la censura avanza anche in Italia

Sito sottoposto a sequestro preventivo
Un testo che oggi ritroviamo sempre più spesso sui siti italiani!

Resto esterefatto di fronte alla notizia che in questi giorni sta animando la blogosfera: il blog di Piero Ricca, un cittadino libero che parla liberamente manifestando il suo dissenso in pubblico, è stato bloccato dalla Finanza.
Del Signor Piero Ricca, al limite, si possono non condividere i modi ma da qui ad oscurare un sito c’è di mezzo il mare, anzi, diamo un peso alle parole, c’è di mezzo la censura.
L’angosciante vicenda inizia quando il Signor Emilio Fede, direttore del TG4, querela Piero Ricca per diffamazione, da qui si arriva ad un sequestro preventivo del blog e poi alla chiusura.

Così Emilio Fede pensava di archiviare il caso ma ha fatto i conti senza l’oste. Un evento del genere scatena un putiferio inimmaginabile e i risultati attesi sono esattamente gli opposti. L’articolo di Piero Ricca, prima letto solo dagli appassionati lettori del suo blog, ora sta facendo il giro della rete, il video su YouTube è balzato in testa alle classifiche, la pagina “sequestrata” è presente nella cache di Google e a leggerla ora sono in tanti!
Lo scopo stesso per cui Piero Ricca intervistava Emilio Fede è sotto gli occhi di tutti: la posizione abusiva della sua rete e lo scandalo denunciato da Francesco Di Stefano, legittimo proprietario delle frequenze occupate da Rete 4.

fonte: http://www.m4ss.net/2007/07/12/la-liberta-non-ha-prezzo-con-mastercard/

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I MALESSERI DI GROUND ZERO TORNANO A PERSEGUITARE GIULIANI

Ahimè, l’uomo considerato l’eroe dell’11 settembre, lo sceriffo degli Stati Uniti, colui che vorrebbe diventare presidente, deve oggi fronteggiare migliaia di persone che hanno lavorato disinteressatamente a Ground Zero, hanno contratto gravi malattie, e stanno citando in giudizio l’amministrazione cittadina per i danni alla salute. Nell’articolo No money to treat 9/11 workers, $3 billion to fight Iraq? (Online Journal, 20 dicembre 2006) avevo descritto le loro disgrazie.

Avevo citato il New York Times, secondo il quale “medici e funzionari federali hanno dichiarato ieri che nei prossimi mesi si esauriranno i circa 40 milioni di dollari stanziati dal governo federale a favore dei lavoratori, volontari e vigili del fuoco ammalatisi dopo aver lavorato allo sgombero e al recupero delle rovine del 9 settembre”.

Per continuare a prestare le cure necessarie servirebbero “256,6 milioni di dollari, inclusi 163,6 milioni per spese mediche dirette a 19.200 persone (91,2 milioni per 9.600 pazienti con malattie respiratorie o digestive, 58 milioni per pazienti con alterazioni mentali legate agli avvenimenti dell’11 settembre, e 14,4 milioni per 1.600 pazienti con disturbi muscoloscheletrici). Le medicine rappresentano oltre la metà dei costi di trattamento”.

…..

“Più di 2.000 vigili del fuoco cittadini hanno dovuto essere curati per gravi problemi respiratori, e il 70% dei quasi 10.000 partecipanti alle equipe di soccorso che sono stati controllati al Mount Sinai Medical Center mostrano alterazioni polmonari. I funzionari comunali calcolano che i costi sanitari dovuti all’inquinamento dell’aria attorno a Ground Zero sono già arrivati a qualche centinaio di milioni di dollari, e nessuno può dire quali altre malattie, ad esempio tumori, verranno alla luce”.

Inoltre, il 24 maggio 2007 il New York Times ha segnalato che per la prima volta New York attribuisce un caso di decesso alla polvere del disastro dell’11 settembre. “In una lettera resa pubblica ieri [24 maggio 2007], il dottor [Charles S.] Hirsch, medico legale capo della città di New York, si è detto certo, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la polvere delle torri gemelle ha contribuito alla morte della quarantaduenne Felicia Dunn-Junes, avvocato civilista coinvolta negli eventi dell’11 settembre dopo essere uscita dal suo ufficio a un isolato dalle Torri gemelle. Felicia aveva in seguito sviluppato una grave malattia bronchiale e manifestato problemi respiratori, ed era deceduta cinque mesi dopo l’attacco terroristico. Il suo nome verrà aggiunto all’elenco delle vittime del World Trade Center, portando così a 2.750 il numero ufficiale dei morti a causa dell’attentato. . .”

Un sindaco fuori controllo
Il primo articolo del Times ci ricorda che la “città aveva un piano di sicurezza per i lavoratori, ma non aveva mai seriamente applicato l’obbligo federale che imponeva l’uso di respiratori a chi interveniva sul posto”. Sembra che Hizzoner fosse ossessionato dal desiderio di portare a termine il lavoro nel più breve tempo possibile, a qualsiasi costo. Un funzionario dell’amministrazione militare ha detto che “Giuliani si è comportato come un dittatore benevolo”; io eliminerei benevolo dalla definizione, dato che non ha mai permesso alla FEMA [Federal Emergency Management Agency, un’agenzia del Department of Homeland Security n.d.t.] o all’esercito di prendere in carico le operazioni di sgombero.

“Si pensava che lo sgombero sarebbe durato 30 mesi”, afferma il Times, ma “a giugno 2002, nove mesi dopo l’attacco, l’area era già stata ripulita”. Non si è trattato solo di velocità, si è trattato della sparizione di quella che era di gran lunga la più importante scena del crimine della storia americana; anzi si è trattato di un nuovo crimine, commesso con intenti criminali da qualcuno, l’ex procuratore generale Rudy Giuliani, che sapeva benissimo quel che faceva,. E che motivi poteva avere per ingannare in questo modo la giustizia? È possibile che, oltre a rimettere in sesto Wall Street, Giuliani abbia dato una mano a coprire il come e il perché le torri sono state abbattute?

Naturalmente la maggior parte di quelli tra noi che non si limitano a leggere il Times sanno benissimo che non sono stati certo due aerei di linea pilotati da terroristi islamici con lo sguardo selvaggio a buttar giù gli edifici. In primo luogo sulla lista dei passeggeri imbarcati non si ritrova nemmeno uno loro nomi; e il direttore dell’FBI Robert Mueller, che subito dopo i fatti aveva tirato fuori come per magia nomi e storia dei terroristi, ha successivamente ammesso che non si poteva provarne in modo incontrovertibile la presenza a bordo, a differenza del passaporto di Mohamed Atta, ritrovato in perfetto stato tra le rovine di Ground Zero. È molto probabile che gli aerei siano stati in effetti pilotati con un sistema di controllo a distanza inseritosi non appena i trasponder erano andati fuori uso.

In secondo luogo, in quel freddo mattino di settembre i 10.000 galloni di carburante aereo di ciascun velivolo hanno bruciato con grande rapidità e luminosità all’aria aperta. Non avrebbero potuto sviluppare, e non lo hanno fatto, la temperatura necessaria a fondere le sovradimensionate strutture in acciaio delle torri. In effetti le torri sono state distrutte da una serie di massicce esplosioni in cascata dalla sommità verso il basso e dalle fondamenta verso l’alto. La caduta alla velocità della gravità non è stata rallentata dall’affastellarsi dei piani l’uno sull’altro. Ogni edifico è dunque crollato per 1.300 piedi in circa 10 secondi.

Per ironia della sorte, la torre sud, la seconda ad essere colpita, è crollata per prima, dopo un incendio durato meno di 30 minuti. La torre nord, colpita per prima, ha bruciato invece per quasi un’ora ed è venuta giù per ultima. E allora, non è possibile che la fretta del sindaco di ripulire l’area sia stata dovuta alla volontà di nascondere qualcosa? Aveva forse avuto qualche informazione segreta su questi strani e bizzarri eventi?

Hizzoner voleva forse far sparire le prove di metalli aerosolizzati e di materiali esplosivi come la termite, che hanno poi creato quel miscuglio cancerogeno di polvere in sospensione – formato da cemento, ferro, plastica, legno, gomma, cavi, carne umana, mescolati nei particolati – che avrebbe potuto fissarsi e calcificare nei polmoni e in altri tessuti del corpo? I 200.000 galloni di acqua sul cemento si erano letteralmente vaporizzati. Per capire l’enorme portata delle esplosioni, è utile leggere su The US Government’s Usage of Atomic Bombs- Domestic- WTC – il rapporto del dottor Ed Ward, MD, alla The Price of Liberty.org.

“Le tipologie e percentuali di tumori sono enormi. Vi sono almeno quattro varietà di tumori delle cellule del sangue: leucemia, linfoma, cellule di Hodgkin, e mieloma. E vi sono molte più varietà di tumori dei tessuti molli. Vi è un tumore al cervello e uno al seno. In vari casi esistono sottovarietà di tipi specifici di tumore, fino ad oggi non comunicati. Vi sono forti percentuali di malattie respiratorie e perdite di funzionalità e numerose segnalazioni di “cicli irregolari” (errori?). Probabilmente bisognerà seguire altri tipi di tumore. In particolare i volontari dovrebbero essere controllati per il tumore e la funzionalità della tiroide. Non sono state segnalate deformazioni fetali, ancora un controllo da effettuare. C’è una origine comune, e una sola possibile origine comune, per tutti questi problemi e cancri: le radiazioni”.

Il dottor Ward sostiene che “l’evidenza dei fatti dimostra che il nostro governo sta usando e ha giù usato bombe all’idrogeno della terza, e forse della quarta generazione in patria e all’estero. Le prove dell’uso all’estero non sono così decisive come quelle dell’uso in patria, ma se prendiamo in considerazione quest’ultimo caso il loro uso a livello internazionale sembra inevitabile. Il processo di esclusione basato sui fatti conosciuti lascia solo una possibile spiegazione per la distruzione degli edifici del WTC (World Trade Center): una bomba all’idrogeno relativamente pulita”. Leggete anche l’aggiornamento del dr. Ward sull’imaging termico e vi si apriranno gli occhi.

Hizzoner aveva ricevuto in anticipo qualche informazione sull’11 settembre?

Forse Hizzoner non aveva idea di cosa sarebbe successo, ma in qualche modo sapeva che alle 9.15 avrebbe dovuto evacuare il suo quartier generale al 23° piano della Tower Seven. Secondo quanto ha dichiarato, gli era stato detto che l’edificio sarebbe stato demolito. La Tower Seven non crollò insieme alle altre due torri: il suo proprietario Lucky Larry Silverstein, lo fece demolire otto ore dopo con un’operazione dall’interno, e la costruzione si accartocciò ordinatamente ai suoi piedi, permettendo a Silverstein un profitto immediato di 500 milioni di dollari sulla differenza di costo tra la vecchia Tower 7 e la nuova torre. Come potete facilmente capire, la demolizione intera di un edifico di quella taglia richiede settimane di preparazione, non otto ore.

Inoltre, Giuliani e Silverstein già sapevano che le Twin Trade Towers erano “bombe” all’amianto, perché per la loro costruzione alla fine degli anni ’70 erano stato usato come isolante questo materiale mortale. Le torri non avevano potuto essere abbattute con un’operazione dall’interno perché facevano parte di una Fondazione pubblica (la Port of Authority of New York and New Jersey, creata dalla famiglia Rockefeller), ma per legge avrebbero comunque dovuto essere eliminate all’incirca nel 2007. Sfortunatamente, avrebbero dovuto essere smontate pezzo a pezzo, a un costo di oltre 10 miliardi di dollari.

Giuliani ne era perfettamente al corrente, e Silverstein lo sapeva quando fittò l’edificio, due mesi prima dell’11 settembre. Forse è per questo che aumentò la copertura assicurativa portandola a 3,5 miliardi e aggiunse una clausola che includeva gli “attacchi terroristici”. In seguito tentò di farsi pagare separatamente per ogni attacco, manovra che gli avrebbe portato più di 7 miliardi di dollari. Nell’edizione del 24 marzo 2003, il Times annuncia che in base all’accordo raggiunto le assicurazioni hanno accettato di pagare somme miliardarie per Ground Zero. Un secondo contratto, che prevedeva la clausola del doppio indennizzo, non era stato ancora finalizzato al momento degli avvenimenti ed ha quindi dato il via a sei anni di controversie. Ancora una volta, ammirate la previdenza di Silverstein nel richiederlo prima di qualsiasi altra cosa.

L’ultimo articolo del Times citato ci spiega anche che il governatore di New York, Eliot Spitzer, ha agito da mediatore nei colloqui con gli ultimi sette assicuratori (su un totale di dodici) che non avevano ancora raggiunto un accordo: Allianz Global Risks, Travelers Companies, Zurich, Swiss Re, Employers Insurance, Industrial Risk Insurers e Royal Indemnity hanno accettato di pagare in totale 2 miliardi di dollari. Le altre assicurazioni avevano già accettato di pagare 2,55 miliardi, e il totale arriva dunque a 4,55 miliardi, che verranno versati a Silverstein e alla Port Authority dopo aver sperperato milioni in controversie legali.

Dei due miliardi, 1,13 miliardi andranno a Silverstein – che costruirà tre grandi torri di uffici (torri 2, 3 e 4) tra Vesey Street e Liberty Street, a est del WTC – e 870 milioni alla Port Authority of New York and New Jersey, attuale proprietaria di Ground Zero e costruttrice del WTC originale. I nuovi fondi faciliteranno la costruzione della Freedom Tower, più alta di quella originariamente prevista, che ha un costo totale di 3 miliardi di dollari, e della Torre 5. I rimborsi delle assicurazioni copriranno la metà delle spese di costruzione delle cinque torri, delle aree commerciali e probabilmente di un albergo. Non dimenticate che il versamento iniziale fatto da Silverstein e soci per ottenere l’affitto del WTC per 99 anni a 120 milioni di dollari all’anno era stato di 125 milioni: il socio occulto di Silverstein, Lloyd Goldman, aveva partecipato con 80 milioni e Lucky Larry con soli 14 milioni. Niente male come affare per Lucky Larry.

Altro punto interessante: il governatore Spitzer si è fatto in quattro per risolvere il pasticcio finanziario della copertura assicurativa per il disastro dell’11 settembre , mentre ha completamente ignorato tutte le informazioni presentate vari anni or sono da studiosi e scienziati in base ai quali appariva chiaro che il disastro dell’11 settembre era un’operazione condotta dall’interno. Ci si potrebbe chiedere perché non ha usato il suo formidabile talento per districarsi nel groviglio della disinformazione governativa e portare alla luce l’innegabile realtà che l’11 settembre è stata un’operazione condotta dall’interno, un falso vessillo per giustificare l’invasione del mondo islamico. È possibile che il riformista Eliot Spitzer, ex avvocato/socio dello studio di diritto societario Skadden Arps (tra le altre cose studio di Larry Silverstein prima degli avvenimenti dell’11 settembre e di Hank Greenberg, amministratore dell’AIG), non avesse nessuna voglia di affrontare questi pessimi elementi?

Alla luce di questi elementi – e del fatto che Giuliani sapeva della presenza della FEMA in città la notte del 10 settembre, apparentemente per una serie di esercitazioni antiterrorismo (come dimostra su Prisonplanet.com l’articolo di Alex Jones e Paul Joseph Watson Wargames Were Cover For the Operational Execution of 9/11) – Rudy potrebbe aver avuto una più machiavellica ragione per portare avanti quei mortali turni di lavoro a rotazione sulle 24 ore: come abbiamo già detto, far sparire in caso di ulteriori indagini ogni prova dei veri colpevoli, membri di alto livello del nostro stesso governo, che hanno quindi considerato Rudy un vero amico da coltivare.

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“Una cospirazione d’intenti”

Nello stesso articolo del Times, Suzanne Mattei, direttore dell’ufficio di New York del Sierra Club e severo critico del modo in cui è stato condotto lo sgombero, ha detto “La definirei una cospirazione d’intenti. Non c’era nessuno che andasse in giro dicendo ‘lo state facendo in modo poco sicuro’. C’era una tendenza generale a portare avanti il lavoro quanto più rapidamente possibile, a fare in modo che tutto fosse a posto e funzionasse al più presto. Qualunque ostacolo su questa strada tendeva a essere ignorato”.

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Come ricorda DePalma, un giornalista del Times, “i dati registrati indicano che sin dall’inizio l’amministrazione cittadina era al corrente del pericolo rappresentato dalla polvere di Ground Zero. In una dichiarazione dinanzi a un tribunale federale, Kelly R. McKinney, associate commissioner del dipartimento sanitario della città nel 2001, ha dichiarato che la notte stessa dell’11 settembre era stato diffuso un avviso in cui si sottolineava che l’amianto nell’aria rendeva la zona pericolosa e che tutti avrebbero dovuto indossare una maschera…”. Molti lavoratori rifiutarono di farlo, vista la necessità di avanzare con eccezionale rapidità, e molti tra loro si lamentarono inoltre per la scomodità delle maschere, che rendevano impossibile parlare.

DePalma aggiunge che “le violazioni alle norme federali di sicurezza furono molte, e nessuno tentò di farle rispettare. L’OSHA [Occupational Safety & Health Administration NdT] non svolse un ruolo attivo nella fase di recupero, come avviene invece di solito nelle operazioni di emergenza”. In un altro articolo afferma che un funzionario della Port of Authority of New York and New Jersey, non autorizzato a parlare a nome dell’agenzia, aveva detto: “tutta l’attenzione era concentrata per evitare gl’incidenti, non per proteggere i lavoratori dalle polveri tossiche”. In altre parole: la rapidità prima della sicurezza.

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Ma ignorare i fatti è una caratteristica del modo di fare di Rudy. Non c’è da stupirsi se il Times commenta che “il modo in cui l’amministrazione cittadina ha gestito i problemi di sicurezza è stato criticato da medici, sindacati e esperti di sicurezza sul lavoro”. E aggiungiamo alla schiera dei critici Kristen Breitweiser, una vedova dell’11 settembre, Jersey Girl ed ex repubblicana, il cui marito perì nella torre nord. Ecco cosa dice sul suo sito web…

“scusatemi, ma è a Giuliani che risale la responsabilità di aver voluto collocare il centro di gestione delle emergenze di New York nel WTC [23° piano, edificio 7]… Durante gli attentati, il centro divenne inoperativo e alla città venne a mancare una chiara catena di comando e una struttura fisica sul posto in grado di coordinare la risposta alla catastrofe. In tutta franchezza, se in quei giorni Giuliani era costantemente presente sugli schermi televisivi e si prestava a essere intervistato è perché girava tra la folla nelle strade per tentare di creare un posto di comando, dato che quello che aveva scelto e attuato [contro il parere del suo vecchio amico capo della polizia Howard Safer e di molti altri] era stato paralizzato dall’attacco…”.

Breitweiser aggiunge che “Giuliani è inoltre responsabile per aver voluto dare in dotazione ai Vigili del fuoco della città apparati radio Motorola inutilizzabili. Anche questa scelta è costata centinaia di vite, quando i vigili non poterono udire gli ordini di evacuare le torri poco prima del loro collasso”. A proposito, le radio dovevano ancora essere riparate anni dopo l’11 settembre, e anzi erano fuori uso dal primo attacco al WTC del 1993, quando Giuliani si era candidato come sindaco (e fu poi eletto).

Ovviamente, a questo punto l’argomento più schiacciante contro Rudy è la sua criminosa fretta di effettuare lo sgombro. Si tratta di uno schema di comportamento caratteristico di Giuliani, l’autonominatosi “dittatore” più che disposto a ricoprire un ruolo illegale e/o ai margini della legge per portare avanti affari poco chiari. E questo è l’uomo che ci troviamo oggi di fronte come candidato alla presidenza, anzi, in effetti, come primo tra i candidati repubblicani. Guai a quelli che non si sforzano di conoscerlo a fondo. Esaminate la sua vita privata, particolarmente dongiovannesca con i suoi tre matrimoni. In questo recente articolo del Washington Post In Private Sector, Giuliani Parlayed Fame Into Wealth potrete conoscere i suoi loschi contatti d’affari dopo aver ricoperto la carica di sindaco.

Se tutto va bene, scoprirete “Che cosa spinge Rudy a correre”. Una inflessibile se non spietata volontà di correre, non il patriottismo o le preoccupazioni per il bene comune. E tenendo sempre a mente l’ossessione dell’attuale dittatore “Sono io quello che decide”.

fonte: ComeDonChisciotte.org

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le menzogne dei media in Inghilterra

I lettori dei giornali inglesi vengono aggrediti in continuazione da titoli truculenti che gridano alla “minaccia” di “trame terroristiche” potenzialmente catastrofiche, di “fanatisti islamici” catturati in mirabolanti raid notturni. Dettagli “agghiaccianti”, rivelati da “fonti” anonime del governo e della polizia, sottolineano che dovremmo accettare lo “scambio” fra i nostri diritti civili e la “sicurezza”; così gli editoriali rassicurano la popolazione spaventata. Ma trascorsi mesi o anni, la scoperta che molte di quelle “trame” non sono in realtà mai esistite viene sepolta dal più recente scandalo sessuale o dall’ultimo caso di taglieggiamento, quando non viene addirittura taciuta.

Anche in Italia, così come in qualunque altro posto dove l’informazione è nelle mani di pochi, assistiamo continuamente a notizie eclatanti che finiscono nel dimenticatoio, scandali politici che vengono semplicemente ignorati dai media…

per l’articolo completo: GRAN BRETAGNA: IL MISTERIOSO CASO DELLE TRAME TERRORISTICHE SCOMPARSE

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Thomas Edison

“Se la nostra nazione può emettere un’obbligazione in dollari, può anche emettere una cambiale in dollari. L’elemento che rende buona un’obbligazione, rende buona anche una cambiale. La differenza fra l’obbligazione e la cambiale è che l’obbligazione lascia che i mediatori di denaro raccolgano due volte la quantità dell’obbligazione e un 20% supplementare, mentre la valuta non paga nessuno eccetto coloro che contribuiscono direttamente in qualche modo utile. È assurdo dire che il nostro paese può emettere 30 milioni di dollari in obbligazioni e non 30 milioni di dollari in valuta? Entrambe sono promesse a pagare, ma una promessa ingrassa gli usurai e l’altra aiuta la gente”

Thomas Edison

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berluscagate

Premesso che:
– Il Csm, il consiglio superiore della magistratura, ha denunciato il Sismi per aver spiato le procure della Repubblica di Milano, Roma, Torino e Palermo, sorvegliando le iniziative di 47 magistrati italiani, con lo scopo di intimidirli e screditarli con azioni “anche traumatiche” e, inoltre, ha spiato 156 magistrati europei
– Tra i magistrati spiati alcuni erano impegnati in processi che vedevano coinvolti esponenti del centro destra
– Tra i magistrati spiati vi sono Bruti Liberati, Colombo, D’Ambrosio, Ingroia, Caselli, Bocassini, Davigo, Greco, Paciotti …
– La denuncia è stata votata all’unanimità e nella sostanza avallata, dal presidente della Repubblica, nella sua veste di presidente del Csm
– Nella denuncia del Csm è riportato che il Sismi svolse un compito “estraneo alle sue attribuzioni e alle sue competenze” in quanto doveva “vigilare sull’integrità di uno Stato e non garantire la stabilità del governo contingente”
– Il Sismi, il servizio segreto militare italiano, dipende direttamente dal Ministro della Difesa al quale compete di stabilirne l’ordinamento, curarne l’attività sulla base delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio
– Il Sismi ha esercitato questa attività illegale dal 2001 al 2006 durante il governo Berlusconi
– Titolare del Sismi era Nicolò Pollari, ministro della Difesa Antonio Martino e presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

delle due l’una:
– il Csm ha preso un colpo di sole
– Pollari, Martino e Berlusconi sono coinvolti nel più serio atto di eversione contro la democrazia in Italia.

Il Watergate al confronto fu una sciocchezza. Nixon uno che rubava le caramelle ai bambini. Lo scandalo scoppiò allora grazie ai reporter Bob Woodward e Carl Bernstein del Washington Post. In Italia c’è voluto il CSM. E nessun senatore o deputato, tranne un paio, si scompone. Intanto Pollari si difende sul Tg5 dello psiconano: “Mai svolte attività illecite”.
Oggi il Parlamento è tranquillo. Una bella giornata di luglio in attesa delle ferie, prima di mettere la mordacchia ai giudici con la nuova legge ceppalonica e di vietare la pubblicazione delle intercettazioni dei politici.
Nelle dittature si sa chi abbiamo di fronte, nella pseudo democrazia italiana neppure quello.

Partecipa al V-day!

fonte: http://www.beppegrillo.it/2007/07/berluscagate.html

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«Il volgare Berlusconi rende omaggio al sex appeal della Lady di ferro»

 

 

 

 

Il Cavaliere sulla Lady di Ferro: se fosse stata una gnocca me la ricorderei

Silvio e la Thatcher, Independent: «Volgare»

L’ennesima battutaccia di Berlusconi scatena la reazione dei giornali britannici

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Abolizione Canone Telecom sulla fonia e sulla linea solo dati

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Piccola cosmogonia bloggabile (I)

NON FATTO DI PARTI (NFDP)

All’inizio era il ‘Non Fatto Di Parti’
Del NFDP non si puo’ dire niente, per dirne qualcosa bisognerebbe discernerne le parti ,
annotarne le differenze, ma non esistono le differenze all’interno del NFDP, ed il suo esterno non esiste .
__________________omissis___________________ .Poi partorì.
Il Non Fatto Di Parti partorì di se una parte, nel senso che , mettendosi da parte, creò una Parte ovvero ne rese differente il Resto, che prima non Era.
Il Non Fatto Di Parti si separò dal Fatto Di Parti , che prima non Era.
Il FDP non fu più Non Fatto Di Parti.
E quindi venne il POI, ovvero la Possibilità.
-Che è possibile essere diversi da se stessi ovvero il Tempo.

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Del Mistero Della Fede

Analizzando la realtà con raziocinio ci si preclude la possibilità di conoscere altri lati della realtà.

Non ci credo_E combatto questo pensiero.

L’errore più grande che si fa è quello di pensare alla razionalità come una fredda macchina che frantuma pensieri ed emozioni per farne leggi assolute e incontestabili_

Io nei misteri ci credo, ed è mistero ogni domanda a cui non si è data ( ancora ) risposta.

La questione è che certe domande sono imprecise, la questione è che per generare un “buon mistero” bisogna formulare una ” buona domanda. La domanda:-A che ora devo prendere il treno domani affinché domani muoiano meno persone possibile?

non è una buona domanda, e il fatto che non si possa rispondere non è un mistero, ma è conseguenza del fatto che non è una buona domanda.

Perché viviamo_é una buona domanda, ed ha una risposta.

Perché dentro di non sentiamo quello che sentiamo_è pure una buona domanda, ed il fatto che non trovo risposta genera un buon mistero, col quale convivo e combatto.

Ci sono poi quelli che danno risposta a questa domanda, forzando il linguaggio e quindi la logica, inventando “il gergo” e quindi la religione. L’unico mistero che sopravvive intatto in questo modo di vedere le cose é il mistero della fede, che fa convergere tutta l’attenzione verso l’entità che racchiude in se’ tutte le risposte.

DATEMI MILLE MISTERI DIVERSI, VOI TENETEVI PURE IL MISTERO DELLA FEDE

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MACCHINE PER VOTARE, MACCHINE PER TRUCCARE

Gli scrutini presidenziali e legislativi del 2007 in Francia rischiano di dare luogo ad una polemica che potrebbe essere tanto intensa quanto quella avutasi durante l’elezione di George Bush alla presidenza degli Stati Uniti nel 2002. Ci si ricorda che da tutto il paese erano affluiti lamentele e ricorsi, che lo spoglio era durato più di un mese, e che poi la Corte suprema aveva designato George W. Bush, ordinando la sospensione del riconteggio delle schede. Questo disordine era in gran parte dovuto all’utilizzo di “macchine elettorali”.

Da allora, numerosi studi condotti dai laboratori di ricerca, dalle commissioni di governo e dalle commissioni di esperti indipendenti seminano il dubbio sulla veridicità degli scrutini nei quali sono utilizzati i dispositivi per il voto elettronico. Tali macchine saranno utilizzate in numerose circoscrizioni francesi durante le elezioni presidenziali e legislative del 2007. Con il rischio di mettere in dubbio la legittimità dei nuovi eletti.

Ci si ricorda che l’elezione di George W. Bush alla presidenza degli Stati Uniti nel 2002 si rivelò fraudolenta.

Tra i metodi sistematici d’imbroglio allora messi a punto per garantirgli il potere, c’era stato l’utilizzo delle macchine elettorali. Si trattava d’invalidare una parte dei voti nei seggi abitualmente democratici, basandosi su “errori” della macchina. All’epoca una parte di questi strumenti era equipaggiata di un sistema meccanico di perforazione delle schede di cui il cattivo funzionamento assicurò la non elezione di Al Gore. In seguito, l’ex presidente Jimmy Carter, co-presidente della Commissione bipartisan sulla riforma delle procedure di scrutinio, dichiarò pubblicamente che gli elettori avevano in realtà scelto Al Gore.[1]

Dopo che le macchine erano state presentate come strumenti per incrementare la rapidità e l’affidabilità dei risultati, seguì un mese di agitazioni durante il quale nessuno sapeva chi fosse il nuovo presidente eletto. I candidati opponevano procedure su procedure, al fine di far ricontare manualmente i voti o, viceversa, per impedire questo riconteggio. Il risultato dell’elezione fu alla fine re-inviato in Corte suprema, controllata da giudici vicini a George Bush padre, che designarono senza sorpresa suo figlio come il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti. Grazie alla loro sistemazione, l’utilizzazione delle macchine aveva permesso la più grande frode elettorale della storia.[2]

A titolo di esempio, citiamo il Washington Post del 7 novembre 2000:

Una cosa molto strana è successa a Deborah Tannenbaum, che rappresentava il partito democratico nel seggio di Volusia durante questa notte d’elezione. Alle 22, aveva appena chiamato l’ufficio del comitato incaricato del conteggio e le avevano detto che Al Gore oltrepassava Bush di 83000 voti contro 62000. Ma quando consultò, mezz’ora più tardi, il sito Internet del comitato per un aggiornamento delle proprie cifre, scopriva un risultato sorprendente: il punteggio di Gore si era abbassato di 16000 voti.

L’errore veniva dal seggio 216 del comitato di Volusia, che conta 585 iscritti. La macchina per votare annunciava che 412 iscritti avevano appena votato, una percentuale abituale. Il problema è che la macchina annunciava che questi 412 votanti avevano espresso 2813 voti per George Bush, e 16022 voti negativi per Al Gore.

Sempre negli Stati Uniti, nel novembre 2003, nel comitato di Boome (Indiana), un computer elettorale registrò 144.000 voti quando non c’erano che 19.000 elettori. Nell’ottobre 2004, nel Dakota del Nord, le macchine per votare che codificavano con un “si” ed un “no” i codici a barre letti durante un referendum, davano entrambe come risultato un “no”.

Generalizzazione della frode elettorale

Questo sistema di frode fu rapidamente perfezionato dalla dotazione di computer elettorali a numerosi stati. Ad ogni scrutinio affluivano lamentele, ricorsi e domande d’annullamento. Durante le elezioni parlamentari di metà mandato, il 7 novembre 2006, l’ONG Votersunite ha recensito più di 250 incidenti attraverso il Paese. Il Congresso aveva pertanto dispensato più di tre miliardi di dollari per aggiornare gli equipaggiamenti, dopo i problemi di conteggio dei voti constatati nell’elezione presidenziale nel 2000.

Molti elementi sembrano, di fatto, mostrare che la principale utilità delle macchine da voto è quella di facilitare la frode elettorale. L’esempio dell’elezione del senatore repubblicano del Nebraska, Charles Hagel, è sintomatico.

La sua prima elezione al Senato, nel 1996, fece scalpore, tanto sconfessava i sondaggi che davano il suo avversario democratico di molto innanzi a lui. La spiegazione di quest’ elezione a sorpresa fu data parecchi anni dopo dal responsabile dell’ONG BlackBoxVoting, Bev Harris, che rivelò che prima di essere senatore, Charles Hagel era stato azionista, presidente e direttore del fabbricante di computer da voto ES&S. Questa società conta circa il 60% di schede degli Stati Uniti e costituisce uno dei tre marchi omologati in Francia.

Durante la sua elezione a sorpresa, i seggi della sua circoscrizione erano equipaggiati di computer elettorali… ES&S.

Davanti ad un esempio così flagrante di conflitto d’interessi tale da intaccare la legittimità dell’elezione, venne interessato il comitato etico del Senato. In una decisione che fece scandalo, finì per confermare il signor Hagel – che aveva acquisito un ruolo politico chiave poiché controllava potenzialmente l’elezione di più della metà degli eletti – nella sua funzione di senatore e, alfine di evitare la riedizione di questo genere di problema… modificò la regola, risolvendo in tal modo il conflitto d’interessi.

La superiorità dei computer elettorali sulle vecchie macchine elettorali a perforazione è dovuta incontestabilmente al fatto che la maggioranza di essi non permettono il riconto dei voti, poiché è tutto elettronico e non c’è scheda. Ciò evita delle lunghe battaglie giuridiche.

Una strana società dal nome di Votehere giocò tra l’altro un ruolo preponderante nell’installazione sistematica dei computer elettorali negli Stati Uniti. Malgrado sia una società di dimensioni modeste, dispensò per promuovere il voto elettronico più denaro di tutti e tre i fabbricanti di computer messi insieme, ES&S, Diebold e Sequoia. Il fatto che Robert Gates, sostituto di Donald Rumsfeld al posto di segretario alla difesa, sia stato uno dei direttori di Votehere accresce il sospetto legittimo contro i computer elettorali.

Ricordiamo che Robert Gates fu arruolato dalla CIA durante il corso dei suoi studi universitari e divenne un analista specializzato in “sovietologia”. Si barcamenò tra l’Agenzia ed il Consiglio di sicurezza nazionale fino a diventare, nel 1991, direttore della Cia: in seno all’agenzia organizzò e partecipò a numerose operazioni di manipolazione dell’opinione pubblica come l’erronea imputazione del tentato omicidio di Giovanni Paolo II al KGB attraverso la “filiale bulgara”. [3]

Nicolas Sarkozy autorizza i computer di voto in Francia

In Francia, il ministero dell’Interno, allora diretto da Nicolas Sarkozy, ha autorizzato l’utilizzo di computer per il voto con il decreto del 17 novembre 2003. I modelli abilitati sono il modello “ESF1” della Società Nedap-France elezione, il modello “iVotronic” della società ES&S Datamatique ed il modello “Point & Vote” della società Indra Sistemas SA. Questi sono stati utilizzati a partire dal 2004. Durante le elezioni europee, una quarantina di città li hanno utilizzati, tra cui Marsiglia, Nizza, Dijon, Rennes e Grenoble. Durante l’elezione presidenziale del 2007, 82 città sono ricorse ai computer elettorali, il che significa 1,5 milioni di elettori.

Ciononostante, l’arrivo in Francia dei computer per votare si basa su un’interpretazione controversa del termine “macchina per votare”, introdotto nel codice elettorale nel 1969, epoca dove i computer non esistevano e dove questo temine designava una macchina meccanica che le autorità cercavano di mettere a punto per ridurre il tasso di frode elettorale in Corsica. L’affidabilità di questa macchina, in cui non interveniva nessun elemento elettronico, era ben lungi da quella degli attuali computer per votare.

Numerosi studi condotti da alcuni informatici, o con il loro aiuto, si sono posti la questione di sapere se l’utilizzo del voto elettronico fosse neutro e se esso poteva introdurre degli espedienti contrari ai criteri di sincerità, confidenza, trasparenza, unicità ed anonimato di scrutinio.
Gli studi indipendenti si concludono tutti con la pronuncia di serie riserve.

Nel settembre 2006, il dipartimento informatico della prestigiosa università di Princeton ha, per esempio, reso pubblico uno studio sulla sicurezza delle macchine per votare. I ricercatori hanno analizzato una delle macchine presente negli uffici di voto negli USA, la Diebold Accuvote-TS.

Le loro conclusioni sono, sui punti principali, estrapolabili all’insieme dei computer elettorali presenti sul mercato elettorale, dato le similitudini del loro funzionamento.

Secondo il professor Felten, membro del laboratorio, le sfide tecniche necessarie per rendere affidabile il voto elettronico sono “molto difficili, quasi impossibile da rilevare.”
Lo studio afferma “alla luce delle procedure reali di elezione, l’analisi della macchina mostra che è vulnerabile ad attacchi molto gravi. Per esempio, una persona che ottiene un accesso fisico, anche per un solo minuto, alla macchina, ci può installare un programma pirata; un tale programma può rubare i voti in modo irrilevabile, modificare le registrazioni, diari e contatori in modo tale che siano in accordo con i falsi risultati che ha appena creato.
Una tale persona male intenzionata può anche creare un programma che si espanda silenziosamente ed automaticamente durante il normale corso delle attività elettorali, un virus da voto. Abbiamo proceduto a delle dimostrazioni di questi attacchi nel nostro laboratorio
.”

Il programma pirata può essere installato bene anche da un semplice impiegato del fabbricante, dal venditore o affittuario, dal trasportatore o da qualunque persona che abbia accesso al luogo di stoccaggio delle macchine o a queste stesse macchine il giorno del voto.

Nel caso che figura precedentemente, è facile fare in modo che il programma pirata installato sulla macchina rubi voti ad uno dei candidati per darli all’altro, senza che questo sia rilevabile o che si possano ricontare di nuovo le schede. Non ci sarebbe così alcun mezzo per rilevare la frode elettorale.

Allo stesso modo, si può facilmente programmare il computer affinché suddivida i voti a profitto di un partito piuttosto che ad un candidato, che trucchi i voti solo su alcune elezioni, che assicuri una certa percentuale finale o, al contrario, che rubi una certa percentuale di voti avversi e così di seguito.

Il conteggio dei voti si farà correttamente, il totale dei voti espressi si farà correttamente, così i diari interni della macchina di modo che i contatori risultino in accordo con i risultati annunciati, ma i risultati saranno fraudolenti.

Secondo lo studio, le lacune della macchina “scalzano l’affidabilità e la credibilità delle elezioni in cui è utilizzata. I ricercatori d’informatica si sono sempre mostrati scettici verso i sistemi di voto tipo Direct Recording Electronic ( DRE, il tipo di computer per votare presenti in Francia), che sono essenzialmente costituiti da computer personali su cui girano dei programmi concepiti per le elezioni. L’esperienza di ogni sorta di sistema informatico mostra che è estremamente difficile garantire l’affidabilità e la sicurezza dei programmi complessi o per rilevare e diagnosticare i problemi quando accadono. Pertanto i DRE si fondano sul funzionamento corretto e protetto dei programmi complessi. Per dirla in modo semplice, numerosi ricercatori in informatica dubitano che i computer per votare senza stampa simultanea possano essere affidabili e sicuri. E si aspettano che le lacune di tali sistemi restino irrilevabili.

La procedura di voto con un computer di cui il risultato è inverificabile e che è interamente controllato da un’impresa privata può essere rappresentata con un’analogia: bisogna immaginare che il voto avvenga secondo la procedura abituale con l’aiuto di schede, ma che lo spoglio delle schede sia realizzato da un’impresa privata che porti via le schede stesse, senza che qualcuno possa controllare questo spoglio, e che sia impossibile ottenere le schede per effettuare una verifica.

Ciò può essere considerato come una confisca del controllo del voto che sfugge ai cittadini per essere affidato ad un’impresa privata.

Opposizione della popolazione

In Francia, allarmata dalle associazioni, dagli informatici e da un documentario video recante la dimostrazione di una frode, la maggior parte della popolazione è molto contraria all’utilizzo dei computer per votare. A titolo d’esempio, una petizione che chiedeva l’abbandono delle macchine ha raccolto in qualche settimana più di 80000 firme.

Il 22 aprile 2007, il primo turno dell’elezione presidenziale non ha rassicurato gli elettori: mentre i computer elettorali sono presentati come facilitanti le elezioni, numerosi elettori sono stati costretti a fare lunghe code davanti le macchine, e certi uffici sono stati obbligati a chiudere dopo l’ora legale per le difficoltà incontrate; mentre i computer sono presentati come apportanti più garanzie che le urne trasparenti tradizionali, numerose persone hanno dovuto farsi aiutare nell’espressione stessa del voto, rimettendo in questione la segretezza del voto. Senza parlare delle differenze constatate tra i voti espresse dalla macchina e gli iscritti votanti…

Sono stati sollevati altri problemi. Essi concernono le omologazioni delle macchine presentate nei seggi di voto. Dietro la pressione delle associazioni e dell’opposizione, ES&S ha dovuto rimpiazzare con urgenza, a tre giorni dallo scrutinio, la quasi totalità delle sue macchine, manifestamente non conformi all’omologazione del ministero dell’Interno. Il programma installato nei computer era del gennaio 2007, data posteriore all’omologazione. Questa differenza tra programma autorizzato e software installato lasciava aperta la porta ad ogni interpretazione.

I computer Nedap (France election) che rappresentano l’80 % delle macchine presenti negli uffici elettorali, hanno un altro problema. Non sono equipaggiati di orologio interno, come ne attesta il sito Internet di France election. [4] Ora il decreto del 17 novembre stabilisce tra le esigenze di concezione delle macchine, che posseggano un orologio interno.

Esigenza 46: la macchina per votare deve comprendere un orologio interno che permetta di datare i diversi eventi e resoconti memorizzati nel corso dello scrutinio. I dati ora-minuto-secondo devono poter essere aggiustati dai membri del seggio elettorale prima dell’apertura dello scrutinio. Un dispositivo complementare, interno alla macchina, deve permettere di registrare e datare tutti gli eventi, si tratti di azioni effettuate durante o fuori scrutinio, al fine di mantenere una traccia di ogni intervento sulla macchina e di verificarne l’imputabilità in caso di controllo o contenzioso“.

Anche in questo caso, questi computer elettorali non sono dunque conformi all’omologazione e non dovrebbero essere utilizzati durante le elezioni presidenziali in Francia. Essi sono invece in dotazione in 1500 seggi elettorali, in 70 città.

Tutti i ricorsi depositati presso il tribunale amministrativo, precedenti il primo turno elettorale per l’elezione presidenziale, sono stati rigettati.
Intervistato da Le Monde Diplomatique, Gilles Guglielmi, professore di diritto pubblico a Parigi II, analizza:” Il tribunale dice: l’irregolarità esiste ma vista l’urgenza, non è sufficientemente importante che al mio livello regoli il problema“.
Ora, spiega Gilles Guglielmi, questo vuol dire: “E’ troppo complicato per me, questo oltrepassa la competenza territoriale di Boulogne o d’ Issy, è meglio che sia il Consiglio di Stato che affronti il problema.
Di fatto, stima il professore, “si tratta quasi di un’incitazione a fare ricorso“.

Per le elezioni presidenziali e legislative del 2007, 1,5 milioni di elettori voteranno su un computer.
Visti i dubbi espressi dagli informatici ed i problemi di conformità per il codice elettorale delle macchine, i partiti politici democratici e singolarmente i candidati, se non vogliono essere sospettati di frode, dovrebbero riflettere su come sospendere l’utilizzo dei computer per il voto in Francia.

Note:
[1] « Jimmy Carter déclare qu’Albert Gore a été élu président des États-Unis en 2000 », Réseau Voltaire, 27 septembre 2005.
[2] Démocratie-Business, par Greg Palast, Éditions Timeli, 2006.
[3] Voir l’article « L’OTAN : du Gladio aux vols secrets de la CIA », par Ossama Lotfy, Voltaire, 24 avril 2007.
[4] « Questions/Réponses », La machine à voter Nedap, alinéa 9, mars 2007, Grégoire REYNS, France Election.

fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3420

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