorile praticato dalla ditta, l’uso di campagne di marketing non etiche, i bassissimi salari dei dipendenti.

Si è calcolato che i danni d’immagine subiti dalla Mc Donald’s in seguito al processo Mclibel ammontino a 10.000.000£ (circa 15.000.000€), per questo motivo esso viene ricordato come una delle più riuscite azioni di protesta nei confronti non solo della ditta ma del capitalismo stesso.

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Santi terroni e mafiosi eroi

Durante il match Verona-Manfredonia di domenica scorsa, dagli spalti del Manfredonia un gruppo di ultras ha ripetutamente intonato il coro “Padre Pio Terrone”. Il gesto ha scatenato una generale indignazione; la questura di Foggia ha aperto un’indagine per verificare la veridicità del fatto, e per accertare chi abbia intonato il motto.

E’ dunque un reato bestemmiare i Santi?

La legge parla chiaro. La Sentenza della Corte Costituzionale del 18 ottobre 1995 dichiara l’illegittimità costituzionale del primo comma dell’articolo 724 del Codice Penale (“Bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti”) che considera reo di bestemmia chi oltraggia i “simboli o le persone venerati nella religione dello Stato”, pertanto il reato di bestemmia è imputabile solo a chi oltraggia la “divinità”.

Diventa spontaneo chiedersi il perché di tutto questo interessamento nonostante le normative siano più che esplicite.

Soprattutto, altri sono gli episodi qui quali si dovrebbe fare chiarezza.

Ad esempio, durante la scorsa campagna elettorale, Dell’Utri, attuale senatore e portaborse di Berlusconi, e lo stesso premier, hanno dichiarato che a loro avviso Vittorio Mangano, che in carcere si è rifiutato di testimoniare contro i due in merito a crimini di mafia, per tale motivo non può che essere chiamato eroe.

Quindi, bestemmiare contro figure religiose non è reato, ma gli enti sembrano ignorarlo.

Quindi, chiamare eroe un mafioso, non è reato, assolutamente, tant’è vero che nessuno si preoccupa di sottolineare l’assurdità delle dichiarazioni che lo dipingono santo.

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