Mastella, un vero stakanovista…

Mastella al lavoro

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anche nel piccolo la legge non è uguale per tutti

Un ex presidente della Camera che froda la società di impianti sciistici utilizzando illecitamente lo skipass di sua figlia, nel nostro paese non fa notizia. E questa è la vera notizia.

Il fatto è accaduto durante le ultime festività (non si precisa quali) eppure ne ha dato conto solo su una testata locale (L’Alto Adige). Sulla stampa nazionale zero, niente di niente. Sarò un ingenuo ma, se fossi un giornalista, dopo il grande successo del libro “La Casta” di Stella e Rizzo, questa mi sembrerebbe una notizia ghiottissima, da prima pagina. Invece silenzio.

Non molto tempo fa si è montato giustamente un caso sull’aereo di Stato usato da Rutelli-Mastella & friends per andare a vedere il Gran Premio di Monza. Ma anche un fatto, indubbiamente minore come questo, non mi pare tuttavia meno grave, e non credo debba passare sotto silenzio: si tratta pur sempre di un reato penale. Casini è un importante personaggio politico (oddio), che è stato anche presidente della Camera: come può agire con tanta leggerezza? Casini se l’è cavata con una multa da 30 euro, probabilmente un signor nessuno si beccava anche una bella denuncia per truffa.

Come ha osservato giustamente Oscar Ferrari, una cosa simile in America avrebbe provocato dimissioni immediate. Qui in Italia ovviamente è pura fantascienza. E poi, dimissioni da cosa? Da parlamentare neanche per sogno: da noi non ci si dimette neppure con una condanna definitiva sul gobbo, figuriamoci per uno skipass.

Dal partito neppure, perché Casini non ha cariche, non è presidente e neppure segretario: è semplicemente “leader”, come sta scritto nell’organigramma del partito sul sito ufficiale dell’UDC.

fonte: Aghost
link: semplicemente leader

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ma come si fa…

grazie Angelo per la segnalazione…

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serve un risanamento di tutto l'ambito giudiziario

Mafia, Cuffaro condannato a 5 anni

“Ieri Mastella, oggi Cuffaro“, ha commentato Silvio Berlusconi, ribadendo che serve “un risanamento di tutto l’ambito giudiziario”. “Credo che gli italiani esprimano già con i numeri dei sondaggi – ha aggiunto – che siamo nella piena patologia e che c’è da fare un risanamento di tutto l’ambito giudiziario molto in profondità“.


la moglie di Mastella messa agli arresti domiciliari, 23 esponenti dell’UDEUR arrestati e il governatore della Sicilia condannato perché mafioso (Cuffaro insieme a Mastella è stato testimone di nozze di un boss mafioso)… e Berlusconi sa solo dire che urge un risanamento dell’ambito giudiziario?

non la politica ma l’ambito giudiziario va risanato?

ai posteri l’ardua sentenza e a noi inghiottire gli amari bocconi finché non saremo in grado di capire che la merda va espulsa e non ingoiata

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un altro negozio truffa su internet

apprendo con dispiacere dell’ennesimo negozio online che si è rivelato essere una truffa:
Mallteam.it, Striscia la Notizia indaga su acquisti online

Il dispiacere è reso ancor maggiore dal fatto che il negozio in questione era molto interessante, tant’è che mi sono rifornito da loro in passato più volte

Dispiace ancor di più perché il negozio è di Bari…

sto parlando di Mallteam.it, il cui sito risulta attualmente Under Construction nonostante sia stato attivo per oltre un anno.

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il patrimonio culturale italiano non appartiene agli italiani

possiamo ringraziare Urbani per aver redatto (forse solo firmato, in genere i politici non sono capaci di tanto sforzo lavorativo) il Codice dei beni culturali e del paesaggio

Questo codice, che qualcuno sta ribattezzando codice Urbani, regola tutte le opere gestite da enti pubblici italiani, e sta creando non pochi problemi alla loro promozione nel mondo. Tale codice prevede il divieto assoluto di fotografare le opere in mancanza di un’autorizzazione dell’ente che le gestisce (museo, comune, ministero…). Per lo stesso motivo è vietata anche la riproduzione su internet.

Nel silenzio generale dei media, sotto la scure del Codice Urbani sono già passate l’Annunciazione di Leonardo, la Venere di Botticelli, il Bacco di Caravaggio ed altre notissime opere di Raffaello, Tiziano e Rembrandt: tutte scomparse dalla maggiore enciclopedia online del mondo. Ma non è tutto: altre decine e decine di fotografie di opere notissime stanno scomparendo proprio in questi giorni a causa della suddetta legge. E con loro, chissà quante altre nel silenzio di siti più piccoli spersi per la Rete.

Il governo, interrogato sulla questione, ha recentemente confermato ufficialmente il ruolo e i poteri operativi di questa legge. Nella stessa dichiarazione, il sottosegretario ai beni culturali Andrea Marcucci ha chiarito incontrovertibilmente che anche la “Libertà di panorama” in Italia non esiste.

Riassumendo: non solo non è possibile fotografare le moderne opere architettoniche pubbliche, non è nemmeno possibile fotografare quadri e sculture di qualsiasi epoca presenti nel territorio italiano.

Io in casa mia sono libero di fare tutte le fotografie che desidero, diffonderle e essere orgoglioso della mia bella casa.

Gli italiani no, devono sobbarcarsi delle spese per il mantenimento del “proprio” patrimonio culturale ma non possono fotografarlo, nessuno può farlo senza il permesso delle “autorità preposte”.

Questa è l’ennesima assurdità che assomiglia tanto all’ennesimo divieto di un genitore totalmente incapace di allevare dei figli e che poi si stupisce quando questi non lo ascoltano, non lo rispettano e non gli obbediscono più…

notizia riportata su Punto Informatico

aggiornamento del 22 febbraio 2008:

leggi la risposta del ministero per i beni e le attività culturali, per cui…

una fotografia della Stazione Centrale o del portone del Duomo o del Pirellone a Milano, piuttosto che del nuovo edificio dell’Ara Pacis o il nuovo Auditorium di Roma o la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, o il monumento ai partigiani a Bergamo o quello a Pertini a Milano, o la Stazione di Firenze o il “Colosseo Quadrato” all’Eur, fino alle singole opere come la fontana di Piazza Esedra a Roma…, non possono essere riprodotte in Internet su Wikipedia (né, teoricamente, su alcun sito di qualsiasi tipo) per illustrare “le immagini di tutte le opere architettoniche moderne” presenti sul territorio italiano.

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senza parole…

non negli Stati Uniti, non in un paese dove vige la legge islamica, non nel medio evo ma oggi e in Italia.

eventuali commenti li lascio a voi

Militia Christi

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grazia a Bruno Contrada?

DI GIOVANNI PICONE

leggi anche l’articolo di Marco Travaglio sulla carriera di Contrada come uomo della mafia nel Sisde (e viceversa anche?)

Contrada lavorò per trent’anni a Palermo con i colleghi Cassarà e Giuliano, entrambi morti ammazzati. Fece carriera e da capo della criminalpol divenne numero tre del Sisde.
Arrestato la vigilia di natale del 1992, rimarrà sotto custodia cautelare per 31 mesi, non per colpa di un Gip impazzito, ma perché a confermare questa decisione furono tre giudici del tribunale del riesame e dieci di due diverse sezioni della Cassazione. L’indagine, condotta da Ingoia e Morbillo (cognato di Falcone), si conclude con il rinvio a giudizio del 1994.

A testimoniare contro di lui sono venti pentiti. Mentre Pm come Ayala, Caponetto d’Ambrosio, sottolineano la diffidenza che si nutriva nei suoi confronti nella procura di Palermo, soprattutto da parte di Giovanni Falcone, tanto che veniva considerato inaffidabile. Contro Contrada ci sono molti indizi: fece rilasciare la patente di guida a Stefano Bontate, e il porto d’armi al Principe Vanni Calvello di San Vincenzo, indiziato per collusioni mafiose, ma il più importante è quello legato al nome di Tognoli.

DAL SISDE ALLA MAFIA LA CARRIERA DE “‘U DUTTURI” (Marco Travaglio, L’Unità)

Tognoli, l’imprenditore bresciano riciclatore della mafia, fu arrestato in Svizzera nel 1988. Secondo Carla del Ponte, che lo interrogò insieme a Giovanni Falcone, l’imprenditore ammise che nella sua fuga dall’Italia fu aiutato proprio da Contrada, ma si rifiutò di metterlo a verbale. Quattro mesi dopo la mafia tentò di uccidere Falcone, Del Ponte e Lehman (collega presente al primo interrogatorio di Tognoli) con la bomba all’Addaura.

Il 5 aprile arriva la sentenza di primo grado, confermata in un secondo momento sia dall’Appello che dalla Cassazione, che condanna Contrada a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa, per essere stato “persona disponibile con diversi mafiosi”, “per aver posto in essere precise condotte di favoritismo nei confronti della mafia”, “per aver fornito all’organizzazione mafiosa notizie afferenti ad indagini”, “ha avuto incontri diretti con i mafiosi: Spatola e Musso”
Secondo la sentenza Contrada si è anche difeso ricorrendo spesso a menzogne, al pari dei testimoni a suo favore, tutti mentitori.
Ma non è finita qui. Contrada mente anche alle domande riguardanti il 19 luglio ’92, il giorno della bomba in Via D’Amelio, dove morì Paolo Borsellino con la scorta, anche se in questo caso la sua posizione viene archiviata.

L’ex numero tre del Sisde dichiara che in quel giorno è in gita in barca con Valentino (un imprenditore in contatto con il boss Ganci) e Naracci funzionario del Sisde. Contrada dichiara che dopo pranzo Valentino riceve una telefonata dalla figlia (da telefono pubblico, quindi non presente nei tabulati) che lo informa di un attentato. A questo punto Naracci telefonando al centro del Sisde di Palermo per chiedere informazioni più precise, viene a sapere che la bomba è scoppiata in Via d’amelio. Ma i conti non tornano. Secondo la ricostruzione del consulente tecnico dei magistrati, la bomba esplode alle 16:58 e la telefonata al centro del Sisde di Palermo viene fatta 80 secondi dopo. Quindi dopo un minuto dalla strage la figlia di Valentino(sempre che sia stata lei a chiamare) già sapeva tutto dell’attentato, e in venti secondi al Sisde di Palermo già sanno che la bomba è esplosa in Via d’Amelio. Impossibile. È chiaro che Contrada mente. A meno che non si voglia ammettere che la figlia di Valentino sia una veggente, e che Narucci abbia il record mondiale di velocità nel formulare un numero telefonico.

Arrivati in fondo, sembra che i nostri politici vogliano cominciare a scavare. Dare la grazia a Contrada a causa dei suoi motivi di salute sembra essere diventata la frase più gettonata del momento. Prima di graziarlo, facciamoci almeno spiegare cosa fece il giorno della morte di Borsellino.

Giovanni Picone
Comedonchisciotte.org

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ricordando Pinelli (e il commissario Calabresi)

DI GIANFRANCO LA GRASSA
Il 15 dicembre 1969 l’anarchico Giuseppe Pinelli cadde dalla finestra della Questura di Milano e morì circa due ore dopo. Ricordandolo, anche a nome e per conto dell’intero blog, non è mia intenzione rinfocolare le polemiche e i sospetti – giustificate le une e gli altri – di quegli anni ormai lontani. Richiamo alla memoria solo pochi fatti, non soggetti ad ipotesi ed illazioni, che credo ormai incisi nella memoria di coloro che non sopportano lo spirito di prevaricazione e l’ipocrisia dei dominanti. Pinelli fu arrestato immediatamente dopo la strage di Piazza Fontana (venerdì 12 dicembre), in seguito alla montatura costruita attorno a quell’episodio contro Valpreda e altri anarchici.

A quell’epoca, il fermo di polizia era di 48 ore, dopo di che si doveva o essere liberati o essere in prigione. Pinelli era ancora in Questura oltre il limite legalmente consentito. La prima versione ufficiale fu: suicidio. Si riferì anche una sua frase che poteva far pensare alla scelta di togliersi la vita perché ormai scoperto. Poiché dopo un bel po’ di tempo (e di galera) – e solo perché a quell’epoca funzionava piuttosto bene la controinformazione – Valpreda e gli anarchici vennero totalmente sollevati da ogni sospetto per il suddetto attentato, la versione ufficiale di suicidio (con presunta frase rivelatrice di colpevolezza) risultò essere puramente infamante nei confronti dell’innocente Pinelli. Vi fu un’inchiesta, poi un processo che terminò (nel 1975) con la nuova versione del “malore attivo”. A causa dello stress – dovuto comunque alla lunghezza e pesantezza dell’interrogatorio – l’anarchico si sarebbe sentito male e, invece di accasciarsi al suolo, avrebbe spiccato un “involontario balzo” fuori dalla finestra (???).

Pinelli fu ucciso con un colpo di karate alla nuca, durante i maltrattamenti cui fu sottoposto dalla squadra che lo deteneva illegalmente. si formò un ematoma che compresse il centro del respiro e morì all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. così testimoniò il medico rianimatore di guardia.

La squadra di poliziotti era comandata dal comm. Calabresi.

Detto per inciso, il commissario era esperto di arti marziali e si allenava con costanza. Permettetemi anche di aggiungere che quella sera 3 giornalisti stazionavano nel cortile della questura. videro cadere Pinelli e d’istinto, da bravi giornalisti, annotarono l’ora: mezzanotte e 3 minuti. dico questo perché dal registro del centralino dei vigili è annotata l’ora della richiesta di una ambulanza dalla questura: le ventitré e 57 minuti.

Come è possibile chiamare soccorso 5 minuti prima della caduta dalla finestra? è evidente che era successo qualcosa prima. lo stesso testimoniarono gli altri sospettati che attendevano di essere interrogati. mi fermo qui, con dispiacere. ci sarebbe molto da dire.

Aggiungo solo, infine, che disprezzo il comportamento dei media in questi anni. tutti a preoccuparsi degli orfani del commissario e della vedova, giustamente per carità. mai nessuno però ha ricordato le figlie orfane e la vedova Pinelli.

tratto da Ricordando Pinelli (su ComeDonChisciotte)

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ci sono ancora soldati italiani in Iraq

il parlamento si è pronunciato per il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq

a tutti gli italiani è stata data la notizia del rientro a casa dei nostri soldati

tutti siamo convinti che oramai in Iraq abbiamo solo interessi petroliferi (per difendere i quali sono morti ragazzi italiani in divisa e mercenari come Fabrizio Quattrocchi)

e invece no, siamo stati ingannati ancora una volta!

in Iraq sono ancora presenti 41 carabinieri, i quali costituiscono il contributo italiano ad una missione Nato per l’addestramento e l’assistenza alle forze militari e di sicurezza irachene.

Questa presenza militare è stata rifinanziata dal parlamento il 29 marzo (legge 38)

Per questa presenza militare sono stati stanziati 10 milioni di euro

Il tutto ovviamente nel silenzio più totale da parte del governo (di centrosinistra ???) e dei mezzi di indottrinamento di massa

fonte: “Militari italiani in Iraq, ancora” su ComeDonChisciotte, Umanità Nova, Memento

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