Nel 1990 la Mc Donald’s citò per diffamazione alcuni membri dell’associazione ambientalista inglese London Greenpeace.
Simbolo della protesta e causa della citazione il volantino “What’s wrong with Mc Donald’sâ€, un pamphlet di sei pagine che riteneva la multinazionale responsabile d’aver disboscato ampie zone di foresta pluviale, di aver trattato barbaramente gli animali da essa stessa allevati, di aver prodotto cibi “spazzatura†spacciandoli per sani, di aver sottopagato i propri dipendenti, di aver plagiato milioni di bambini con campagne pubblicitarie, slogan, gadgets e testimonial fuorvianti.
Tale processo è conosciuto come McLibel (libel in inglese significa diffamazione) ed ebbe inizio il 28 giugno 1994. Degli accusati, gli unici ad andare fino in fondo sono Helen Steel e David Morris, che avevano distribuito il volantino nei mesi precedenti al settembre del ’90, data della citazione.
Secondo le leggi inglesi, spetta all’accusato dover dimostrare che le proprie affermazioni sono veritiere anziché diffamatorie, e per far questo può servirsi soltanto di testimonianze primarie, ovvero di testimoni e documenti ufficiali.
Helen e David non dispongono di un reddito alto, lei è una barista part-time, lui fa il postino. A stento possono permettersi un avvocato.
Inizialmente la Mc Donald’s si rifiuta di fornire i dati circa alcune delle sue filiali, e richiede che il caso sia esaminato da un solo giudice, non da una giuria, ritenendo che esso tratti argomenti complessi e delicati, difficili da giudicare per una giuria di inesperti.
Quest’ultima richiesta viene accolta, ma la Multinazionale è chiamata a fornire tutta la sua documentazione.
Nel ’94 Helen e David presentano una contro-querela all’azienda, che durante il periodo del processo, aveva a sua volta diffuso volantini contro le dichiarazioni riportate nel “What’s wrong with Mc Donald’sâ€.
Le udienze sono particolari: i due attivisti “contrastanoâ€: indossano jeans e t-shirt, si appoggiano ad un solo avvocato contro la schiera di specialisti in giacca e cravatta assunti dalla ditta.
I testimoni portati dalla Mc spesso si contraddicono e si arrampicano sugli specchi: vengono chiamati in aula esperti nutrizionisti, dietologi, sociologi, che lavorano per la ditta.
Il processo dura a lungo, ad esso parteciperanno circa 170 testimoni, e verrà ricordato come il più lungo della storia della giustizia inglese.
Il 19 giugno 1997 viene emessa la sentenza definitiva: la Mc Donald’s non è responsabile della deforestazione in Amazzonia, né dell’inquinamento provocato dai materiali di imballaggio della sua merce. Steel e Morris dovranno pagare alla multinazionale la somma di 60.000£.
Tuttavia, molti contenuti del pamphlet vengono giudicati veritieri: lo sfruttamento del lavoro minorile praticato dalla ditta, l’uso di campagne di marketing non etiche, i bassissimi salari dei dipendenti.
Si è calcolato che i danni d’immagine subiti dalla Mc Donald’s in seguito al processo Mclibel ammontino a 10.000.000£ (circa 15.000.000€), per questo motivo esso viene ricordato come una delle più riuscite azioni di protesta nei confronti non solo della ditta ma del capitalismo stesso.