MACCHINE PER VOTARE, MACCHINE PER TRUCCARE

Gli scrutini presidenziali e legislativi del 2007 in Francia rischiano di dare luogo ad una polemica che potrebbe essere tanto intensa quanto quella avutasi durante l’elezione di George Bush alla presidenza degli Stati Uniti nel 2002. Ci si ricorda che da tutto il paese erano affluiti lamentele e ricorsi, che lo spoglio era durato più di un mese, e che poi la Corte suprema aveva designato George W. Bush, ordinando la sospensione del riconteggio delle schede. Questo disordine era in gran parte dovuto all’utilizzo di “macchine elettorali”.

Da allora, numerosi studi condotti dai laboratori di ricerca, dalle commissioni di governo e dalle commissioni di esperti indipendenti seminano il dubbio sulla veridicità degli scrutini nei quali sono utilizzati i dispositivi per il voto elettronico. Tali macchine saranno utilizzate in numerose circoscrizioni francesi durante le elezioni presidenziali e legislative del 2007. Con il rischio di mettere in dubbio la legittimità dei nuovi eletti.

Ci si ricorda che l’elezione di George W. Bush alla presidenza degli Stati Uniti nel 2002 si rivelò fraudolenta.

Tra i metodi sistematici d’imbroglio allora messi a punto per garantirgli il potere, c’era stato l’utilizzo delle macchine elettorali. Si trattava d’invalidare una parte dei voti nei seggi abitualmente democratici, basandosi su “errori” della macchina. All’epoca una parte di questi strumenti era equipaggiata di un sistema meccanico di perforazione delle schede di cui il cattivo funzionamento assicurò la non elezione di Al Gore. In seguito, l’ex presidente Jimmy Carter, co-presidente della Commissione bipartisan sulla riforma delle procedure di scrutinio, dichiarò pubblicamente che gli elettori avevano in realtà scelto Al Gore.[1]

Dopo che le macchine erano state presentate come strumenti per incrementare la rapidità e l’affidabilità dei risultati, seguì un mese di agitazioni durante il quale nessuno sapeva chi fosse il nuovo presidente eletto. I candidati opponevano procedure su procedure, al fine di far ricontare manualmente i voti o, viceversa, per impedire questo riconteggio. Il risultato dell’elezione fu alla fine re-inviato in Corte suprema, controllata da giudici vicini a George Bush padre, che designarono senza sorpresa suo figlio come il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti. Grazie alla loro sistemazione, l’utilizzazione delle macchine aveva permesso la più grande frode elettorale della storia.[2]

A titolo di esempio, citiamo il Washington Post del 7 novembre 2000:

Una cosa molto strana è successa a Deborah Tannenbaum, che rappresentava il partito democratico nel seggio di Volusia durante questa notte d’elezione. Alle 22, aveva appena chiamato l’ufficio del comitato incaricato del conteggio e le avevano detto che Al Gore oltrepassava Bush di 83000 voti contro 62000. Ma quando consultò, mezz’ora più tardi, il sito Internet del comitato per un aggiornamento delle proprie cifre, scopriva un risultato sorprendente: il punteggio di Gore si era abbassato di 16000 voti.

L’errore veniva dal seggio 216 del comitato di Volusia, che conta 585 iscritti. La macchina per votare annunciava che 412 iscritti avevano appena votato, una percentuale abituale. Il problema è che la macchina annunciava che questi 412 votanti avevano espresso 2813 voti per George Bush, e 16022 voti negativi per Al Gore.

Sempre negli Stati Uniti, nel novembre 2003, nel comitato di Boome (Indiana), un computer elettorale registrò 144.000 voti quando non c’erano che 19.000 elettori. Nell’ottobre 2004, nel Dakota del Nord, le macchine per votare che codificavano con un “si” ed un “no” i codici a barre letti durante un referendum, davano entrambe come risultato un “no”.

Generalizzazione della frode elettorale

Questo sistema di frode fu rapidamente perfezionato dalla dotazione di computer elettorali a numerosi stati. Ad ogni scrutinio affluivano lamentele, ricorsi e domande d’annullamento. Durante le elezioni parlamentari di metà mandato, il 7 novembre 2006, l’ONG Votersunite ha recensito più di 250 incidenti attraverso il Paese. Il Congresso aveva pertanto dispensato più di tre miliardi di dollari per aggiornare gli equipaggiamenti, dopo i problemi di conteggio dei voti constatati nell’elezione presidenziale nel 2000.

Molti elementi sembrano, di fatto, mostrare che la principale utilità delle macchine da voto è quella di facilitare la frode elettorale. L’esempio dell’elezione del senatore repubblicano del Nebraska, Charles Hagel, è sintomatico.

La sua prima elezione al Senato, nel 1996, fece scalpore, tanto sconfessava i sondaggi che davano il suo avversario democratico di molto innanzi a lui. La spiegazione di quest’ elezione a sorpresa fu data parecchi anni dopo dal responsabile dell’ONG BlackBoxVoting, Bev Harris, che rivelò che prima di essere senatore, Charles Hagel era stato azionista, presidente e direttore del fabbricante di computer da voto ES&S. Questa società conta circa il 60% di schede degli Stati Uniti e costituisce uno dei tre marchi omologati in Francia.

Durante la sua elezione a sorpresa, i seggi della sua circoscrizione erano equipaggiati di computer elettorali… ES&S.

Davanti ad un esempio così flagrante di conflitto d’interessi tale da intaccare la legittimità dell’elezione, venne interessato il comitato etico del Senato. In una decisione che fece scandalo, finì per confermare il signor Hagel – che aveva acquisito un ruolo politico chiave poiché controllava potenzialmente l’elezione di più della metà degli eletti – nella sua funzione di senatore e, alfine di evitare la riedizione di questo genere di problema… modificò la regola, risolvendo in tal modo il conflitto d’interessi.

La superiorità dei computer elettorali sulle vecchie macchine elettorali a perforazione è dovuta incontestabilmente al fatto che la maggioranza di essi non permettono il riconto dei voti, poiché è tutto elettronico e non c’è scheda. Ciò evita delle lunghe battaglie giuridiche.

Una strana società dal nome di Votehere giocò tra l’altro un ruolo preponderante nell’installazione sistematica dei computer elettorali negli Stati Uniti. Malgrado sia una società di dimensioni modeste, dispensò per promuovere il voto elettronico più denaro di tutti e tre i fabbricanti di computer messi insieme, ES&S, Diebold e Sequoia. Il fatto che Robert Gates, sostituto di Donald Rumsfeld al posto di segretario alla difesa, sia stato uno dei direttori di Votehere accresce il sospetto legittimo contro i computer elettorali.

Ricordiamo che Robert Gates fu arruolato dalla CIA durante il corso dei suoi studi universitari e divenne un analista specializzato in “sovietologia”. Si barcamenò tra l’Agenzia ed il Consiglio di sicurezza nazionale fino a diventare, nel 1991, direttore della Cia: in seno all’agenzia organizzò e partecipò a numerose operazioni di manipolazione dell’opinione pubblica come l’erronea imputazione del tentato omicidio di Giovanni Paolo II al KGB attraverso la “filiale bulgara”. [3]

Nicolas Sarkozy autorizza i computer di voto in Francia

In Francia, il ministero dell’Interno, allora diretto da Nicolas Sarkozy, ha autorizzato l’utilizzo di computer per il voto con il decreto del 17 novembre 2003. I modelli abilitati sono il modello “ESF1” della Società Nedap-France elezione, il modello “iVotronic” della società ES&S Datamatique ed il modello “Point & Vote” della società Indra Sistemas SA. Questi sono stati utilizzati a partire dal 2004. Durante le elezioni europee, una quarantina di città li hanno utilizzati, tra cui Marsiglia, Nizza, Dijon, Rennes e Grenoble. Durante l’elezione presidenziale del 2007, 82 città sono ricorse ai computer elettorali, il che significa 1,5 milioni di elettori.

Ciononostante, l’arrivo in Francia dei computer per votare si basa su un’interpretazione controversa del termine “macchina per votare”, introdotto nel codice elettorale nel 1969, epoca dove i computer non esistevano e dove questo temine designava una macchina meccanica che le autorità cercavano di mettere a punto per ridurre il tasso di frode elettorale in Corsica. L’affidabilità di questa macchina, in cui non interveniva nessun elemento elettronico, era ben lungi da quella degli attuali computer per votare.

Numerosi studi condotti da alcuni informatici, o con il loro aiuto, si sono posti la questione di sapere se l’utilizzo del voto elettronico fosse neutro e se esso poteva introdurre degli espedienti contrari ai criteri di sincerità, confidenza, trasparenza, unicità ed anonimato di scrutinio.
Gli studi indipendenti si concludono tutti con la pronuncia di serie riserve.

Nel settembre 2006, il dipartimento informatico della prestigiosa università di Princeton ha, per esempio, reso pubblico uno studio sulla sicurezza delle macchine per votare. I ricercatori hanno analizzato una delle macchine presente negli uffici di voto negli USA, la Diebold Accuvote-TS.

Le loro conclusioni sono, sui punti principali, estrapolabili all’insieme dei computer elettorali presenti sul mercato elettorale, dato le similitudini del loro funzionamento.

Secondo il professor Felten, membro del laboratorio, le sfide tecniche necessarie per rendere affidabile il voto elettronico sono “molto difficili, quasi impossibile da rilevare.”
Lo studio afferma “alla luce delle procedure reali di elezione, l’analisi della macchina mostra che è vulnerabile ad attacchi molto gravi. Per esempio, una persona che ottiene un accesso fisico, anche per un solo minuto, alla macchina, ci può installare un programma pirata; un tale programma può rubare i voti in modo irrilevabile, modificare le registrazioni, diari e contatori in modo tale che siano in accordo con i falsi risultati che ha appena creato.
Una tale persona male intenzionata può anche creare un programma che si espanda silenziosamente ed automaticamente durante il normale corso delle attività elettorali, un virus da voto. Abbiamo proceduto a delle dimostrazioni di questi attacchi nel nostro laboratorio
.”

Il programma pirata può essere installato bene anche da un semplice impiegato del fabbricante, dal venditore o affittuario, dal trasportatore o da qualunque persona che abbia accesso al luogo di stoccaggio delle macchine o a queste stesse macchine il giorno del voto.

Nel caso che figura precedentemente, è facile fare in modo che il programma pirata installato sulla macchina rubi voti ad uno dei candidati per darli all’altro, senza che questo sia rilevabile o che si possano ricontare di nuovo le schede. Non ci sarebbe così alcun mezzo per rilevare la frode elettorale.

Allo stesso modo, si può facilmente programmare il computer affinché suddivida i voti a profitto di un partito piuttosto che ad un candidato, che trucchi i voti solo su alcune elezioni, che assicuri una certa percentuale finale o, al contrario, che rubi una certa percentuale di voti avversi e così di seguito.

Il conteggio dei voti si farà correttamente, il totale dei voti espressi si farà correttamente, così i diari interni della macchina di modo che i contatori risultino in accordo con i risultati annunciati, ma i risultati saranno fraudolenti.

Secondo lo studio, le lacune della macchina “scalzano l’affidabilità e la credibilità delle elezioni in cui è utilizzata. I ricercatori d’informatica si sono sempre mostrati scettici verso i sistemi di voto tipo Direct Recording Electronic ( DRE, il tipo di computer per votare presenti in Francia), che sono essenzialmente costituiti da computer personali su cui girano dei programmi concepiti per le elezioni. L’esperienza di ogni sorta di sistema informatico mostra che è estremamente difficile garantire l’affidabilità e la sicurezza dei programmi complessi o per rilevare e diagnosticare i problemi quando accadono. Pertanto i DRE si fondano sul funzionamento corretto e protetto dei programmi complessi. Per dirla in modo semplice, numerosi ricercatori in informatica dubitano che i computer per votare senza stampa simultanea possano essere affidabili e sicuri. E si aspettano che le lacune di tali sistemi restino irrilevabili.

La procedura di voto con un computer di cui il risultato è inverificabile e che è interamente controllato da un’impresa privata può essere rappresentata con un’analogia: bisogna immaginare che il voto avvenga secondo la procedura abituale con l’aiuto di schede, ma che lo spoglio delle schede sia realizzato da un’impresa privata che porti via le schede stesse, senza che qualcuno possa controllare questo spoglio, e che sia impossibile ottenere le schede per effettuare una verifica.

Ciò può essere considerato come una confisca del controllo del voto che sfugge ai cittadini per essere affidato ad un’impresa privata.

Opposizione della popolazione

In Francia, allarmata dalle associazioni, dagli informatici e da un documentario video recante la dimostrazione di una frode, la maggior parte della popolazione è molto contraria all’utilizzo dei computer per votare. A titolo d’esempio, una petizione che chiedeva l’abbandono delle macchine ha raccolto in qualche settimana più di 80000 firme.

Il 22 aprile 2007, il primo turno dell’elezione presidenziale non ha rassicurato gli elettori: mentre i computer elettorali sono presentati come facilitanti le elezioni, numerosi elettori sono stati costretti a fare lunghe code davanti le macchine, e certi uffici sono stati obbligati a chiudere dopo l’ora legale per le difficoltà incontrate; mentre i computer sono presentati come apportanti più garanzie che le urne trasparenti tradizionali, numerose persone hanno dovuto farsi aiutare nell’espressione stessa del voto, rimettendo in questione la segretezza del voto. Senza parlare delle differenze constatate tra i voti espresse dalla macchina e gli iscritti votanti…

Sono stati sollevati altri problemi. Essi concernono le omologazioni delle macchine presentate nei seggi di voto. Dietro la pressione delle associazioni e dell’opposizione, ES&S ha dovuto rimpiazzare con urgenza, a tre giorni dallo scrutinio, la quasi totalità delle sue macchine, manifestamente non conformi all’omologazione del ministero dell’Interno. Il programma installato nei computer era del gennaio 2007, data posteriore all’omologazione. Questa differenza tra programma autorizzato e software installato lasciava aperta la porta ad ogni interpretazione.

I computer Nedap (France election) che rappresentano l’80 % delle macchine presenti negli uffici elettorali, hanno un altro problema. Non sono equipaggiati di orologio interno, come ne attesta il sito Internet di France election. [4] Ora il decreto del 17 novembre stabilisce tra le esigenze di concezione delle macchine, che posseggano un orologio interno.

Esigenza 46: la macchina per votare deve comprendere un orologio interno che permetta di datare i diversi eventi e resoconti memorizzati nel corso dello scrutinio. I dati ora-minuto-secondo devono poter essere aggiustati dai membri del seggio elettorale prima dell’apertura dello scrutinio. Un dispositivo complementare, interno alla macchina, deve permettere di registrare e datare tutti gli eventi, si tratti di azioni effettuate durante o fuori scrutinio, al fine di mantenere una traccia di ogni intervento sulla macchina e di verificarne l’imputabilità in caso di controllo o contenzioso“.

Anche in questo caso, questi computer elettorali non sono dunque conformi all’omologazione e non dovrebbero essere utilizzati durante le elezioni presidenziali in Francia. Essi sono invece in dotazione in 1500 seggi elettorali, in 70 città.

Tutti i ricorsi depositati presso il tribunale amministrativo, precedenti il primo turno elettorale per l’elezione presidenziale, sono stati rigettati.
Intervistato da Le Monde Diplomatique, Gilles Guglielmi, professore di diritto pubblico a Parigi II, analizza:” Il tribunale dice: l’irregolarità esiste ma vista l’urgenza, non è sufficientemente importante che al mio livello regoli il problema“.
Ora, spiega Gilles Guglielmi, questo vuol dire: “E’ troppo complicato per me, questo oltrepassa la competenza territoriale di Boulogne o d’ Issy, è meglio che sia il Consiglio di Stato che affronti il problema.
Di fatto, stima il professore, “si tratta quasi di un’incitazione a fare ricorso“.

Per le elezioni presidenziali e legislative del 2007, 1,5 milioni di elettori voteranno su un computer.
Visti i dubbi espressi dagli informatici ed i problemi di conformità per il codice elettorale delle macchine, i partiti politici democratici e singolarmente i candidati, se non vogliono essere sospettati di frode, dovrebbero riflettere su come sospendere l’utilizzo dei computer per il voto in Francia.

Note:
[1] « Jimmy Carter déclare qu’Albert Gore a été élu président des États-Unis en 2000 », Réseau Voltaire, 27 septembre 2005.
[2] Démocratie-Business, par Greg Palast, Éditions Timeli, 2006.
[3] Voir l’article « L’OTAN : du Gladio aux vols secrets de la CIA », par Ossama Lotfy, Voltaire, 24 avril 2007.
[4] « Questions/Réponses », La machine à voter Nedap, alinéa 9, mars 2007, Grégoire REYNS, France Election.

fonte: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3420

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