Il petrolio iracheno finisce (segretamente) in Arabia Saudita?

C’è un mistero che aleggia attorno al petrolio iracheno. E qualcuno si è preso la briga di andare ad investigare.

L’hanno chiamato “Il mistero dei misuratori scomparsi”, e il giallo si svolge in quel di Bassora. Come forse sapete, nel sud dell’Iraq spariscono ben 500.000 barili di petrolio al giorno. Svaniscono nel nulla, si dice venduti al mercato nero da “misteriosi” trafficanti che operano nell’indifferenza o meglio con la complicità delle istituzioni locali.

In una zona come l’Iraq, non c’è purtroppo da stupirsi che avvengano tali traffici. Ma andando ad approfondire, si scopre che le complicità salgono di livello e vanno ben oltre l’assessore che prende la mazzetta. Dovete sapere che negli oleodotti esistono (e mi pare anche ovvio) dei sistemi di misurazione che rendono possibile il quantificare da una parte quanto petrolio viene immesso dai giacimenti, e quanto ne viene pompato nelle petroliere dall’altro capo, al terminal.

Ebbene, mentre soldati inglesi armati fino ai denti sono lì a controllare il petrolio nel porto di Bassora, sotto il loro naso miliardi di dollari di greggio vengono sottratti clandestinamente per il semplice motivo che il meter non funziona. Non si sa quanto petrolio viaggi nell’oleodotto. Il meter è rotto. Rotto! Ed è rotto dal lontano 2003, da quando è cominciata la guerra. Sarà un oggetto di altissima tecnologia, delicatissimi apparati elettronici impossibili da mantenere in esercizio in quel contesto, verrebbe da pensare.

Invece no. I meter vengono assemblati, calibrati e montati in loco, quindi il lavoro è sì impegnativo e richiede circa un anno, ma poi funzionano che è una bellezza. Qualcuno ha il compito di tale manutenzione? Certo che sì, ed indovinate di chi si tratta? Bravi: di Halliburton. Da quattro anni la Halliburton non riesce a far funzionare i meter.

E perché? Qui subentrano i malpensanti. Parleremo presto della situazione petrolifera dell’Arabia Saudita (nel frattempo leggetevi Bardi), in grave depletion, e questo articolo ipotizza, con dovizia di particolari, che il petrolio che scompare dall’Iraq sia deviato verso l’Arabia per mascherarne il declino.

Ecco il procedimento ipotizzato:

– L’Iraq viene invaso e il Ministero del Petrolio messo in sicurezza;
– I meters dei giacimenti del sud sabotati, e mantenuti fuori uso, in modo che non si possa quantificare il petrolio mancante;
– Il petrolio è diretto verso la pipeline IPSA, riparata dai sauditi proprio appena prima dell’invasione, ed entra in Arabia Saudita;
РDato che il petrolio iracheno ̬ chimicamente differente da quello arabo, ̬ ipotizzabile che venga diretto alle raffinerie arabe per soddisfare la domanda interna, mentre il Light Crude saudita interamente usato per le esportazioni.
– Il volume di 1,7 milioni di barili dell’oleodotto IPSA e l’aumento della produzione saudita dell’inizio del 2004 rispondono perfettamente all’ipotesi;
– Tutta l’operazione stava procedendo benissimo, se non che il declino saudita trascende ogni aspettativa e comincia a smascherare il plot.

Insomma, l’articolo ipotizza che si rubi petrolio iracheno per trasferirlo in Arabia Saudita, proprio a causa del picco. Ipotesi azzardata? Fantascientifica? Voi che ne pensate?

fonte: petrolio

articolo: Il petrolio iracheno finisce (segretamente) in Arabia Saudita?

This entry was posted in economia, truffe and tagged , . Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *