Reddito universale anziché sussidi. L’esempio svizzero

2500 franchi (1931 euro) al mese per tutti, potrebbero risolvere i problemi del finanziamento dello stato sociale. Due noti economisti, Thomas Straubhaar e Klaus Wellershoff, ridanno linfa a una vecchia idea, e auspicano l’introduzione di un reddito minimo d’esistenza.

Cosa accadrebbe se, da aprile, tutti i cittadini svizzeri ricevessero dallo Stato 2000 o 2500 franchi al mese (1545/1931 euro) senza contropartita? Diverrebbero tutti dei fannulloni o continuerebbero ad andare al lavoro -in quanto appartenenti ai 4 milioni e 618 mila persone attive e non ai 210.000 disoccupati, ai 230.000 fruitori di sussidi sociali, ai 460.000 percettori d’assegno d’invalidità?
La maggioranza delle persone interpellate risponde che ovviamente continuerebbe a lavorare, invece quelli -sguardo eloquente puntato al bar di fronte, all’ufficio regionale del lavoro o al parco pubblico- QUELLI non alzerebbero più un dito in vita loro, ci puoi scommettere. “E’ la diversa percezione del micro- e macrocosmo. La gente considera il turco Alì vicino di casa una persona simpatica e gentile, ma parla male dei turchi in quanto gruppo straniero”, spiega Thomas Straubhaar, docente di Economia all’Università di Amburgo e direttore dell’Istituto di economia mondiale di Amburgo (HWWI).

Un’idea d’origine liberale
Il professore svizzero, che da quasi vent’anni vive e lavora nel Nord della Germania, è noto come pensatore economico liberale. E proprio lui si batte perché a ognuno sia garantita l’esistenza minima da una somma mensile, a prescindere da età, professione, entrate, stato sociale, sesso, salute, istruzione. “E’ una delle idee più ultraliberali che si possano immaginare. Non è un caso che l’economista Milton Friedman l’approvasse, per far sì che le agevolazioni non siano distribuite in modo paternalistico e in base a criteri arbitrari”, spiega Straubhaar. Se già si devono erogare sovvenzioni, il sistema di trasferirli dovrebbe essere il più possibile efficiente, trasparente ed equo.
Efficienza, trasparenza, equità è quanto promette la bozza Grundeinkommen (reddito di base, o di cittadinanza, o universale, o minimo di esistenza, ndr) visto che i sistemi pensionistici, costretti ad adeguarsi all’invecchiamento della popolazione, appaiono ormai obsoleti e burocratizzati, così come le indennità di disoccupazione e i relativi uffici preposti. Il reddito di base renderebbe inutili gli enti sociali.
Il potenziale risparmio sarebbe enorme. Nel 2007, la spesa sociale in Svizzera copriva il 27,3% del prodotto interno lordo secondo l’Ufficio federale di statistica. “Il deficit del sistema sociale odierno, divenuto così complesso che una decisione oculata sull’individuo non è quasi più possibile, verrebbero cancellati di colpo dal reddito di base”, dice Klaus Wellershoff, economista e consulente aziendale. Il 19 marzo parteciperà al congresso di Zurigo su questo tema, intitolato “Die neue Schweiz-ein Kulturimpuls” (La nuova Svizzera-un impulso culturale) -il primo nel Paese.
“Un reddito universale non potrà risolvere i problemi in una volta sola. Ma vogliamo fare piazza pulita di tutti gli errori”, chiarisce Christian Mueller, co-promotore del congresso, i cui 600 posti destinati al pubblico sono stati assegnati in pochi giorni. Tra gli errori s’intende la stigmatizzazione e l’emarginazione di tutte le persone che non partecipano più al processo lavorativo.

Libertà per spinte innovative
Il reddito minimo di esistenza darebbe agli individui la libertà di fare ciò che desiderano davvero: scrivere un libro, assistere la nonna, inventare un gioco nuovo per computer. “Diventerebbe più facile per ciascuno di noi muoverci nella società“, ritiene anche Klaus Wellershoff, giacché “per il solo fatto di poterci liberare dalla burocrazia e dalla scarsa trasparenza, acquisiremmo tempo e chiarezza”. Il potenziale sociale e creativo liberato non è valutabile, ma ce lo possiamo figurare: sarebbe grande, e imprimerebbe un enorme impulso alla congiuntura economica.
La cosa più difficile da valutare sono le conseguenze sul mercato del lavoro. Appare chiaro, però, che per la fascia più alta cambierebbe poco. “Per chi guadagna bene, il reddito di base sarebbe irrilevante, in fondo niente di più di una riforma fiscale”, ritiene Straubhaar, poiché “se da professore ottengo il reddito di base, l’aliquota fiscale aumenta e altrettanto l’imponibile lordo. Tutto sommato, il mio reddito netto rimarrebbe uguale”. Il costo per le attività che richiedono poca qualificazione dovrebbe invece salire per far sì che qualcuno le svolga comunque. Addetti ai servizi igienici, lavandaie e custodi guadagnerebbero più di oggi.
Molti studi sulla motivazione al lavoro indicano che, accanto all’incentivo del guadagno, nel lavoro esistono numerose attrattive intrinseche come i contatti sociali e la stima altrui, la gioia di lavorare, l’autorealizzazione. Dove però c’è un punto, sotto il quale c’è da aspettarsi l’effetto-impulso negativo e la motivazione al lavoro scompare. In Germania la soglia sarebbe attorno ai 1500 euro, in Svizzera 2500 franchi.

Iniziativa popolare
Il congresso sul reddito universale del prossimo sabato avvia la campagna per l’iniziativa popolare sul tema, che dovrebbe essere lanciata nell’estate 2012, voluta da diversi attori tra enti, agenzie e fondazioni. Negli ultimi anni sono sorte in tutto il mondo svariate iniziative e associazioni per il reddito di base, la maggiore delle quali è la rete internazionale BIEN (Basic Income Earth Network).

(articolo di di Sandra Willmeroth pubblicato sul quotidiano Neue Zuercher Zeitung am Sonntag del 13-03-2011. Traduzione di Rosa a Marca)

fonte: ADUC – Reddito universale anziche’ sussidi. L’esempio svizzero

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