…possibili strumenti di valorizzazione della biodiversità animale…

Riporto di seguito un articolo pubblicato su Agriregionieuropa, giornale online scientifico-divulgativo. L’articolo completo è consultabile cliccando qui.

La parola biodiversità indica la diversità biologica di un ambiente, intesa come numero di specie animali e vegetali differenti. La natura della biodiversità, fortemente legata a valori eterogenei (economici, ambientali e socio-culturali), rende tale risorsa funzionale allo sviluppo. Una sua corretta valutazione, tanto dal punto di vista genetico che da quello economico, dovrebbe essere preliminare a qualsiasi progetto di valorizzazione delle risorse genetiche animali nel contesto locale.
In Puglia, ove sono presenti numerose razze autoctone, la biodiversità assume un carattere rilevante e la sua tutela potrà rappresentare un possibile obiettivo delle future programmazioni di sviluppo locale. Le politiche di sostegno, a livello comunitario, nazionale e regionale, favoriscono la salvaguardia delle risorse locali con strumenti sempre più precisi e puntuali. Tuttavia, una corretta progettazione di piani di salvaguardia e sviluppo delle risorse genetiche animali dovrebbe comprendere in prima istanza una valutazione del valore delle risorse in oggetto, e successivamente una stima comparativa dei possibili interventi per verificare la convenienza ad intraprendere lo sforzo per recuperare il patrimonio genetico.

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Dalla breve analisi degli strumenti analitici di supporto alla gestione delle risorse genetiche animali emerge, senza dubbio, la notevole complessità della valutazione e successiva tutela della biodiversità animale. Peraltro, tale obiettivo è ormai inscindibile da quelli a cui mira lo sviluppo sostenibile del territorio rurale.
La presente relazione è quindi uno spunto di riflessione per esperti e policy maker su alcuni dei numerosi aspetti da considerare nella pianificazione dello sviluppo locale. La situazione pugliese è molto esemplificativa per comprendere che la semplice osservazione del numero di capi, o una cieca rincorsa alla salvaguardia di razze “geneticamente già estinte” (quale potrebbe risultare la pecora Altamurana o ancor più l’Asino di Martina Franca), si tradurrebbe in uno sperpero di risorse.
Nonostante questi “pericoli” è doveroso concentrare parte degli sforzi politici in studi volti a comprendere il patrimonio genetico delle razze autoctone e pianificare corretti piani di salvaguardia e tutela realizzabili anzitutto da un punto di vista genetico e successivamente da quello economico-politico.

Fonte: http://agriregionieuropa.univpm.it/dettart.php?id_articolo=270

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