parla un ex-marine di ritorno dall'Iraq

Testimonianza di Jimmy Massey, un ex Marine statunitense di ritorno dall’Iraq

Per più di dodici anni il sergente Jimmy Massey è stato un Marine dai nervi d’acciaio e il cuore di pietra. È stato inviato in Iraq dove ha partecipato a varie atrocità prima di aprire gli occhi e lottare contro la politica bellicista del suo paese. Oggi anima l’associazione dei veterani dell’Iraq contro la guerra.

“Ho 32 anni e sono un assassino psicopatico ben addestrato. Tutto quello che so fare è vendere ai giovani l’idea di arruolarsi nei Marine e uccidere. Non riesco a tenermi un lavoro. Per me i civili sono persone da disprezzare, ritardati mentali, deboli, un gregge di pecore. Ed io sono il cane da pastore. Il predatore. Nell’esercito mi chiamavano ‘Jimmy lo squalo’.”

riporto di seguito solo alcuni stralci della traduzione dell’intervista di Rosa Miriam Elizalde a Jimmy Massey;

Rosa Miriam Elizalde: Perché ha affermato di aver incontrato tra i Marine i peggiori individui che ha mai conosciuto?

Jimmy Massey: Gli Stati Uniti utilizzano i Marine in due modi: nelle missioni umanitarie e per ammazzare. Io ho passato dodici anni nel Corpo dei Marine degli Stati Uniti e non sono mai partito per missioni umanitarie.

Rosa Miriam Elizalde: Il Pentagono ha ridotto le condizioni richieste per entrare nell’esercito. Che significa tutto ciò?

Jimmy Massey: Gli standard di reclutamento si sono ridotti di molto perché quasi nessuno vuole arruolarsi. Avere problemi con la giustizia o di salute mentale non costituisce più un ostacolo. Persone che hanno commesso atti costati più di un anno di prigione, delitti seri, possono entrare nell’esercito, lo stesso vale per i giovani che non hanno terminato gli studi secondari. Se passano il test psicologico sono ammessi.

Jimmy Massey: In Iraq, dove sono arrivato nel marzo del 2003. Il mio plotone era stato inviato sui luoghi occupati precedentemente dall’esercito iracheno. Lì abbiamo travato migliaia e migliaia di munizioni in casse etichettate negli Stati Uniti. Si trovavano lì da quando gli Stati Uniti avevano deciso di aiutare il governo di Saddam nella lotta contro l’Iraq. Ho visto casse e addirittura carri armati con la bandiera statunitense. I miei marine –ero sergente di categoria E6, superiore di un grado al semplice sergente, e comandavo 45 Marine-, i miei uomini mi domandarono perché ci fossero munizioni statunitensi in Iraq. Non capivano. I rapporti della CIA ci avevano convinti che Salmon Pac era un campo di terroristi e che vi avremmo trovato armi chimiche e biologiche. Ma non abbiamo trovato nulla di tutto questo. E’ stato in quel momento che ho cominciato a sospettare che ci avessero mandati lì per il petrolio.

Siamo arrivati nel gennaio 2003. I veicoli erano pieni di cibo e medicine. Ho domandato al luogotenente cosa dovessimo fare, perché con tutte quelle provviste a bordo non c’era quasi più spazio per noi. Mi rispose che il capitano gli aveva ordinato di lasciare tutto in Kuwait. Poco dopo abbiamo avuto l’ordine di bruciare tutto, tutti i viveri e le medicine.

Rosa Miriam Elizalde: Ha delle foto o altri documenti che provino ciò che dice?

Jimmy Massey: No, tutto ciò che avevo mi è stato requisito quando ho avuto l’ordine di rientrare negli Stati Uniti. Sono tornato dall’Iraq con due armi: la mia testa e un coltello.

Rosa Miriam Elizalde: Secondo lei c’è un modo per fermare la guerra a breve?

Jimmy Massey: No, da quello che vedo, visto che repubblicani e democratici sono d’accordo su questa politica. La guerra è un affare enorme per i due partiti che dipendono dai complessi industriali e militari. Avremmo bisogno di un terzo partito.

Rosa Miriam Elizalde: Ha anche denunciato l’uso di uranio impoverito…

Jimmy Massey: Ho 35 anni e la mia capacità polmonare si è ridotta del 20%. Secondo i medici soffro di una malattia degenerativa della colonna vertebrale che comporta stanchezza cronica e dolori ai tendini. Una volta mi piaceva correre tutti i giorni per dieci chilometri, ed ora riesco a stento a camminare per cinque o sei chilometri. Ho anche paura di avere dei figli. Ho infiammazioni al viso. Guardi questa foto (mi mostra quella che c’è sul suo cartellino del Salone del libro), me l’hanno scattata subito dopo il mio ritorno dall’Iraq. Sembro una creatura di Frankestein e questo è dovuto all’uranio impoverito. Immagini ciò che gli iracheni hanno dovuto patire

l’intervista completa la trovate su : testimonianza di un ex-marine di ritorno dall’Iraq

oppure su ComeDonChisciotte

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