agire o far finta di agire

“Se un uomo si accinge ad un’opera e non fa per finta, ma desidera veramente condurla a termine, agirà in modo conforme; cioè compirà le sue azioni, secondo una successione precisa, pertinente all’opera stessa. Se fa dopo quello che, secondo la logica, avrebbe dovuto fare prima, o se tralascia del tutto un passaggio necessario, si può essere sicuri che non sta facendo sul serio, ma finge. E questo è immutabilmente vero sia nelle cose materiali che in quelle spirituali.”  – Da Il primo gradino di Lev Tolstoj.

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come aprire una casa editrice

una piccola casa editrice può cominciare come una ditta individuale, quindi il primo passo da fare fatto è quello di aprire la Partita IVA. Se si sceglie di fare una società, bisogna, ovviamente, prima aprire la società e via dicendo (per tutte le questioni amministrative mi faccio seguire da un commercialista).
Secondo passo: recarsi in prefettura e iscriversi nel Registro degli Editori e Stampatori. L’iscrizione è gratuita. Si prende appuntamento per telefono, il tutto in 5 minuti.
Terzo passo: recarsi alla Camera di Commercio e comunicare l’apertura dell’impresa. Si paga la quota di iscrizione (intorno ai 100 euro).
Fatto. La casa editrice è aperta
Altri passi da fare: richiesta dell’ISBN (si va sul sito www.isbn.it e si fa tutto); se si vuole, chiedere alle Poste Italiane di poter usufruire della Tariffa Ridotta Editoriale.
Questo l’aspetto “burocratico”.

l’articolo è tratto da una discussione su Anoobi

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parlare o tacere?

se conosci bene l’argomento le parole verranno – Marco Porcio Catone

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ferrovie oggi

Stazione di Barletta, c’era una volta una sala d’aspetto degna di questo nome, l’edicola e il tabacchino erano un semplice bancone dietro cui c’era il venditore

oggi la sala d’aspetto è stata suddivisa in tre stanzette: una è diventata un’edicola, l’altra è stata affittata al tabaccaio, il quale inoltre può mettere fuori una macchinetta per vendere sigarette e un’altra per vendere gratta e vinci
la sala d’aspetto invece l’hanno ricavata mettendo quattro panchine nell’ingresso della stazione: i viaggiatori in attesa sono esposti in una vetrina in piazza e dove passano tutti coloro che si recano alla biglietteria: era molto meglio la sala d’aspetto che c’era prima, più discreta e rispettosa dei cosiddetti “clienti”

è stata finalmente installata una biglietteria automatica ma, ahimè non funziona

i treni sono diminuiti e gli orari di partenza sono stati accorpati, sicché partire fra le 10 e le 11 è impensabile oramai (il che è immaginabile in un paesino di provincia, non in una città di 100.000 abitanti e forse capoluogo di provincia)

i prezzi dei biglietti però aumentano, nonostante nelle nostre bollette elettriche ci sia un aggravio di spesa per far pagare meno l’elettricità alle ferrovie dello stato

le obliteratrici invece hanno un indice di operatività di meno del 50%, cioè devi mediamente provare almeno due volte e in genere su almeno due obliteratrici diverse per poter obliterare il biglietto.

i macchinisti che denunciano pubblicamente le condizioni di insicurezza in cui versa il sistema ferroviario vengono licenziati mentre i dirigenti come Cimoli vengono pagati milioni di euro per portare alla bancarotta l’azienda pubblica.

non sono stati installati pannelli solari sulle pensiline della stazione
però hanno messo distributori di merendine e bibite sotto le pensiline

Nella stazione di Bari hanno riempito i sottopassaggi, le aree di sosta e le pensiline di schermi piatti con cui ci bombardano 24 ore su 24 con pubblicità sparata a tutto volume: chi paga la corrente per questi schermi pubblicitari? Quanto pagano gli inserzionisti? Quanto ci guadagna la società grandi stazioni? come utilizza i guadagni per gli interessi dei viaggiatori visto che finanche il bagno pubblico della stazione è a pagamento?

hanno introdotto il biglietto elettronico che si può pagare tramite internet e stampare a casa propria, però non capisco perché questi biglietti costino di più di quelli che posso scegliere alle biglietterie automatiche (cercando di acquistare un biglietto per un espresso tramite internet non potevo non pagare anche il posto prenotato, a differenza delle biglietterie automatiche)

veniamo oramai definiti clienti ma in realtà siamo utenti, perché l’azienda è ancora pubblica (cioè nostra), perché la paghiamo con le nostre tasse sia nazionali che regionali
siamo utenti e non clienti perché le ferrovie agiscono in regime di monopolio mentre un cliente presuppone un mercato con una pluralità di operatori e offerte

si dice che quando c’era lui i treni arrivavano in orario
oggi di un suo emule non possiamo nemmeno dire lo stesso

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ipocrisia

Spesso le leggi cercano più di adattarsi ai costumi e alle rivendicazioni di particolari individui o gruppi, che non di promuovere il bene comune della società – Benedetto XVI

parole dette da un pontefice, monarca assoluto di uno stato che vive come un parassita grazie alle risorse che lo stato italiano gli elargisce in virtù di leggi fatte a esclusivo privilegio del vaticano e del clero

il papa però le ha pronunciate riferendosi alle unioni civili…. gradirei mi parlasse delle esenzioni ICI sulle attività commerciali, sulla extrateritorialità di cui gode la fabbrica di tumori Radio Vaticana, sulla extraterritorialità di cui godono gli uffici di alcune sue cliniche, uffici che non possono quindi essere perquisiti anche se il primario della clinica è colpevole e/o responsabile della morte di tante persone a causa del dio denaro

è il caso di citare un detto:

il bove dice al ciuccio che è cornuto

fonte:Il Papa a Lourdes: “I vescovi accettino la messa in latino”

lettura consigliata: La casta dei casti quanto ci costa? Arroganze e ingerenze vaticane

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dispute teologiche

tante lunghe dispute fra teologi si possono riassumere in questo modo: ‘È così. Non è così. È così. Non è così’ – Benjamin Franklin

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Zitti … o parlare ??

“La cultura ed il metodo mafioso ogni giorno di più diventano prassi diffusa… : una componente della normalità italiana” (da Il ritorno del principe, di Saverio Lodato e Roberto Scarpinato).

E chi tace, chi si gira dall’altra parte, chi ha paura di non dare il contributo alla lotta al sistema mafioso che ci opprime…anch’egli è consapevole, coscente e quindi complice della MAFIA!

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divenire cittadino

Il momento dell’ingresso nel lavoro, per un giovane, costituisce un passaggio fondamentale della sua vita: è allora che egli si rende autonomo dalla famiglia, acquista per la prima volta la propria libertà e dignità di cittadino, grazie al percepimento di un reddito autonomo in cambio di una prestazione di lavoro. Ora, laddove esiste un maturo mercato del lavoro, regolato da criteri di merito e di efficienza, il passaggio dalla famiglia all’autonomia individuale rappresenta per un giovane una transizione relativamente normale. Nel mezzogiorno non è così. Proprio al momento del trasferimento dalla famiglia alla società, il giovane che cerca lavoro è costretto nella gran parte dei casi a subire il “battesimo” della raccomandazione clientelare. Se vuole conseguire l’occupazione a cui a diritto, o per la quale crede di possedere i requisiti, egli deve, assai spesso, mettere in moto la catena delle conoscenze e delle influenze della famiglia, della parentela, delle amicizie, per arrivare agli uomini politici che possono decidere del suo destino sociale. Così, al loro “atto di nascita” gran parte dei cittadini meridionali vengono bollati per sempre dal marchio dei favori ricevuti, che dovranno restituire in seguito, dando vita in tal modo a un intreccio di scambi destinato ad allargarsi e a perpetuarsi. Ma un tale meccanismo porta a conseguenze che nessuna società industriale moderna può sopportare a lungo senza inceppi gravi nel suo operare. Accade, ad esempio, sempre più spesso che l’occupazione, la carriera, il destino sociale di ingegneri, biologi, medici, di tante nuove e importanti figure di professionisti, vengano a dipendere dalle logiche e dai calcoli di politici e sindacalisti di nessuna cultura e competenza, nuovi “padroni” senza scrupoli di pezzi importanti della macchina statale periferica.

da Breve storia dell’Italia meridionale di Piero Bevilacqua

ancora una volta ho attinto dal sito Analisi ragionata della stupidità umana

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come si conserva il potere

“Il trono si conquista con le spade ed i cannoni, ma si conserva con i dogmi e le superstizioni” – (Cardinale Mazzarino, consigliere del Re di Francia Luigi XIV)

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il pane di Napoli

Certe cose, se vuoi saperle, ormai devi leggerle sui giornali stranieri.

Difficilmente il TG4 racconterà la storia dei 1.400 fornai clandestini che a Napoli e dintorni avvelenano lentamente i loro clienti, dal momento che scaldano i forni bruciando i rifiuti.

E poi si dice che l’emergenza rifiuti a Napoli è finita, e la città è linda e lustra come uno specchio…

Del pane cotto bruciando i rifiuti parla oggi, in Inghilterra, il Guardian.

Il Guardian scrive che in base ad un rapporto reso pubblico la scorsa settimana, si sospetta che la camorra sia dietro le 1.400 panetterie illegali operanti a Napoli e nei dintorni.

Chioschi che vendono in strada pane fragrante e caldo a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma che lo cuociono bruciando vecchi mobili verniciati, gusci di noce impregnati di pesticidi, perfino il legno delle bare riesumate.

In sostanza, roba in grado di avvelenare lentamente i clienti.

Aggiungasi che le panetterie abusive, oltre al combustibile pericoloso, impiegano manodopera in nero. Per la precisione, migranti clandestini disposti a tutto per un tozzo (appunto) di pane.

La capitale delle panetterie illegali, scrive il Guardian, è Afragola, dove ne sono in funzione un centinaio. Appena 17 sono quelle legali.

Il giro d’affari delle panetterie clandestine è pari a 600 milioni di euro all’anno ed è controllato – prova a indovinare – dalla criminalità organizzata.

Tutte queste informazioni derivano da un’indagine effettuata dall’assessore provinciale all’Agricoltura Francesco Borrelli.

fonti:

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