Ahimè, l’uomo considerato l’eroe dell’11 settembre, lo sceriffo degli Stati Uniti, colui che vorrebbe diventare presidente, deve oggi fronteggiare migliaia di persone che hanno lavorato disinteressatamente a Ground Zero, hanno contratto gravi malattie, e stanno citando in giudizio l’amministrazione cittadina per i danni alla salute. Nell’articolo No money to treat 9/11 workers, $3 billion to fight Iraq? (Online Journal, 20 dicembre 2006) avevo descritto le loro disgrazie.
Avevo citato il New York Times, secondo il quale “medici e funzionari federali hanno dichiarato ieri che nei prossimi mesi si esauriranno i circa 40 milioni di dollari stanziati dal governo federale a favore dei lavoratori, volontari e vigili del fuoco ammalatisi dopo aver lavorato allo sgombero e al recupero delle rovine del 9 settembre”.
Per continuare a prestare le cure necessarie servirebbero “256,6 milioni di dollari, inclusi 163,6 milioni per spese mediche dirette a 19.200 persone (91,2 milioni per 9.600 pazienti con malattie respiratorie o digestive, 58 milioni per pazienti con alterazioni mentali legate agli avvenimenti dell’11 settembre, e 14,4 milioni per 1.600 pazienti con disturbi muscoloscheletrici). Le medicine rappresentano oltre la metà dei costi di trattamento”.
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“Più di 2.000 vigili del fuoco cittadini hanno dovuto essere curati per gravi problemi respiratori, e il 70% dei quasi 10.000 partecipanti alle equipe di soccorso che sono stati controllati al Mount Sinai Medical Center mostrano alterazioni polmonari. I funzionari comunali calcolano che i costi sanitari dovuti all’inquinamento dell’aria attorno a Ground Zero sono già arrivati a qualche centinaio di milioni di dollari, e nessuno può dire quali altre malattie, ad esempio tumori, verranno alla luce”.
Inoltre, il 24 maggio 2007 il New York Times ha segnalato che per la prima volta New York attribuisce un caso di decesso alla polvere del disastro dell’11 settembre. “In una lettera resa pubblica ieri [24 maggio 2007], il dottor [Charles S.] Hirsch, medico legale capo della città di New York, si è detto certo, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la polvere delle torri gemelle ha contribuito alla morte della quarantaduenne Felicia Dunn-Junes, avvocato civilista coinvolta negli eventi dell’11 settembre dopo essere uscita dal suo ufficio a un isolato dalle Torri gemelle. Felicia aveva in seguito sviluppato una grave malattia bronchiale e manifestato problemi respiratori, ed era deceduta cinque mesi dopo l’attacco terroristico. Il suo nome verrà aggiunto all’elenco delle vittime del World Trade Center, portando così a 2.750 il numero ufficiale dei morti a causa dell’attentato. . .”
Un sindaco fuori controllo
Il primo articolo del Times ci ricorda che la “città aveva un piano di sicurezza per i lavoratori, ma non aveva mai seriamente applicato l’obbligo federale che imponeva l’uso di respiratori a chi interveniva sul posto”. Sembra che Hizzoner fosse ossessionato dal desiderio di portare a termine il lavoro nel più breve tempo possibile, a qualsiasi costo. Un funzionario dell’amministrazione militare ha detto che “Giuliani si è comportato come un dittatore benevolo”; io eliminerei benevolo dalla definizione, dato che non ha mai permesso alla FEMA [Federal Emergency Management Agency, un’agenzia del Department of Homeland Security n.d.t.] o all’esercito di prendere in carico le operazioni di sgombero.
“Si pensava che lo sgombero sarebbe durato 30 mesi”, afferma il Times, ma “a giugno 2002, nove mesi dopo l’attacco, l’area era già stata ripulita”. Non si è trattato solo di velocità , si è trattato della sparizione di quella che era di gran lunga la più importante scena del crimine della storia americana; anzi si è trattato di un nuovo crimine, commesso con intenti criminali da qualcuno, l’ex procuratore generale Rudy Giuliani, che sapeva benissimo quel che faceva,. E che motivi poteva avere per ingannare in questo modo la giustizia? È possibile che, oltre a rimettere in sesto Wall Street, Giuliani abbia dato una mano a coprire il come e il perché le torri sono state abbattute?
Naturalmente la maggior parte di quelli tra noi che non si limitano a leggere il Times sanno benissimo che non sono stati certo due aerei di linea pilotati da terroristi islamici con lo sguardo selvaggio a buttar giù gli edifici. In primo luogo sulla lista dei passeggeri imbarcati non si ritrova nemmeno uno loro nomi; e il direttore dell’FBI Robert Mueller, che subito dopo i fatti aveva tirato fuori come per magia nomi e storia dei terroristi, ha successivamente ammesso che non si poteva provarne in modo incontrovertibile la presenza a bordo, a differenza del passaporto di Mohamed Atta, ritrovato in perfetto stato tra le rovine di Ground Zero. È molto probabile che gli aerei siano stati in effetti pilotati con un sistema di controllo a distanza inseritosi non appena i trasponder erano andati fuori uso.
In secondo luogo, in quel freddo mattino di settembre i 10.000 galloni di carburante aereo di ciascun velivolo hanno bruciato con grande rapidità e luminosità all’aria aperta. Non avrebbero potuto sviluppare, e non lo hanno fatto, la temperatura necessaria a fondere le sovradimensionate strutture in acciaio delle torri. In effetti le torri sono state distrutte da una serie di massicce esplosioni in cascata dalla sommità verso il basso e dalle fondamenta verso l’alto. La caduta alla velocità della gravità non è stata rallentata dall’affastellarsi dei piani l’uno sull’altro. Ogni edifico è dunque crollato per 1.300 piedi in circa 10 secondi.
Per ironia della sorte, la torre sud, la seconda ad essere colpita, è crollata per prima, dopo un incendio durato meno di 30 minuti. La torre nord, colpita per prima, ha bruciato invece per quasi un’ora ed è venuta giù per ultima. E allora, non è possibile che la fretta del sindaco di ripulire l’area sia stata dovuta alla volontà di nascondere qualcosa? Aveva forse avuto qualche informazione segreta su questi strani e bizzarri eventi?
Hizzoner voleva forse far sparire le prove di metalli aerosolizzati e di materiali esplosivi come la termite, che hanno poi creato quel miscuglio cancerogeno di polvere in sospensione – formato da cemento, ferro, plastica, legno, gomma, cavi, carne umana, mescolati nei particolati – che avrebbe potuto fissarsi e calcificare nei polmoni e in altri tessuti del corpo? I 200.000 galloni di acqua sul cemento si erano letteralmente vaporizzati. Per capire l’enorme portata delle esplosioni, è utile leggere su The US Government’s Usage of Atomic Bombs- Domestic- WTC – il rapporto del dottor Ed Ward, MD, alla The Price of Liberty.org.
“Le tipologie e percentuali di tumori sono enormi. Vi sono almeno quattro varietà di tumori delle cellule del sangue: leucemia, linfoma, cellule di Hodgkin, e mieloma. E vi sono molte più varietà di tumori dei tessuti molli. Vi è un tumore al cervello e uno al seno. In vari casi esistono sottovarietà di tipi specifici di tumore, fino ad oggi non comunicati. Vi sono forti percentuali di malattie respiratorie e perdite di funzionalità e numerose segnalazioni di “cicli irregolari” (errori?). Probabilmente bisognerà seguire altri tipi di tumore. In particolare i volontari dovrebbero essere controllati per il tumore e la funzionalità della tiroide. Non sono state segnalate deformazioni fetali, ancora un controllo da effettuare. C’è una origine comune, e una sola possibile origine comune, per tutti questi problemi e cancri: le radiazioni”.
Il dottor Ward sostiene che “l’evidenza dei fatti dimostra che il nostro governo sta usando e ha giù usato bombe all’idrogeno della terza, e forse della quarta generazione in patria e all’estero. Le prove dell’uso all’estero non sono così decisive come quelle dell’uso in patria, ma se prendiamo in considerazione quest’ultimo caso il loro uso a livello internazionale sembra inevitabile. Il processo di esclusione basato sui fatti conosciuti lascia solo una possibile spiegazione per la distruzione degli edifici del WTC (World Trade Center): una bomba all’idrogeno relativamente pulita”. Leggete anche l’aggiornamento del dr. Ward sull’imaging termico e vi si apriranno gli occhi.
Hizzoner aveva ricevuto in anticipo qualche informazione sull’11 settembre?
Forse Hizzoner non aveva idea di cosa sarebbe successo, ma in qualche modo sapeva che alle 9.15 avrebbe dovuto evacuare il suo quartier generale al 23° piano della Tower Seven. Secondo quanto ha dichiarato, gli era stato detto che l’edificio sarebbe stato demolito. La Tower Seven non crollò insieme alle altre due torri: il suo proprietario Lucky Larry Silverstein, lo fece demolire otto ore dopo con un’operazione dall’interno, e la costruzione si accartocciò ordinatamente ai suoi piedi, permettendo a Silverstein un profitto immediato di 500 milioni di dollari sulla differenza di costo tra la vecchia Tower 7 e la nuova torre. Come potete facilmente capire, la demolizione intera di un edifico di quella taglia richiede settimane di preparazione, non otto ore.
Inoltre, Giuliani e Silverstein già sapevano che le Twin Trade Towers erano “bombe” all’amianto, perché per la loro costruzione alla fine degli anni ’70 erano stato usato come isolante questo materiale mortale. Le torri non avevano potuto essere abbattute con un’operazione dall’interno perché facevano parte di una Fondazione pubblica (la Port of Authority of New York and New Jersey, creata dalla famiglia Rockefeller), ma per legge avrebbero comunque dovuto essere eliminate all’incirca nel 2007. Sfortunatamente, avrebbero dovuto essere smontate pezzo a pezzo, a un costo di oltre 10 miliardi di dollari.
Giuliani ne era perfettamente al corrente, e Silverstein lo sapeva quando fittò l’edificio, due mesi prima dell’11 settembre. Forse è per questo che aumentò la copertura assicurativa portandola a 3,5 miliardi e aggiunse una clausola che includeva gli “attacchi terroristici”. In seguito tentò di farsi pagare separatamente per ogni attacco, manovra che gli avrebbe portato più di 7 miliardi di dollari. Nell’edizione del 24 marzo 2003, il Times annuncia che in base all’accordo raggiunto le assicurazioni hanno accettato di pagare somme miliardarie per Ground Zero. Un secondo contratto, che prevedeva la clausola del doppio indennizzo, non era stato ancora finalizzato al momento degli avvenimenti ed ha quindi dato il via a sei anni di controversie. Ancora una volta, ammirate la previdenza di Silverstein nel richiederlo prima di qualsiasi altra cosa.
L’ultimo articolo del Times citato ci spiega anche che il governatore di New York, Eliot Spitzer, ha agito da mediatore nei colloqui con gli ultimi sette assicuratori (su un totale di dodici) che non avevano ancora raggiunto un accordo: Allianz Global Risks, Travelers Companies, Zurich, Swiss Re, Employers Insurance, Industrial Risk Insurers e Royal Indemnity hanno accettato di pagare in totale 2 miliardi di dollari. Le altre assicurazioni avevano già accettato di pagare 2,55 miliardi, e il totale arriva dunque a 4,55 miliardi, che verranno versati a Silverstein e alla Port Authority dopo aver sperperato milioni in controversie legali.
Dei due miliardi, 1,13 miliardi andranno a Silverstein – che costruirà tre grandi torri di uffici (torri 2, 3 e 4) tra Vesey Street e Liberty Street, a est del WTC – e 870 milioni alla Port Authority of New York and New Jersey, attuale proprietaria di Ground Zero e costruttrice del WTC originale. I nuovi fondi faciliteranno la costruzione della Freedom Tower, più alta di quella originariamente prevista, che ha un costo totale di 3 miliardi di dollari, e della Torre 5. I rimborsi delle assicurazioni copriranno la metà delle spese di costruzione delle cinque torri, delle aree commerciali e probabilmente di un albergo. Non dimenticate che il versamento iniziale fatto da Silverstein e soci per ottenere l’affitto del WTC per 99 anni a 120 milioni di dollari all’anno era stato di 125 milioni: il socio occulto di Silverstein, Lloyd Goldman, aveva partecipato con 80 milioni e Lucky Larry con soli 14 milioni. Niente male come affare per Lucky Larry.
Altro punto interessante: il governatore Spitzer si è fatto in quattro per risolvere il pasticcio finanziario della copertura assicurativa per il disastro dell’11 settembre , mentre ha completamente ignorato tutte le informazioni presentate vari anni or sono da studiosi e scienziati in base ai quali appariva chiaro che il disastro dell’11 settembre era un’operazione condotta dall’interno. Ci si potrebbe chiedere perché non ha usato il suo formidabile talento per districarsi nel groviglio della disinformazione governativa e portare alla luce l’innegabile realtà che l’11 settembre è stata un’operazione condotta dall’interno, un falso vessillo per giustificare l’invasione del mondo islamico. È possibile che il riformista Eliot Spitzer, ex avvocato/socio dello studio di diritto societario Skadden Arps (tra le altre cose studio di Larry Silverstein prima degli avvenimenti dell’11 settembre e di Hank Greenberg, amministratore dell’AIG), non avesse nessuna voglia di affrontare questi pessimi elementi?
Alla luce di questi elementi – e del fatto che Giuliani sapeva della presenza della FEMA in città la notte del 10 settembre, apparentemente per una serie di esercitazioni antiterrorismo (come dimostra su Prisonplanet.com l’articolo di Alex Jones e Paul Joseph Watson Wargames Were Cover For the Operational Execution of 9/11) – Rudy potrebbe aver avuto una più machiavellica ragione per portare avanti quei mortali turni di lavoro a rotazione sulle 24 ore: come abbiamo già detto, far sparire in caso di ulteriori indagini ogni prova dei veri colpevoli, membri di alto livello del nostro stesso governo, che hanno quindi considerato Rudy un vero amico da coltivare.
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“Una cospirazione d’intenti”
Nello stesso articolo del Times, Suzanne Mattei, direttore dell’ufficio di New York del Sierra Club e severo critico del modo in cui è stato condotto lo sgombero, ha detto “La definirei una cospirazione d’intenti. Non c’era nessuno che andasse in giro dicendo ‘lo state facendo in modo poco sicuro’. C’era una tendenza generale a portare avanti il lavoro quanto più rapidamente possibile, a fare in modo che tutto fosse a posto e funzionasse al più presto. Qualunque ostacolo su questa strada tendeva a essere ignorato”.
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Come ricorda DePalma, un giornalista del Times, “i dati registrati indicano che sin dall’inizio l’amministrazione cittadina era al corrente del pericolo rappresentato dalla polvere di Ground Zero. In una dichiarazione dinanzi a un tribunale federale, Kelly R. McKinney, associate commissioner del dipartimento sanitario della città nel 2001, ha dichiarato che la notte stessa dell’11 settembre era stato diffuso un avviso in cui si sottolineava che l’amianto nell’aria rendeva la zona pericolosa e che tutti avrebbero dovuto indossare una maschera…”. Molti lavoratori rifiutarono di farlo, vista la necessità di avanzare con eccezionale rapidità , e molti tra loro si lamentarono inoltre per la scomodità delle maschere, che rendevano impossibile parlare.
DePalma aggiunge che “le violazioni alle norme federali di sicurezza furono molte, e nessuno tentò di farle rispettare. L’OSHA [Occupational Safety & Health Administration NdT] non svolse un ruolo attivo nella fase di recupero, come avviene invece di solito nelle operazioni di emergenza”. In un altro articolo afferma che un funzionario della Port of Authority of New York and New Jersey, non autorizzato a parlare a nome dell’agenzia, aveva detto: “tutta l’attenzione era concentrata per evitare gl’incidenti, non per proteggere i lavoratori dalle polveri tossiche”. In altre parole: la rapidità prima della sicurezza.
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Ma ignorare i fatti è una caratteristica del modo di fare di Rudy. Non c’è da stupirsi se il Times commenta che “il modo in cui l’amministrazione cittadina ha gestito i problemi di sicurezza è stato criticato da medici, sindacati e esperti di sicurezza sul lavoro”. E aggiungiamo alla schiera dei critici Kristen Breitweiser, una vedova dell’11 settembre, Jersey Girl ed ex repubblicana, il cui marito perì nella torre nord. Ecco cosa dice sul suo sito web…
“scusatemi, ma è a Giuliani che risale la responsabilità di aver voluto collocare il centro di gestione delle emergenze di New York nel WTC [23° piano, edificio 7]… Durante gli attentati, il centro divenne inoperativo e alla città venne a mancare una chiara catena di comando e una struttura fisica sul posto in grado di coordinare la risposta alla catastrofe. In tutta franchezza, se in quei giorni Giuliani era costantemente presente sugli schermi televisivi e si prestava a essere intervistato è perché girava tra la folla nelle strade per tentare di creare un posto di comando, dato che quello che aveva scelto e attuato [contro il parere del suo vecchio amico capo della polizia Howard Safer e di molti altri] era stato paralizzato dall’attacco…”.
Breitweiser aggiunge che “Giuliani è inoltre responsabile per aver voluto dare in dotazione ai Vigili del fuoco della città apparati radio Motorola inutilizzabili. Anche questa scelta è costata centinaia di vite, quando i vigili non poterono udire gli ordini di evacuare le torri poco prima del loro collasso”. A proposito, le radio dovevano ancora essere riparate anni dopo l’11 settembre, e anzi erano fuori uso dal primo attacco al WTC del 1993, quando Giuliani si era candidato come sindaco (e fu poi eletto).
Ovviamente, a questo punto l’argomento più schiacciante contro Rudy è la sua criminosa fretta di effettuare lo sgombro. Si tratta di uno schema di comportamento caratteristico di Giuliani, l’autonominatosi “dittatore” più che disposto a ricoprire un ruolo illegale e/o ai margini della legge per portare avanti affari poco chiari. E questo è l’uomo che ci troviamo oggi di fronte come candidato alla presidenza, anzi, in effetti, come primo tra i candidati repubblicani. Guai a quelli che non si sforzano di conoscerlo a fondo. Esaminate la sua vita privata, particolarmente dongiovannesca con i suoi tre matrimoni. In questo recente articolo del Washington Post In Private Sector, Giuliani Parlayed Fame Into Wealth potrete conoscere i suoi loschi contatti d’affari dopo aver ricoperto la carica di sindaco.
Se tutto va bene, scoprirete “Che cosa spinge Rudy a correre”. Una inflessibile se non spietata volontà di correre, non il patriottismo o le preoccupazioni per il bene comune. E tenendo sempre a mente l’ossessione dell’attuale dittatore “Sono io quello che decide”.
fonte: ComeDonChisciotte.org