i costi della politica

Quanto ci costano al mese i nostri Parlamentari?

630 Deputati : €. 13.848.540,30 mensili
333 Deputati : €. 7.511.780,70 mensili

per un resoconto più dettagliato potete leggere questi due articoli:

I costi della politica #1 – I Deputati

I costi della politica #2 – I Senatori

fonte: terzo occhio

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lo scemo del villaggio globale

LO SCEMO DEL VILLAGGIO GLOBALE

di Nando Dicè

Già il fatto che un pianeta, coperto per il 70% di Acqua, lo chiamassero “Terra”, doveva farmi riflettere. E anche quando mi insegnavano “…Padre Figlio e…” madre, penserete voi, no! Spirito Santo, avrei dovuto riflettere. Ma non riuscivo a riflettere, anzi non riuscivo proprio a pensare. Ed allora ho capito: mi hanno preso per scemo.

Non tanto per il fatto che si lavora 12 ore al giorno senza essere mai felice, che l’esistenza del “tempo libero” presuppone l’esistenza occulta del “tempo da schiavo”, ma per il fatto che mi ripetono che questo è il “migliore dei mondi possibili”. Scusate, ma se anche gli schiavi avevano la pausa pranzo insieme a tutta la famiglia, chi non pranza a casa con la famiglia un’intera settimana cos’è, più libero d’uno schiavo? Mi dicono: “noooo, è un uomo libero…”. Bella sta libertà!

A ben pensarci se qualcuno mi domandasse: “ma tu pagheresti qualcuno, per farti
comandare?”, Credo che risponderei di no. Eppure, noi paghiamo i politici per farlo e l’unica cosa che ci fa rabbia e che costano troppo. Dicono che solo in democrazia il popolo è sovrano, ma sovrano di che? La politica che serve il popolo, si è trasformata nel popolo che serve la politica, l’economia che serve il popolo, è mutata nel popolo che serve l’economia, e continuando di questo passo il popolo “serve”, serve sempre. In sintesi, in democrazia il popolo è servo. Ho gridato: “non è giusto!”. Mi hanno chiamato populista. Ma da quand’è che difendere il popolo è un’offesa?

“Ma tutti sono democratici”, hanno gridato. Ma tutti chi? Se tre quarti del pianeta non lo è, non lo vuole essere e non lo è mai stato. Un poco offesi, mi hanno detto “la democrazia parlamentare esiste da sempre…”. Sarà! ma nei libri di scuola, prima dei due secoli scorsi, io non l’ho mai trovata. In ultima analisi, chi non adora la democrazia è contro il “bene”. Allora, tutta la storia dell’uomo prima del 1800 è stata a favore del “male”? Discorso possibile, sia chiaro, ma vorrei solo vedere la faccia di un centinaio di Papi e di San Francesco in particolare. Non credo ne sarebbero felici.

Mi avevano convinto che il “bene” avesse abolito la schiavitù. Poi, mi sono accorto che l’avevano prima creata. In Europa, dalla caduta dell’Impero Romano sino alla nascita della classe mercantile liberiste non esistevano schiavi. È chi erano i mercanti liberisti, se non gli antenati delle multinazionali d’oggi? Loro, con la scoperta del “nuovo mondo” e con la necessità di mano d’opera, crearono gli schiavi e sempre loro, quando gli schiavi incominciarono a costare più del “proletariato” l’abolirono. Ma questo non me l’hanno detto! Si saranno distratti?

Mi hanno assicurato che il “mercato”, in cui l’uomo ha il dovere etico di raggiungere la propria soddisfazione personale, esiste da sempre, ha le sue leggi ed è uguale per tutti. Etico? Ma l’etica non era, il non cercare mai il proprio interesse personale prima dell’interesse collettivo? Sempre? Ma dove, se prima del ‘600 non era affatto così? Ma poi, soprattutto, da quand’è che il mercato fa le leggi? La cosa strana è che non c’è stato nessuno dei liberisti d’oggi, che parla contro lo Stato, che non lo abbia sfruttato nel passato. La FIAT senza lo Stato (e quindi senza noi meridionali), per esempio sarebbe fallita 18 volte.

“L’azione economica deve “essere libera” da condizionamenti politici.” Perché non dicono mai che l’azione politica deve essere libera dal condizionamento economico? Non lo dicono perché l’uomo non è a “compartimenti stagni” è ogni azione coinvolge tutti gli aspetti della sua vita. Ma questo non lo dicono mai. Economia uber alles.

Democrazia è il potere del popolo! Bella frase. Ma che significa? Che votano tutti? No, quello è il suffragio universale, una cosa che non ha neppure cento anni. Quindi prima di questi 60-70 anni, chi aveva diritto al voto, tutti i capo famiglia? Si, ma fino al 1787, dopo, solo quelli che pagavano 10 franchi di tasse. Non potendosi comprare il voto, si comprarono il “diritto al voto”.

La cosa più strana al mondo è, quando parlano della mia terra. Il Sud divenne italiano con il risorgimento! Scusate, ma prima cosa eravamo? Voluta dal popolo, si ripete, con un plebiscito. Ma che votò solo l’ 1,92% della popolazione non lo dice nessuno? che da Stato ricco divenimmo Stato disoccupato non lo dicono mai?
Dovevamo fare la patria degli italiani. Che bello, ma che i Savoia volessero (cedere) vendere il Veneto all’Austria per un miliardo di lire, è o non è “amor di patria”? E che sempre per “amor di patria” si vendettero Corsica, Nizza e Savoia lo vogliamo scrivere sui testi di storia? Ma soprattutto da quando cittadinanza, cultura ed origine devono essere assolutamente coincidenti?

E che dire del globale. Perché nessuno mi spiega che il “mondo globalizzato” non significa tutto il mondo, ma poco più del 14% della popolazione mondiale. Perché nessuno dice che il monoteismo non è la religione di maggioranza del pianeta? Che il progresso materiale non è infinito. Che il 45% delle ricchezze mondiali e nelle mani dell’1% della popolazione. Che nel paese guida delle “democrazia” non esiste il suffragio universale. Che chi accusa di razzismo mezzo mondo, ha dato il voto ai negri solo nel 1965. Che tutto il denaro in circolazione è di proprietà di pochi banchieri. Che la nostra “società di mercato” non è unica, né migliore e che non esiste da sempre? Silenzio. E meno male, questi i “cattivi” non li cercano, se li scelgono.

Ma dal ’45 abbiamo la pace! Sì, una pace con appena 163 guerre e 32 milioni di morti. Ma prima si stava molto peggio! Certo descrivono la storia passata sempre come vogliono loro. Come se vi volessi descrivere la storia di tutta l’Indonesia prendendo come esempio il giorno dopo lo Tsunami. Abbiamo gli stessi diritti! Si, ma perché non ci dite che non tutti hanno gli stessi mezzi per esercitarli? Sembra strano, ma più i diritti si dicono “universali”, meno si realizzano concretamente!
Dominiamo la tecnologia! Ma dite la verità, dite che è la tecnologia che domina voi. Sono andato a comprare una mela, mi hanno chiesto “come la vuole, biologica, integrale, all’OGM, naturale, italiana, americana, col controllo della filiera, ad impatto 0, dop o doc?”. ‘Na mela!!!!!!!?????

Tutti siamo uguali! Al massimo dovremmo essere “pari”, ma anche se fossimo “uguali”, perché non ci dite uguali a chi?

Aiuto! ogni tre giorni una specie animale si estingue; ogni 3 anni muore un dialetto e ogni 12 una lingua. Aiuto! ogni 3 minuti una specie vegetale muore. Aiuto! aumentano i suicidi (almeno su questo, gli altri, cioè noi napoletani siamo al tasso più basso d’Europa: 1,9). AIUTO!!!!!!! “Non ti spaventare, mi hanno detto, stai tranquillo, ti abbiamo “regalato” il progresso.” Meno male: e se mi regalavate il regresso cosa succedeva? Ma io sono educato, mica posso offenderli rifiutando. Sai che ridere se uno scemo morisse sotto le bombe intelligenti?

“Non ti preoccupare, mi hanno detto, il nemico non sei tu (povero scemo) ma i terroristi!”. Ma chi? quelli che con 4 mitra e tre bombe a mano girano nelle foreste come Sandokan? Non capisco, con 4 mitra si diventa “signori della guerra”, mentre con armi di distruzioni di massa, signori della pace? Strano! Ma vi sembra normale che esiste un esercito con armi tali, che se “spara”, insieme al nemico uccide anche se stesso? Meno male che lo scemo ero io!

“Dai, non lamentarti sempre: abbiamo sconfitto il comunismo…”. La mia educazione m’impone di non parlar male dei morti, quindi non parlerò del comunismo, ma non erano vostri alleati nella conquista del mondo? “Però, almeno abbiamo sconfitto il fascismo…!” Bene, allora potete togliere per favore, la tassa per la conquista dell’Eritrea che paghiamo ancora sulla benzina? “Abbiamo debellato il Nazismo!”. Sì, ma ne avete continuato il lato peggiore: clonazione, manipolazione genetica, sperimentazioni sociali, controllo maniacale delle attività umane, emarginazione dei dissidenti, lager di segregazione e tortura, giacobinismo.

“Ma questo è un sistema che si auto controlla, non hai visto mani pulite?” Mani che..??? Ma doveva venire Di Pietro per farci sapere che erano ladri? E poi cosa è cambiato? Al posto di Fini, Fini. Al posto di D’alema, D’Alema, al posto di Andreotti, Andreotti. Di La Malfa, La Malfa. Anche Intini è tornato in televisione.

“Dai non esagerare, siamo andati sulla Luna…”. Che fortuna, tanto del traffico a volte, non riesco neppure ad arrivare in ufficio. Non ti dico poi per trovare il parcheggio.

“Non puoi negare che si vive meglio del passato…”. Che ne sapete? Come fate ad esserne certi? Ma soprattutto che significa “meglio”? Capisco una sola cosa, e se l’ho capita io, non ci vuole tanto: il vostro modello di sviluppo sta cambiando la natura e anche gli uomini, ci sta portando al baratro con eventi incontrollabili ed imprevedibili. Perché non vi fermate?

Il progresso è inevitabile! Ma non era la morte l’unica cosa inevitabile?
Il progresso è la prima cosa! Ma non era la salute?
Il progresso ci serve! Anche se fa male?
Può darsi, ma ci serve lo stesso, ne abbiamo bisogno! Tossici dipendenti progressisti!

Da quando ho capito di non aver capito nulla, sono convinto di una cosa: nulla è come dovrebbe essere. Ma su una cosa mi resta ancora il dubbio: in un “villaggio globale” di 4 miliardi di persone, proprio io dovevo essere lo scemo? Ma le cose non si possono cambiare del tutto, nei villaggi normali, c’era sempre “uno scemo del villaggio”, nel “villaggio globale” “uno”, significa essere tanti!

Nando Dicè

Fonte: http://www.mirorenzaglia.com
Link: http://www.mirorenzaglia.com/index.php?itemid=263

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Woodrow Wilson

“Sono l’uomo più infelice. Ho inconsapevolmente rovinato il mio paese. Una grande nazione industriale è ora controllata dal suo sistema di credito. Non siamo più un governo (derivato) dalla libera opinione, non più dalla convinzione e dal voto della maggioranza, ma dall’opinione e coercizione di un piccolo gruppo di uomini dominanti”

Woodrow Wilson, 1919 (Riferendosi alla Federal Reserve ed alla transizione ad un’economia basata sul debito)

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le menzogne di una ong: Reporters sans frontiers

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, subito seguito da Reporter senza frontiere, ha denunciato gli attacchi alla libertà di stampa in Venezuela. In realtà, i tribunali amministrativi hanno rifiutato di rinnovare la concessione delle frequenze ad una televisione che aveva partecipato al tentativo di colpo di stato e aveva moltiplicato le violazioni ai suoi impegni contrattuali. Salim Lamrani analizza questa nuova campagna di disinformazione della “ONG” parigina.

Il mancato rinnovo della concessione di durata ventennale alla rete privata venezuelana RCTV, arrivata a scadenza il 27 maggio 2007, ha suscitato una straordinaria isteria mediatica a livello internazionale. Per numerose settimane la stampa del mondo intero si è concentrata su un avvenimento banale che abitualmente passa inosservato quando accade negli altri paesi del mondo. Essa ha trasformato una decisione amministrativa del tutto regolare e legittima in un attentato alla libertà di stampa. Reporter senza frontiere ha evidentemente partecipato a questa campagna internazionale di disinformazione pubblicando, il 5 giugno 2007, un rapporto altamente tendenzioso su RCTV [1].

Chiusura di RCTV ed egemonia mediatica?

RSF [Reporter senza frontiere] intitola il suo dossier “Chiusura di Radio Caracas Television: il consolidamento di un’egemonia mediatica”. L’organizzazione dà immediatamente il tono distillando due menzogne in una sola frase. Per prima cosa, RCTV non è stata chiusa e può continuare a trasmettere via cavo o via satellite. Essendo lo spettro delle frequenze limitato per definizione, il governo venezuelano ha deciso di non rinnovare il contratto alla rete e di concedere lo spazio così liberato ad un’altra catena allo scopo di democratizzare i media. Dunque, contrariamente a quanto afferma RSF, RCTV non “cessa le sue emissioni” [2].

La seconda contro-verità si trova nell’espressione “egemonia mediatica”. Con questo titolo RSF vorrebbe fare credere al lettore che le autorità venezuelane controllano i media e dispongono quasi di un monopolio nel settore. Per convincere l’opinione pubblica, Robert Ménard, segretario generale dell’organizzazione, ripete instancabilmente alla stampa la stessa frase: “Chavez detiene una posizione egemonica sui mezzi di comunicazione” [3]. Ora, la realtà è completamente diversa. In Venezuela, l’80% delle reti televisive e delle radio appartiene al settore privato. Per quanto riguarda la televisione via cavo o via satellite, che è un settore relativamente ben sviluppato nel paese, esso è quasi interamente controllato da fondi privati. A livello di carta stampata, i 118 giornali nazionali e regionali che circolano nel paese sono ugualmente controllati dal settore privato. Esiste effettivamente una “egemonia mediatica”, ma è interamente il prodotto dei gruppi economici e finanziari privati [4].

Decisione arbitraria del Presidente Hugo Chavez?

RSF dichiara che la decisione è stata presa “per ordine del presidente Hugo Chavez” e assicura che è illegale perché, secondo lei, è necessaria “una condanna giudiziaria … per rifiutare alla rete il diritto di trasmettere per i prossimi venti anni”. Qui ancora RSF ricorre ad una doppia bugia. In realtà la decisione è perfettamente legale, rispettosa delle norme internazionali e legittima. Come nella maggior parte del mondo, lo spettro delle onde hertziane appartiene allo Stato ed è destinato a promuovere l’interesse pubblico. Inoltre, l’articolo 156 della Costituzione venezuelana, così come l’articolo 108 della Legge sulle telecomunicazioni, danno al governo il potere di regolare l’accesso a questo spazio. Non è assolutamente questione di “condanna giudiziaria” come pretende RSF. Infine, RCTV conserva sempre il “diritto a trasmettere” via cavo o satellite [5].

Peraltro, non è Hugo Chavez che ha deciso di non rinnovare la concessione ma la Commissione nazionale delle telecomunicazioni del Venezuela. La concessione a RCTV non è stata rinnovata per diverse ben precise ragioni. Innanzitutto, il governo desidera procedere ad un riequilibrio tra reti pubbliche e reti private. In secondo luogo, RCTV non ha rispettato i suoi impegni ed il capitolato di concessione. Un unico esempio edificante: tra giugno e dicembre 2006, le autorità hanno accertato almeno 652 infrazioni da parte di RCTV. La rete ha inoltre denigrato in maniera sistematica la politica del governo ed incitato a più riprese la popolazione alla violenza ed alla rottura dell’ordine costituzionale. La partecipazione dimostrata di RCTV al colpo di stato del 11 aprile 2002 [6], così come il suo comportamento golpista, sono stati fattori non trascurabili nella decisione. In particolare, RCTV aveva partecipato al sabotaggio petrolifero del dicembre 2002 che costò quasi 20 miliardi di dollari all’economia nazionale [7].

RSF afferma al riguardo che RCTV è semplicemente “accusata” di aver partecipato al colpo di stato, mentre le prove e le testimonianze sono schiaccianti. Il giornale francese estremamente conservatore Le Figaro ricorda che “per anni la rete ha apertamente cospirato contro il presidente in carica lanciando appelli per rovesciare il regime”. Le Figaro sottolinea inoltre che al momento del colpo di stato la rete “annunciava che Hugo Chavez si era dimesso”, seguendo così il piano dei golpisti, ed aveva riconosciuto Pedro Carmona come presidente ad interim. [8]

In seguito al ritorno del presidente Chavez, RCTV aveva vietato ai suoi giornalisti di diffondere qualsiasi informazione al proposito e si limitava a trasmettere cartoni animati. Il responsabile di produzione della catena, Andrés Izarra, contrario al putsch, aveva immediatamente dato le dimissioni per non rendersi complice della prova di forza. In occasione di una audizione di fronte all’Assemblea nazionale, Izarra ha dichiarato che il giorno del colpo di stato ed i giorni successivi aveva ricevuto l’ordine formale da parte di Marcel Granier, presidente di RCTV, di “non trasmettere alcuna informazione su Chavez, i suoi sostenitori, i suoi ministri o qualunque altra persona che potesse essere messa in relazione con lui” [9].

Anche il conservatore Los Angeles Times traccia il percorso di RCTV dopo l’elezione di Hugo Chavez alla presidenza della repubblica nel 1998 e sottolinea che essa si era data come obiettivo di “rovesciare il presidente eletto democraticamente”. Dopo il colpo di stato, “RCTV è apertamente precipitata nella sedizione ed ha mostrato immagini truccate per fare credere che i sostenitori di Chavez fossero all’origine dei morti e dei feriti”. Il giornale ricorda che Marcel Granier si era recato al Palazzo presidenziale per allearsi con “il dittatore Pedro Carmona che aveva appena abolito la Corte Suprema, l’Assemblea Nazionale e la Costituzione”. Poi il LA Times conclude: “Granier e gli altri non devono essere considerati martiri della libertà di espressione” ma golpisti [10]. D’altronde, Granier ha rilasciato una eloquente dichiarazione a RSF a proposito del colpo di stato: “Devo ammettere che non mi dispiaceva affatto di vedere andare via Hugo Chavez” [11]. Come poteva “dispiacergli” visto che aveva attivamente partecipato al suo rovesciamento?

Evidentemente, sostenendo e partecipando apertamente alla rottura dell’ordine costituzionale nell’aprile 2002, RCTV non si preoccupava dell’interesse pubblico. Non è certo necessario ricordare che se una rete televisiva francese o di qualunque altro paese al mondo si azzardasse a tenere un comportamento come quello di RCTV, non durerebbe 24 ore ed i suoi dirigenti si ritroverebbero immediatamente in galera. Da parte sua, il giornale statunitense Houston Chronicle ha notato che “le azioni di RCTV non sarebbero durate più di qualche minuto “ negli Stati Uniti [12].

Perchè RSF vuole fare credere all’opinione pubblica che la colpevolezza di RCTV è ancora soggetta a discussione? Semplicemente perché Robert Ménard e la sua organizzazione avevano essi stessi sostenuto il colpo di stato dell’aprile 2002. C’è bisogno di ricordare la dichiarazione pubblicata da RSF il 12 aprile 2002?:

“Chiuso nel palazzo presidenziale, Hugo Chavez ha firmato in nottata le sue dimissioni, sotto la pressione dell’esercito. In seguito è stato condotto al forte di Tiuna, la principale base militare di Caracas, dove è detenuto. Immediatamente dopo, Pedro Carmona, presidente di Fedecàmaras , ha annunciato che presiederà un nuovo governo di transizione. Egli ha affermato che sul suo nome convergeva il consenso della società civile venezuelana e del comando delle forze armate” [13].

Decisione impopolare?

L’ente parigino dichiara anche che gli “oppositori (numerosi) e i sostenitori (pochi)” avevano nello stesso tempo sfilato a Caracas per ripudiare o appoggiare la decisione del governo. Qui RSF non esita affatto a mentire spudoratamente. Le manifestazioni di oppositori che hanno avuto luogo in segno di protesta non hanno riunito che qualche migliaio di persone. Al contrario, le manifestazioni di sostegno che hanno sfilato nella capitale, in analogia a quelle del 27 maggio e del 2 giugno 2007, sono state impressionanti. In effetti centinaia di migliaia di cittadini hanno sfilato per le vie di Caracas mostrando il loro sostegno a Hugo Chavez [14]. A quale scopo RSF manipola la realtà?

RSF riprende anche i sondaggi realizzati da RCTV e dall’opposizione per dimostrare l’impopolarità della decisione, accordando loro ampio credito e adottando così una posizione palesemente partigiana. Il ministro dell’Interno, Pedro Carreño, ha risposto in maniera pungente a questa affermazione: “la libertà d’espressione non è quella dell’impero, né quella di Reporters sans frontières, né quella della Società della stampa interamericana (SIP), né quella dell’oligarchia, ma quella del popolo che oggi è uscito per strada” [15].

RSF evoca una “chiusura sconfessata dall’opinione [pubblica] e dalla comunità internazionale” e cita alla rinfusa una risoluzione del Parlamento europeo adottata il 24 maggio 2007 e “numerosi governi latino-americani, dal Brasile al Messico passando per il Cile, ed anche il suo omologo e alleato boliviano Evo Morales”. RSF vuole dare l’impressione di una unanimità mondiale contro Hugo Chavez quando la realtà è totalmente differente. Di tutto il continente americano, sarebbe a dire su circa 25 nazioni, solo tre parlamenti (Brasile, Cile, Nicaragua) si sono pronunciati contro il mancato rinnovo della concessione e solamente il presidente costaricano Oscar Arias ha rilasciato una dichiarazione sfavorevole. Il resto del continente, a cominciare da Evo Morales, si è sia pronunciato a favore del governo di Chavez (Bolivia, Cuba, Nicaragua), sia ha segnalato che si trattava di una misura amministrativa che non riguardava che il Venezuela e che non era auspicabile immischiarsi negli affari interni della nazione. Come si vede, RSF è esperta nel campo della disinformazione [16].

Per quanto riguarda la risoluzione del Parlamento europeo, essa è stata effettivamente adottata il 24 maggio 2007, ma solamente da parte di 43 dei 784 deputati europei, ossia a malapena dal 5,4% dei parlamentari. Tale risoluzione è stata unanimemente rigettata da 741 deputati per il suo carattere politicizzato e soprattutto perché essa rappresentava una inaccettabile ingerenza negli affari interni di un paese sovrano. La maggior parte dei deputati si sono rifiutati di partecipare al voto ed hanno lasciato l’emiciclo. Quanto all’OSA [Organizzazione degli Stati Americani, ndT] e alla Commissione interamericana dei diritti dell’uomo, esse non hanno emesso alcuna condanna, contrariamente a quanto suggerisce RSF, ma semplicemente raccomandazioni di ordine generale sulla libertà di stampa [17].

Le altre manipolazioni di RSF

RSF assicura ugualmente che “le richieste di incontri con i membri del governo e di rappresentanti dei media pubblici o filogovernativi sono rimaste senza risposta. Questo eloquente silenzio, così come i propositi delle persone incontrate, tende a confermare che l’affare RCTV non si limita ad una semplice misura amministrativa”. Peraltro, il governo ha ripetuto a più riprese di non aver ricevuto alcuna richiesta di appuntamento da parte di RCTV. Nel promuovere il punto di vista di Marcel Granier RSF fa mostra ancora una volta della sua tendenza partigiana e stigmatizza il governo democratico di Hugo Chavez qualificandolo come “regime politico particolare chiamato «chavismo»”. Qui siamo lontani dal tema della “libertà di espressione”. Ménard si pone in una situazione di opposizione politica ed ideologica nel fare deliberatamente la caricatura del governo venezuelano. Il termine «chavismo» è in effetti utilizzato spesso in senso peggiorativo da parte dell’opposizione [18].

RSF conclude il suo rapporto con una palese contro-verità, mettendo in guardia verso “l’egemonia mediatica” del presidente. E’ necessario essere precisi al riguardo. Per la banda VHF, nel 2000, vi erano 19 reti televisive private ed 1 pubblica. Nel 2006 la cifra è passata a 20 reti private contro una sola pubblica. Dopo il 27 maggio 2007, vi sono 19 reti private e due reti pubbliche, Venezolana de Televisiòn e TVes che sostituisce RCTV nelle frequenze hertziane. Per la banda UHF, nel 2000, vi erano 28 reti private e due reti pubbliche. Nel 2006 vi erano 44 reti private e 6 pubbliche. Nelle radio, per le onde AM, nel 2000 e nel 2006, vi erano 36 radio pubbliche a fronte di 143 radio private. Per le onde FM, vi erano 3 radio pubbliche contro 365 radio private nel 2000. Nel 2006, le cifre passano a 440 radio private e 10 radio pubbliche. Come si vede, RSF inventa storie [19].

“RCTV trasmetterebbe pornografia”, dichiara RSF utilizzando il condizionale per suggerire che sussiste un dubbio riguardo questa accusa. Eppure le rete è stata condannata a più riprese dal Tribunale Supremo nel 1981 e nel 2006 per aver trasmesso scene pornografiche in orari di grande ascolto. Adesso RSF rimette in discussione le decisioni della più alta autorità giudiziaria del paese [20]. Inoltre, conviene ricordare che RCTV è la rete maggiormente sanzionata (sei volte) nella storia del Venezuela per violazioni di legge, e una sola volta sotto il governo di Chavez [21].

RSF accusa anche il Tribunale Supremo, che ha ordinato la messa a disposizione delle apparecchiature di RCTV alla nuova rete TVes, di voler “compromettere la presenza della rete del leone sul cavo”. Qui la goffaggine di Ménard lo spinge persino a rivelare all’opinione pubblica che RCTV non sparirà. In effetti il Tribunale Supremo ha semplicemente ordinato la cessione temporanea dei trasmettitori allo scopo di assicurare la continuità del servizio pubblico. In più, questa decisione non compromette affatto le possibilità della rete di trasmettere via cavo, come è stato affermato pubblicamente da parte delle principali imprese del settore [22].

Secondo RSF, Televen e Venevisiòn, due delle principali rete private, che hanno adottato una posizione più razionale nei confronti del governo e che a partire dal 2004 hanno smesso di lanciare appelli alla sovversione e al rovesciamento del governo – restando tuttavia all’opposizione come dimostra facilmente la loro programmazione – sono nelle mani del presidente Chavez. La stessa cosa per il quotidiano nazionale privato Ultimas Noticias. Perché, secondo RSF, siano qualificati come d’opposizione bisognerebbe senza dubbio che questi media continuassero a denigrare il governo, a manipolare l’informazione, a destabilizzare la nazione e a lanciare appelli omicidi verso Chavez come hanno fatto RCTV e Globovisiòn nel maggio 2007. RSF da prova di una visione manichea: o i media sono contro Chavez o sono al suo servizio [23].

RSF afferma che “Hugo Chavez non si cura del diritto internazionale”. Tale accusa è completamente gratuita. In effetti RSF non è capace di citare un solo caso di violazione del diritto internazionale commesso dal governo bolivariano. L’organizzazione dichiara altresì che “numerosi ricorsi [di RCTV sono stati] accolti favorevolmente dalla […] Corte interamericana dei diritti dell’uomo”. In realtà la Corte suddetta ha accettato di studiare un solo ricorso il 25 maggio 2007 e non si è ancora pronunciata al riguardo[24].

“Hugo Chavez vuole per il 2008 una riforma costituzionale che gli permetterà di essere rieletto indefinitamente”, segnala il rapporto, presentando tale volontà come un grave pericolo per la democrazia. RSF ha forse dimenticato che nella maggior parte dei paesi occidentali, tra cui la Francia, la rieliggibilità illimitata è una realtà costituzionale? Perché RSF si pronuncia su degli aspetti della politica interna mentre afferma di essere unicamente interessata dalla “libertà di stampa” e di essere “apolitica”? [25].

“Un controllo totale dello Stato, del governo, delle forze armate. Nessun avversario in Parlamento, avendo l’opposizione boicottato lo scrutinio elettorale del 2005. Un partito dominante, quasi unico. Ventidue governatori [su ventiquattro] completamente devoti. E ben presto una società civile praticamente sotto controllo”. Ecco le allarmistiche constatazioni di RSF. “Un partito dominante, quasi unico”, inveisce RSF quando esistono oltre una decina di partiti politici in Venezuela. Senza dubbio in Francia lo Stato, il governo e le forze armate sono controllati dall’opposizione. Quanto al Parlamento e alle cariche di governatore, RSF rimetterebbe in discussione la scelta democratica degli elettori venezuelani? E la società civile si limita forse all’opposizione sempre più marginale? O riguarda l’insieme della popolazione? Riprendendo la retorica dell’opposizione, che ha subito più di 10 sconfitte elettorali consecutive dal 1998, RSF pretende falsamente che Chavez controlli tutte le istituzioni del paese, allo scopo di fare passare il governo più democratico dell’America latina per un regime autoritario. De resto, queste considerazioni non hanno nulla a che vedere con la “libertà di stampa” [26].

L’organizzazione parigina se la prende anche con l’avvocato Eva Golinger. La sua colpa? Aver rivelato alla luce del sole i nomi di tutti i giornalisti venezuelani prezzolati dagli Stati Uniti con l’espediente dell’USAID [Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale, ndT] e dove “figura specificatamente il corrispondente di Reporters senza frontiere” come riconosce il rapporto redatto da Ménard [27].

RSF assicura analogamente che Chavez è consigliato da numerose personalità mondiali per la riforma costituzionale e cita, tra gli altri, l’argentino Norberto Ceresole. Il solo problema è che Ceresole è deceduto nel 2003 per infarto del miocardio. Questi grossolani errori materiali mostrano quanto poco credito meriti il rapporto [28].

RSF si è forgiata la sua opinione sulla realtà mediatica venezuelana dopo soli cinque giorni di presenza nel paese, “dal 24 al 28 maggio 2007”, e dopo essersi intrattenuta unicamente con giornalisti ed editori dell’opposizione. Il suo obiettivo di partenza era chiaro: trasformare una decisione amministrativa comune a tutti i paesi del mondo in un atto di censura e di attacco alla libertà di stampa. Come può l’organizzazione parigina pretendere di fare prova d’imparzialità e di serietà d’intenti mediante pratiche di tale genere? [29].

Come mai RSF non si è indignata di fronte al mancato rinnovo della concessione alla rete televisiva spagnola TV Laciana nel 2004, alla rete TV Catòlica nel 2005 e alla reteTele-Asturias nel 2006? Perché RSF non si è mobilitata contro il mancato rinnovo della concessione alle reti britanniche One TV, Actioworld e StarDate TV 24 nel 2006, o di Look for Love 2 nel 2007? Perché Robert Ménard non è andato in Perù per indagare sulla chiusura di due reti televisive nel 2007, o nel Salvador quando il governo ha deciso di revocare la concessione alla rete Salvador Network nel 2003? Perché RSF è rimasta impassibile quando il Canada non ha proceduto al rinnovo della concessione alla rete Country Music Television (CMT) nel 1999? Perché RSF ha passato sotto silenzio la revoca della concessione alle reti statunitensi Daily Digest nel 1998 e FCC Yanks Trinity License nel 1999? [30].

Questa indignazione a geometria variabile dimostra chiaramente che il caso ordinario di RCTV non è che un pretesto per RSF allo scopo di stigmatizzare Hugo Chavez e continuare la guerra di disinformazione contro un governo democratico e popolare. Quanto alla libertà di espressione, chiunque abbia passato 24 ore in Venezuela non può non stupirsi del tono aspro e fanatico delle reti di opposizione nei confronti del governo. Affermare il contrario sarebbe uno straordinario atto di malafede.

Il vero ruolo di RSF non è quello difendere la libertà di stampa come pretende di fare, ma di promuovere gli interessi politici e finanziari degli organismi che la finanziano. Tra di essi si trova il governo degli Stati Uniti che annaffia generosamente l’organizzazione parigina con l’espediente della Fondazione nazionale per la democrazia [National Endowment for Democracy], organizzazione che il giornale più importante del mondo, il New York Times, definisce un paravento della CIA [31].

NOTE

[1] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, 5 giugno 2007. www.rsf.org/img/doc/rapport_rctv_fr.doc (sito consultato il 6 giugno 2007)

[2] Ibid. ; Libro Blanco de RCTV, “Mitos y hechos sobre Radio Caracas Television”, Cuba Debate, 30 maggio 2007.

[3] L’Express, “Chavez bâilonne la dernière chaîne d’opposition”, 29 maggio 2007.

[4] Ibid.

[5] Ibid.

[6] “Opération manquée au Venezuela”, di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 18 maggio 2002.

[7] Ibid. Per le 652 infrazioni vedere Jean-Luc Mélanchon, “Où va la bonne conscience anti-chaviste”, 26 maggio 2007, www.jean-luc-melanchon.fr (sito consultato il 30 maggio 2007). Per il sabotaggio petrolifero vedere Agencia Bolivariana de Noticias, “No aceptaremos comportamientos antidemocraticos de la oposiciòn”, 3 novembre 2006.

[8] Lamia Oulalou, “Chavez bâilonne la télé d’opposition”, Le Figaro, 26 maggio 2007.

[9] Eva Golinger, El còdigo Chavez (La Havane: Editorial de Ciencias Sociales, 2005), p. 125.

[10] Bart Jones, “Hugo Chavez Versus RCTV”, Los Angeles Times, 30 maggio 2007.

[11] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, op. cit.

[12] Bart Jones, “Chavez As Castro? It’s Not That Simple In Venezuela”, Houston Chronicle, 7 febbraio 2007.

[13] Reporters sans frontières, “Un journaliste a été tué, trois autres on été blessés et cinq chaînes de télévision brièvement suspendues”, 12 aprile 2002. www.rsf.org/article.php3?id_article=1109 (sito consultato il 13 novembre 2006).

[14] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, op. cit.; Agencia Bolivariana de Noticias, “Hoy el pueblo demostrò que està mobilizado en apoyo a la revoluciòn”, 2 giugno 2007.

[15] Ibid.

[16] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, op. cit.

[17] El Nuevo Herald, “Legisladores de EEUU y Europa condenan cierre de RCTV”, 25 maggio 2007.

[18] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, op. cit.

[19] Ibid. ; Telesur, “Informe RSF Cierre de Radio Caracas Television. La consolidatiòn de una mentira mediatica a través de 39 embustes”, 7 giugno 2007.

[20] Telesur, “Informe RSF Cierre de Radio Caracas Television. La consolidatiòn de una mentira mediatica a través de 39 embustes”, op. cit.

[21] Agencia Bolivariana de Noticias, “RCTV ha sido el canal màs sancionado en Venezuela”, 29 marzo 2007.

[22] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, op. cit.

[23] Ibid.

[24] Ibid. ; Néstor Ikeda, “CIDH pide a Chavez proteger libertad de expresiòn”, Associated Press, 25 maggio 2007.

[25] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, op. cit.

[26] Ibid.

[27] Ibid.

[28] Ibid. ; Telesur, “Informe RSF Cierre de Radio Caracas Television. La consolidatiòn de una mentira mediatica a través de 39 embustes”, op. cit.

[29] Reporters sans frontières, “Fermeture de Radio Caracas Television: la consolidation d’une hégémonie médiatique”, op. cit.

[30] Jean-Luc Mélanchon, “Où va la bonne conscience anti-chaviste”, op. cit.

[31] Robert Ménard, “Forum de discussion avec Robert Ménard”, Le Nouvel Observateur, 18 aprile 2005. www.nouvelobs.com/forum/archives/fo… (sito consultato il 22 aprile 2005); John M. Broder, “Political Medding by Outsiders: Not New for U.S.”, The New York Times, 31 marzo 1997, p.1.

SALIM LAMRANI
Fonte: http://www.voltairenet.org/
Link: http://www.voltairenet.org/article149572.html

link: REPORTER SENZA FRONTIERE E RCTV

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censura preventiva in Italia

Piero Ricca si è visto cambiare i codici di accesso al suo blog in seguito ad una denuncia per diffamazione da parte di Emilio Fede.

Questa procedura, del tutto inusuale e incredibilmente celere per il sistema italiano, è fondamentalmente dovuta al fatto che un potente (Emilio Fede) si è sentito sbattere in faccia la verità da un cittadino comune (Piero Ricca).

Piero Ricca adesso scrive tramite un altro blog: QuiMilanoLibera

Il suo blog precedente è visibile ma non può essere modifcato

I dettagli della vicenda si possono conoscere facilmente tramite internet, in televisione non ne avrete notizia invece, perché quello che spaventa tanto Emilio Fede e tutti quelli come lui non è ciò che Piero Ricca sa, ma il fatto che sa e che vuole che anche altri sappiano.

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giochi per la mente

 

Trascinatore | Falso d’autore | Indovina i colori | Ruotare² | Rotate² | Pedine cinesi | Colored Lines | Capolavori | Carte misteriose | Sudoku | Reversi | Cervellone | Colori gemelli | Caccia ai numeri | Campo minato | Scena del crimine | Solitario di Mahjongg | Indovina la bandiera | Soldi marziani | Memocolor | Pedine | Scacchi

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Lord Stamp

“Le operazioni bancarie furono concepite nell’iniquità e nacquero nel peccato. I banchieri possiedono la terra; portategliela via ma lasciateli con il potere di generare credito e, con un colpo di penna, creeranno abbastanza soldi per ricomprarsela tutta di nuovo. Portategli via questo potere e tutte le grandi fortune come la mia spariranno, e devono sparire, dato che allora questo mondo sarebbe un mondo migliore e più felice in cui vivere. Ma se volete essere schiavi dei banchieri e pagare il costo della vostra personale schiavitù, allora lasciate che i banchieri controllino i soldi e controllino il credito”

Lord Stamp, direttore della Banca d’Inghilterra, 1940

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Come inserire la numerazione delle pagine con OpenOffice

Per inserire la numerazione in un documento testuale OpenOffice occorre selezionare dal menù “inserisci” la voce “piè di pagina” (e non quella “nota a piè di pagina”) selezionando a quale tipologia di pagina assegnare la funzione (ad es. standard, pagine pari, ecc.).

Dopo tale operazione occorre portare il cursore all’interno dell’area apparsa in fondo alla pagina e successivamente selezionare dal menù “inserisci” la voce “comando di campo” e dunque “numero di pagina”.

Ovviamente suggerisco di scalare opportunamente la dimensione del numero di pagina ed allinearlo opportunamente.

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da Salvatore Giuliano a Carlo Giuliani 54 anni di storia Italiana

vi segnalo questo sito molto interessante: Avvenimenti Italiani

è dedicato ad approfondire e a ricordare (per quel che può) vari avvenimenti della storia italiana che “qualcuno” ha interesse affinché cadano nel dimenticatoio

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per non dimenticare: Duilio Poggiolini

sono anni che mi domando che fine ha fatto un personaggio che a me ha fatto particolarmente schifo nel panorama indecente della classe politica italiana: Duilio Poggiolini

chi è Duilio Poggiolini?

Poggiolini (tessera n° 961 della P2) è stato uno dei protagonisti di tangentopoli, ma il motivo per cui mi è rimasto impresso è che Poggiolini si è reso responsabile dell’infezione di HIV(AIDS) e HCV(epatite C) su numerosissimi pazienti che per vivere dovevano infondersi con emoderivati (trasfusioni e trattamenti del sangue).

E sì perché sappiamo bene che dai primi anni ottanta, quando iniziò a diffondersi l’AIDS a macchia d’olio nel mondo, gli emoderivati concentrati per la terapia salvavita di emofilici divennero il cuore del problema. Chi di noi non ricorda gli affannosi rimandi a capire quali dei metodi di inattivazione virale venivano adottati dalle aziende produttrici di questi farmaci salvavita? e quali paure ogni emofilico affrontava ogni volta che si doveva iniettare per forza il farmaco domandandosi: “Sono sicuro che non succederà qualcosa proprio a me?”. Tutti erano sicuri, perché tutti vigilavano e su tutti vigilava il ministero, anzi, Duilio Poggiolini, Direttore Generale.

Sì, perché un conto è prendere dei soldi per concedere un appalto ad un privato per costruire un palazzo senza requisiti; un conto è non “capire” la gravità e il pericolo costituito da un virus letale, come l’AIDS, prendere con superficialità – voluta? – l’imposizione per legge dei metodi di inattivazione virale degli emoderivati prima della loro immissione in distribuzione e infine non controllare – volutamente? – gli stessi farmaci emoderivati industriali prima dell’immissione nel commercio. Invece Poggiolini ha fatto proprio questo.

ma che fine ha fatto questo essere spregevole che per denaro ha condannato a morte tantissime persone (oltre al danno irreparabile della fiducia venuta meno nei confronti del sistema sanitario)?

Forse ancora più del reato stesso fecero scalpore i risultati delle perquisizioni in casa Poggiolini, quando i carabinieri trovarono mazzette di banconote nascoste nelle imbottiture di divani e puff, o addirittura lingotti d’oro conservati nei pensili della cucina.

oggi Poggiolini vive ritirato e anonimo (vorrebbe tanto esserlo) tutto casa e chiesa con una misera pensione del ministero della sanità di 43 mila euro lordi l’anno, più 2 mila euro come ex docente universitario (fonte: Duilio Poggiolini, il boss della malasanità)

e i suoi debiti con la giustizia?

Poggiolini si fece alcuni mesi di carcere, come la moglie del resto, e poi tra riduzioni di pena, assoluzioni, condanne per altri reati e prescrizioni comunque incredibilmente uscì di prigione. In seguito tornò agli arresti domiciliari per scontare una porzione di pena per finire, da libero, la sua opera nei servizi sociali. Ed oggi, appunto, l’indulto.

Si, Poggiolini, come moltissimi altri politici e banchieri e finanzieri etc. etc. ha beneficiato dell’indulto per chiudere definitivamente i conti con la giustizia italiana (ma come tanti altri potenti fra ritardi e processi e arresti domiciliari e condizioni di salute incompatibili col regime carcerario… il carcere l’ha visto solo di sfuggita).

adesso che so che fine ha fatto questo individuo, che mi fa veramente SCHIFO, sento che la mia curiosità è stata appagata, ma non mi sento meglio, perché è andata a finire esattamente come c’era da aspettarsi in Italia.

fonti:

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